Agricoltura trentina, l'ondata di freddo primaverile e l'incubo delle gelate di aprile: ecco le contromisure
L'alleanza tra fondazione Mach e contadini per salvare i frutteti in questi giorni delicati. Le piante sono in uno stato di avanzata fioritura e si rischia di compromettere il raccolto. I meli vengono difesi con gli impianti antibrina, nei terreni con ciliegi c'è chi aziona candele e stufette per alzare la temperatura
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TRENTO. «No, non potevamo starcene a casa. Alle due di notte eravamo qui, tra i nostri meleti. Pronti a far funzionare gli impianti antibrina. Per fortuna non è stato necessario».
Oreste e Alessandro Tamanini, padre e figlio, sono al lavoro nei terreni della loro azienda agricola, a Mattarello. Li incontriamo di buon mattino, quando il sole inizia a riscaldare. Un bel sole, gentile, che allontana i pensieri cattivi.
Sì, perché per i contadini di tutto il Trentino (e con loro i colleghi di tutto il Nord Italia) questi sono giorni nei quali ci si può anche lasciar andare a qualche pensiero cattivo.
Si rischia di non essere ottimisti, anche se il contadino ottimista deve esserlo per forza, perché sono troppe le variabili che potrebbero andare male e mettere a rischio il raccolto: meglio non pensarci e lavorare.
Ma questi sono giorni davvero delicati. Forse i più delicati dell'anno, per gli agricoltori di mele e ciliegie. Le piante, infatti, sono in uno stato di avanzata fioritura e le gelate notturne rischiano di compromettere il raccolto non solo per questa stagione, ma anche per le prossime. Per questo i contadini non dormono sonni tranquilli, perché sanno che il duro lavoro può essere cancellato da un eccessivo abbassamento delle temperature.
Sono due i motivi critici, quest'anno: la fioritura è arrivata in anticipo (il 2023 è uno degli anni più precoci del passato recente, assieme al 1990 e al 2017) e quindi le piante sono particolarmente esposte nel caso di ritorno del freddo; e poi c'è il problema dell'acqua, perché la siccità costringe i contadini ad un uso ancora più parsimonioso di un bene così prezioso.
Quindi diventa fondamentale avere chiaro il quadro delle temperature e, se necessario, intervenire: i meli vengono difesi azionando gli impianti antibrina, che di fatto gelano i fiori e tutto il resto. E l'acqua, nel trasferimento dallo stato liquido a quello solido, trasferisce calore alle piante e offre un ristoro che può rilevarsi fondamentale.
In alcuni terreni che ospitano i ciliegi, invece, vengono azionate le candele e le stufette, che permettono di innalzare di qualche grado la temperatura nel frutteto nel corso della gelata.
La Fondazione Edmund Mach offre vari servizi agli agricoltori per gestire al meglio il fenomeno delle gelate. Gli utenti che aderiscono ai servizi della Fem possono verificare in tempo reale le condizioni atmosferiche di tre stazioni scelte (le centraline utili per controllare le gelate sono quaranta in Trentino): vengono fornite le informazioni sul vento e sulle temperature a due metri di altezza e a 50 centimetri, oltre alla temperatura a bulbo bagnato.
I dati sono aggiornati ogni 2 minuti e vengono fornite anche delle tabelle con la previsione della temperatura minima notturna dellle varie località tramite un modello matematico.
La Fondazione Mach fornisce ai frutticoltori i servizi che prevedono le allerte via sms e in rete, con il bollettino di Meteotrentino sulla previsione delle gelate e gli sms di allarme e notifica sull'App MeteoFem inviati direttamente dalle 40 stazioni meteo al superamento della soglia di temperatura critica, stabilita dai tecnici in base alla fase fenologica di melo e ciliegio.
Lodovico Delaiti si occupa per la Fondazione Mach di fissare i parametri che, se vengono superati, fanno scattare l'allerta: in aprile la situazione pericolosa entra in vigore quando la temperatura scende fino agli zero gradi, una «quota» che è molto pericolosa in questo momento di fioritura. Per tutto aprile non si cambierà: gli zero gradi sono la soglia che dovrà far scattare l'«alert» per i contadini.
Ma attenzione: la scelta finale di azionare gli impianti spetta sempre ai contadini, non esiste alcun meccanismo automatico.
Fino a qualche settimana fa (quando cioè la pianta era nello stato che i tecnici chiamano «orecchie di topo», cioè lo stadio fenologico in cui le gemme sono appena schiuse) l'abbassamento delle temperature non destava eccessiva preoccupazione, ma ora le piante sono più esposte.Nella notte tra lunedì e martedì le temperature sono scese sotto lo zero in diverse località (a Pietramurata anche a meno cinque), ma per fortuna non c'è stato bisogno di irrigare, grazie al vento che si è fatto sentire nei giorni scorsi.
Solo dopo Pasqua si potrà tornare a respirare, perché le temperature notturne dovrebbero alzarsi di nuovo.
Oggi ogni agricoltore ha lo smartphone in tasca, che lo aiuta a salvaguardare i propri terreni dalle avversità, anche se negli ultimi due anni l'avversità maggiore sembra essere legata all'acqua: è evidente che la stagione calda porterà con sé diversi problemi. Ma per il freddo le avvertenze non mancano di certo.
Sono lontani i tempi nei quali i contadini organizzavano le «ronde» a coppie nei campi per controllare le temperature: una volta rientrati a casa si telefonava ad altri due agricoltori, che avevano lo stesso compito fino a quando venivano avvisati tutti.
Nel caso di allarme grave, si andava in paese e si faceva suonare la sirena dei vigili del fuoco.Il Trentino e l'Alto Adige sono all'avanguardia, come spiega lo stesso Delaiti: «Gli agricoltori hanno a disposizione una serie di informazioni molto approfondite - spiega il tecnico della Fondazione Mach - La fioritura del melo è in anticipo di 10-12 giorni rispetto alla media degli anni scorsi e di una settimana rispetto al 2022. Ci preoccupa l'abbassamento delle falde: le pompe dei contadini arrivano fino a sei metri e mezzo e questo potrebbe non essere sufficiente. E se tutti gli impianti della Valle dell'Adige dovessero aprire in contemporanea, potrebbero esseci dei problema».
A Mattarello gli impianti antibrina sono entrati in funzione già una volta, la settimana scorsa.
Oreste Tamanini ci conferma che far partire l'irrigazione non è certo una scelta che viene presa alla leggera: «Vogliamo risparmiare acqua e non spendere troppo sul gasolio, il cui costo è aumentato nell'ultimo anno, come sappiamo bene. Diventa fondamentale anche un grado o in più o in meno, oppure l'orario di partenza dell'irrigazione, visto che al sorgere del sole in ogni caso devi smettere. E poi partire tutti insieme è fondamentale: più il territorio è coperto meglio è, in caso di emergenze».E poi si riprende a lavorare, perché la terra ha sempre bisogno di una grande attenzione. Gelo o non gelo.