Città / L’incidente

Sorelle ultrasettantenni si scontrano in auto. Gli agenti: colpa dell'alcol

Le auto che si sono scontrate erano guidate da due donne. Non si erano fatte male ma una in particolare appariva in difficoltà: camminava barcollando e, mentre gli agenti le facevano qualche domanda sulla dinamica, per rimanere in equilibrio aveva dovuto reggersi alla portiera

TRENTO. Che si trattasse di un incidente anomalo, gli agenti lo hanno intuito subito: le auto che si sono scontrate erano guidate da due sorelle, entrambe ultrasettantenni. Non si erano fatte male, fortunatamente, ma una in particolare appariva in difficoltà: camminava barcollando e, mentre gli agenti le facevano qualche domanda sulla dinamica, per rimanere in equilibrio aveva dovuto reggersi alla portiera. Inoltre, parlando, emanava odore di alcol. Non era stata sottoposta ad etilometro, ma per la sintomatologia le è stata contestata comunque la guida in stato di alterazione alcolica, mentre la vettura che guidava (e che apparteneva ad un'amica) era risultata priva di assicurazione e dunque subito posta sotto sequestro.

Ora, a quasi tre anni dall'episodio, il giudice ha accolto il ricorso che l'automobilista aveva presentato perché la violazione non le era stata contestata nell'immediatezza. L'incidente era avvenuto a Pergine il 30 maggio 2020. La polizia locale dell'Alta Valsugana era intervenuta su segnalazione di alcuni cittadini che avevano visto le auto ferme a bordo strada. Una vettura non era marciante. Le due sorelle, condudenti dei mezzi incidentati, hanno raccontato che stavano rientrando nella loro abitazione dopo una festa a casa di un'amica. La maggiore delle due donne ha subito manifestato un comportamento quanto meno singolare. Non solo faticava a reggersi in piedi: in attesa che gli agenti terminassero gli accertamenti, si è seduta in auto e subito assopita.

Aveva freddo e gli agenti le hanno fornito una coperta. Assistendo alla scena, un medico di passaggio si era offerto di prestare aiuto. È stata chiamata anche la guardia medica per una valutazione dello stato di salute della donna: i parametri erano regolari, come riportato nella relazione in cui la paziente veniva descritta come «apparentemente ubriaca». Ad ulteriore prova dell'alterazione, la donna era uscita dall'auto scalza chiedendo dove fossero le scarpe, da lei stessa lasciate nell'abitacolo. «Non era evidentemente in grado di sottoporsi a prova alcolimetrica» hanno evidenziato gli agenti della polizia locale, accertando lo stato di ebbrezza su base sintomatica (difficoltà di deambulazione, alito alcolico, letargia), dunque senza utilizzo dell'alcoltest. La sanzione si è limitata all'ipotesi meno grave fra quelle previste dall'articolo 186 del Codice della strada, ossia con tasso alcolemico superiore a 0,50 e inferiore a 0,80 grammi per litro.

La donna ha presentato ricorso contro la multa contestando la mancanza dell'accertamento medico-sanitario e della prova dell'etilometro, e la tardiva contestazione della violazione. Il giudice di pace ha accolto l'opposizione, evidenziando che la relazione medica attestava che la paziente era solo «apparentemente ubriaca». Inoltre, il caso in questione non rientra fra quelli in cui non è necessaria la contestazione immediata e «in ogni caso nel verbale impugnato non vi è traccia di alcun motivo che abbia reso impossibile la contestazione immediata». Il ricorso è stato accolto e il verbale annullato, mentre la polizia locale dell'Alta Valsugana dovrà rifondere alla automobilista le spese processuali, pari a circa 150 euro.

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