“Chiedere aiuto nei momenti di difficoltà appare quasi fuori luogo”: la testimonianza di Giacomo, dopo un lutto in famiglia
Il racconto di un partecipante a un gruppo di auto mutuo aiuto dell’associazione Ama per affrontare l’elaborazione di una perdita: “Nella nostra società, seppur piena di rumori, informazioni e distrazioni, ci troviamo sempre più isolati. Il gruppo ti accoglie, ti aiuta a uscire dai rumori inutili”
TRENTO. “Nella nostra società, seppur piena di rumori, informazioni e distrazioni, ci troviamo sempre più isolati e chiedere aiuto nei momenti di difficoltà appare quasi fuori luogo. Eppure se ci prendiamo un momento per noi stessi sentiamo forte il bisogno di essere ascoltati e compresi”.
È così che inizia il racconto di Giacomo (nome di fantasia), membro di un gruppo di auto mutuo aiuto dell’associazione Ama, dopo aver vissuto un grave lutto che ha colpito la sua famiglia.
“Non nascondo che al primo approccio avevo qualche esitazione e timore: per me era una cosa sconosciuta – racconta Giacomo – Ma poi, già durante il primo incontro, mi sono sentito accolto e in qualche modo protetto e ascoltato. Nel tempo sono riuscito a intraprendere un nuovo percorso che mi sta aiutando a comprendere e a elaborare il dolore della perdita. Il gruppo ti accoglie, ti aiuta a uscire dai rumori inutili, dalle frasi fatte, dalla banalità delle risposte”.
Dalla dipendenza dal gioco agli hikikomori, giovani isolati dal mondo, rinchiusi in casa. Ma ancora, il lutto come un’esperienza collettiva. Sono tanti i temi affrontati nei momenti d’incontro promossi da Ama che raccoglie persone singole, in coppia o famiglie, unite da uno stesso problema (dipendenza, stato di bisogno, difficoltà in generale, condizione di vita) per rompere l’isolamento, per raccontarsi le proprie esperienze di vita (gioiose o dolorose), per scambiarsi informazioni e soluzioni o semplicemente condividere la propria storia.
“A volte sono parole in cui ci si riconosce – spiega l’associazione – altre volte che dipingono mondi che non abbiamo mai attraversato. Resta però sempre una promessa profonda e solida nel gruppo: ‘Qui puoi dire veramente come stai, e se non ti va, puoi anche solo stare zitto ad ascoltare. Va bene così. Noi ci siamo’. In questo ‘noi’, incontro dopo incontro, prende forma un luogo sicuro dove si ha la libertà di mostrarsi senza maschere. In questo ‘noi’ a volte si trova uno specchio nella storia degli altri e ci si sente parte di qualcosa che sostiene e dona un profondo nutrimento”.
Nel gruppo le persone “si aprono – conclude Giacomo – si raccontano, si relazionano, si comprendono, si affidano. Ti fanno entrare nel loro prezioso e profondo mondo e a volte, anche negli anfratti più sensibili e protetti”.
L’obiettivo di Ama è quello di far riscoprire le persone come risorsa “non solo per sé, ma per l’intera collettività – dice l’associazione – I gruppi sono in genere formati da otto-dieci persone, si incontrano a cadenza regolare e sono seguiti da un facilitatore volontario che ha il compito di aiutare i partecipanti a comunicare, favorendo l’ascolto, la comprensione e il non giudizio. Per sostenere il nostro progetto è possibile anche destinare il 5x1000 alla nostra associazione”.