Sicurezza stradale in città, l'appello della Fiab: zona trenta ma anche i dossi per farla rispettare
La Federazione italiana ambiente e bicicletta interviene dopo il drammatico incidente di via Venezia nel quale sono morti la sedicenne Aliyah Freya Macatangay e il ventiduenne Federico Pezzè che con la sua moto ha travolto la ragazza. L'associazione: "A Pergine, in viale Dante, i rallentatori funzionano e sono un esempio da imitare"
COMUNITÀ Sgomento per il tragico schianto, appelli sulla sicurezza
GALLERY Le immagini dell'incidente di giovedì sera
TRENTO. Suscita profondo dolore e molti interrogativi sulla sicurezza stradale in città, la tragedia di giovedì scorso in via Venezia a Trento, con la morte della sedicenne Aliyah Freya Macatangay (domani in Bolghera, alle 13, si terrà il rito funebre), travolta dalla moto condotta dal ventiduenne Federico Pezzè, a sua volta deceduto dopo il violentissimo impatto.
Dopo aver esitato e meditato a lungo, malgrado parecchio sollecitazioni ricevuti, interviene oggi sulla questione il direttivo trentino della Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab), che spiega di aver atteso qualche giorno, "perché eravamo e siamo sconvolti ed angosciati da quanto successo e perché proviamo profondo rispetto per l'indicibile dolore delle famiglie".
Ora la decisione del sodalizio, presieduto a livello provinciale da Daniela Baraldi, di contribuire con le proprie proposte al dibattito sulle azioni politiche possibili per mitigare i rischi sulle vie della città.
"Attoniti e angosciati come il resto della comunità - scrive la Fiab - di fronte alla duplice tragedia conseguente al tremendo schianto di via Venezia, vorremmo condividere un pensiero sugli episodi di violenza stradale che troppo spesso vedono sacrificate giovanissime vite.
Non vogliamo discutere dell’incidente specifico e delle responsabilità individuali, ma riteniamo doveroso fare una riflessione sulle responsabilità collettive e sulla necessità di agire concretamente per evitare che la violenza stradale continui ad uccidere i nostri figli.
Il fatto che sia possibile, nel contesto urbano, raggiungere velocità devastanti, dimostra che l’attuazione di estese zone 30 è necessità inderogabile e urgente, per obbligare a quel cambiamento di mentalità quando si è alla guida di un mezzo motorizzato, a tutela di coloro che si spostano senza corazza (a piedi, in bici, con i monopattini) e non solo.
L’attuazione delle zone 30, con seri ed efficaci impedimenti fisici alla velocità, controllata diffusamente, costituisce un passaggio essenziale per la sicurezza di tutti. Riteniamo fuorviante e controproducente, invece, porre l’accento sulla presunta pericolosità dei monopattini, rispetto alla quale invitiamo a leggere le statistiche (Istat) dei morti della strada suddivisa per tipologia di mezzi coinvolti (e in particolare chi uccide chi). L’uso dei monopattini è parte delle abitudini di spostamento delle nuove generazioni le quali, piaccia o meno, li utilizzano sempre più diffusamente.
La priorità della giunta comunale - prosegue la FIab - deve allora essere la mobilità e transizione ecologica, denominazione di uno dei suoi assessorati che non può rimanere un auspicio o una semplice ambizione, pena il rischio di perdere altre vite. Infatti, la centralità del ruolo politico nelle scelte su queste tematiche è palese, basti ricordare il caso di Pergine dove, in viale Dante, grazie ai dossi rallentatori voluti da un sindaco fermamente determinato, è impossibile lanciarsi a velocità pericolose.
Infine, vogliamo ricordare anche ai candidati alle elezioni politiche provinciali che non è più accettabile l’oblio irresponsabile della politica rispetto al fenomeno della violenza stradale", conclude il direttivo trentino della Federazione italiana ambiente e bicicletta.
La questione della sicurezza sulle strade, in Trentino e più in generale in Italia, è ormai sollevata da vari decenni da realtà come la Fiab e altre: piste ciclabili e marciapiedi mancanti, scarso controllo della velocità dei mezzi a motore e altre problematiche espongono troppo spesso a pericoli gli utenti più deboli, pedoni e ciclisti. Ricorrente, purtroppo, nelle cronache, è il caso di Milano, dove sulla sia di numerosi incidenti, anche mortali, che hanno visto ciclisti e pedoni come vittime, si sta allargando la mobilitazione, anche in quel caso per chiedere il limite dei trenta all'ora, ma soprattutto l'introduzione di dispositivi fisici per farlo rispettare.
[nella foto di Paolo Pedrotti, il tratto di via Venezia che giovedì sera è stato teatro del tragico investimento]