Gli eletti/Consiglio provinciale

Franzoia, la più votata del Pd: «Serve un argine alla sanità privata»

L’ex assessora comunale eletta in consiglio provinciale con 3366 preferenze: "Saremo opposizione rigorosa e pungente, ma costruttiva. Sconfitta più netta del previsto, ma il dato da cui ripartire è l'inedita coesione"

di Chiara Zomer

TRENTO. È stata la prima, ancora un anno fa, ad annunciare la sua volontà di candidarsi alle provinciali. Ora è la più votata del Pd, il partito architrave della coalizione di centrosinistra. Per l'ormai ex assessora del Comune di Trento Mariachiara Franzoia un risultato atteso, forse. Ma non in queste dimensioni.

Consigliera, una soddisfazione e una responsabilità.

«Non c'è dubbio che è stata una grande soddisfazione personale, benché non completa e anche amara, visto il risultato del centrosinistra. Certamente ho raccolto tanti voti in città ma anche tanti fuori. È questo mi dà una doppia responsabilità. La sento tutta».

Quanto alla distribuzione del voto, il Pd pesca sempre in città.

«Il bacino è certamente quello dell'asse dell'Adige, ma in alcuni comuni c'è un bacino, di eletti ed elettori del partito democratico, nel Pd o in altre liste. E vanno mantenuti, ascoltando le esigenze dei territori, partendo dai problemi della quotidianità, che sono la salute ma anche la mobilità».

Quindi il Pd non dà per persa la partita nelle valli: da tempo sembrava che i democratici avessero delegato agli alleati - fossero Margherita, Upt o Campobase - la raccolta del consenso nei territori.

«Non è una distinzione tra alleati fatta a tavolino, la differenza la fanno le persone. Certo, per avere consenso nei territori, serve coinvolgerli in un progetto politico comune».

Il bicchiere mezzo vuoto è stato già analizzato: l'Alleanza democratica autonomista si attendeva per lo meno un distacco minore dal centrodestra. Ma guardando il lato positivo, ha mostrato un'inedita compattezza. Si può ripartire da qui per ricostruire?

«Non c'è dubbio che l'alleanza ha dato prova di compattezza, mentre il centrodestra sembrava diviso fino al giorno prima di presentare le liste. Noi ci eravamo frantumati nel 2018, perdendo pezzi importanti, e col senno di poi c'è da interrogarsi su quanto sia valsa la pena di quella spaccatura, pensando al risultato del Patt, che ha sorpreso tutti. Sono orgogliosa che noi abbiamo dimostrato compattezza, una buona premessa da qui in avanti, perché è l'unità che le persone cercano».

Lei ha sempre avuto ruoli di governo. Che effetto fa essere all'opposizione?

«Diciamo che per me anche la dimensione del consiglio provinciale è nuova. Vengo però dal Comune di Trento, un'istituzione importante, e non posso dire di essere digiuna né di esperienza amministrativa, né di senso delle istituzioni. Prima ancora di pensare a maggioranza e opposizione, credo che conti l'approccio alla politica, come uno si mette dentro le istituzioni. Il mio modo è essere al servizio, ascoltare, studiare le cose, essere competente. Da assessore di Trento mi giravo la città, mi piaceva andare a conoscere i temi. Farò così anche sul territorio provinciale. Quanto ai temi, si lavorerà portando la propria competenza e la propria visione».

Che opposizione servirà? Intransigente o pronta alla mediazione?

«Sono due facce della stessa medaglia. Certo sarà un'opposizione netta, rigorosa, assolutamente pungente. Abbiamo visioni del mondo diverse. E sarà un'opposizione sui temi. Ma se venisse fuori qualche proposta interessante, daremo tutto il contributo possibile per un miglioramento, se ci saranno spazi di mediazione. Ma su questo ammetto che ho un pregiudizio: poche volte in questi cinque anni la maggioranza ha lasciato spazio a proposte».

Su quali temi del loro programma siete pronti a dare battaglia?

«In campagna elettorale non c'è stato modo di confrontarsi. Pur richiesto, ci sono state poche occasioni di dialogo. Noi abbiamo lavorato sui temi e sul programma, con un risultato di cui siamo orgogliosi. Loro sono stati sempre un po' generali. Ma di sicuro posso dire che la scelta dichiarata verso la sanità privata, ancora più di quanto non sia stato fatto in questi cinque anni, ci vede contrari. Su questo non ci sarà possibilità di mediazione, pronti a fare un'opposizione aggressiva».

C'è altro?

«Un tema che abbiamo vissuto con difficoltà, come città di Trento, è il non coinvolgimento nelle fasi preparatorie dei provvedimenti. Leggevamo le cose dai giornali. Forse con altre amministrazioni più affini politicamente, c'è stata maggior collaborazione. Ma o si recupera il senso delle istituzioni, o si va poco lontano».

Un pensiero per la città che lascia, dal punto di vista amministrativo.

«È in ottime mani. La giunta continua, sono contenta che entreranno nuovi consiglieri. Auguro loro buon lavoro».

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