Provincia, crisi sempre più ingarbugliata: alta tensione in Fratelli d'Italia
Altre complicazioni dopo la decisione di Claudio Cia di insediarsi come assessore malgrado lo stop del partito che sta ancora trattando con Fugatti. Obiettivo una diversa distribuzione delle poltrone, con Cia fuori e vicepresidenza/maxi assessorato a Francesca Gerosa. A Bolzano dialogo Svp-centrodestra, ma polemiche nella Stella alpina sull'apertura a FdI
SINDACATI "Uno spettacolo che offende le istituzioni"
FORZATURA Cia si presenta in assessorato e rompe con Fd
TRENTO. Altro che risolversi, al situazione politica in Provincia, a Trento, si ingarbuglia dopo la decisione di Claudio Cia, eletto con Fratelli d'Italia, di assumere il ruolo di assessore, sulla base della delega formale decretata settimane fa dal presidente Maurizio Fugatti, ma malgrado lo stop imposto dal partito della premier Meloni. Dunque, a trattative serrate in corso tra Lega e FdI, con il pomo della discordia rappresentato dalla vicepresidenza richiesta per Francesca Gerosa, la mossa di Cia complica ulteriormente il quadro.
Il suo partito ha invitato il neoassessore a rientrare nei ranghi, dato che le nomine fugattiane sono contestate da FdI, ma lui va avanti e difende la scelta di "cominciare a lavorare per i cittadini" a un mese e mezzo dal voto. La mossa è avvenuta subito dopo una nuova proposta di mediazione avanzata dal commissario dei meloniani, Alessandro Urzì, a Fugatti: un maxi assessorato e la vicepresidenza per Gerosa. Avrebbe significato, per Cia, finire escluso dalla giunta.
Da qui l'ulteriore pagina di divisioni all'interno di Fratelli d'Italia, partito che negFdi - scrive in una nota - è un partito "che fino a pochi decenni fa puntava all'eliminazione della nostra minoranza etnicali ultimi anni è stato raggiunto da vari transfughi di altre forze politiche e che evidentemente deve fare i conti con problermi non secondari di "allineamento politico".
Insomma, a oltre 40 giorni dal voto, sia a Trento sia a Bolzano i nuovi esecutivi non decollano, almeno per il momento, e in entrambi i casi Fratelli d'Italia si trova, direttamente o indirettamente, al centro di polemiche. In Trentino la giunta provinciale, come detto, è stata nominata da tempo, ma comunque non è ancora pienamente operativa. Il presidente Maurizio Fugatti ha assegnato a Fdi due assessorati - le politiche sociali a Cia e l'istruzione a Gerosa - ma entrambi, pur non essendosi dimessi dall'incarico, non hanno ancora esercitato le deleghe. Il motivo è il braccio di ferro tra Lega e Fdi: il partito meloniano, con il commissario provinciale Urzì, chiede il rispetto degli accordi pre-elettorali e quindi di dare a Gerosa la vicepresidenza (che Fugatti ha invece dato ad Achille Spinelli, primo eletto della lista del presidente) e un maxi-assessorato per lei.
In questo modo il collega di partito Cia perderebbe il posto in giunta, assegnatogli invece da Fugatti. E così, ieri mattina, Cia si è presentato nel suo ufficio di assessore, decidendo di "rispondere alle richieste di tantissimi cittadini che, da tempo, mi stanno cercando perché vivono bisogni urgenti che non possono attendere".
Cia, al momento, è dunque in una posizione di contrasto con il suo partito, ma nega l'intenzione di lasciarlo.
Intanto, sulla vicenda, Fugatti mantiene il silenzio che l'ha contraddistinto nelle ultime settimane. Per la Lega ha parlato il capogruppo Bisesti, che sui giornali ha difeso le scelte del presidente.
Fratelli d'Italia è pomo della discordia anche a Bolzano, ma in questo caso le polemiche non sono interne, ma interessano la Svp. Sabato il parlamentino della Volkspartei ha scelto a larga maggioranza il partito della premier Meloni come probabile partner di coalizione, oltre alla Lega, La Civica e i Freiheitlichen. Una scelta, che qualche anno fa sarebbe sembrata inimmaginabile, ma il segretario Svp Philipp Achammer la spiega: "Non siamo noi ad essere cambiati, ma loro".
La pensa diversamente Albert Pürgstaller, ex sindaco di Bressanone ed ex leader dell'ala sociale della Volkspartei. Fdi - scrive in una nota - è un partito "che fino a pochi decenni fa puntava all'eliminazione della nostra minoranza etnica e fino ad oggi non ne ha preso le distanze". "Purtroppo - prosegue - il nostro partito ha abbandonato i propri valori a favore degli interessi di singoli e di alcune lobby". Secondo l'ex sindaco, il probabile aumento a undici assessori, che garantisce i due assessori italiani richiesti dal centrodestra, "non ha alcuna giustificazione socio-politica oppure amministrativa".
Per Paul Köllensperger, leader del Team K, lista liberale rimasta fuori dai giochi per il nuovo esecutivo, il padre dell'autonomia altoatesina Silvius Magnago "si rivolterebbe nella tomba".