Rsa sature, oltre 1.200 anziani "in coda". Upipa: gli aumenti delle rette sono necessari
Una persona in condizioni diciamo "medie" rischia di non entrare mai in struttura, restando costantemente a metà graduatoria. Aumento medio delle rette di 1,54 al giorno
SALUTE Riduzione di un terzo degli infermieri nelle case di riposo
APSS «Liste d'attesa eterne , i più a rischio sono gli anziani»
TRENTO. Se parlassimo di altri ambiti, di tipo prettamente economico, potremmo dire che vista la domanda - altissima e in costante aumento - i prezzi sarebbero potuti salire molto di più. Ma, visto che il settore è a metà tra il sanitario e il sociale, con una forte incidenza del pubblico, si è convenuto di mantenere l'aumento dentro a determinati parametri. Stiamo parlando di Case di riposo e rette: come annunciato qualche settimana fa, con l'inizio del 2024 le famiglie si sono trovate di fronte a un incremento: una scelta figlia dell'inflazione, di quote ferme ormai da anni e della necessità per gli enti di far quadrare i conti.
Spiegano la presidente Upipa Michela Chiogna, il direttore Massimo Giordani e la vicepresidente Marisa Dubini: «L'aumento medio tra le 50 strutture è di 1,54 euro al giorno, ovvero +3,12%, contro un'inflazione cresciuta di oltre il 10%: si passa in pratica da 48,97 euro al giorno dell'1 gennaio 2022 ai 50,50 euro dell'1 gennaio 2024. Cifre che ci permettono semplicemente di galleggiare. Nessuno ha alzato a cuor leggero e le decisioni sono state condivise con le famiglie. E gli enti hanno tutti incrementato dello stretto necessario, per arrivare a pareggi di bilancio».
Tornando alla domanda, se si considerasse solamente quella il settore delle Rsa dovrebbe essere florido. Invece non è così, nel senso che presidenti e direttori delle 50 strutture devono fare i salti mortali per far tornare i conti e, soprattutto, per mantenere gli elevati standard di qualità. Fare dei calcoli per le liste d'attesa è complicato, perché gli elenchi sono molto dinamici e dipendono da una serie di parametri e valutazioni. Con il paradosso che l'aggravarsi di una situazione di salute permette di usufruire del "salta coda".
«Una persona in condizioni diciamo "medie" rischia di non entrare mai in struttura, restando costantemente a metà graduatoria. Per dare un dato possiamo fare un calcolo proprio sui posti privati: quando circa la metà di quei posti erano sempre liberi, la lista era intorno alle 600 persone. Oggi anche quei letti sono costantemente saturi, anche nelle Apsp più decentrate, quindi possiamo calcolare 1.200-1.600 persone in attesa. E qui subentra anche il fattore "scoraggiamento", perché se le condizioni di salute sono discrete trovare un posto diventa davvero difficile».
Non meno importante, la questione personale: «I contratti sono stati migliorati (aumento di 1.300 euro all'anno per gli Oss e 2.000 per gli infermieri), ma la coperta resta corta. Noi possiamo offrire un lavoro più autonomo e con responsabilità, forse con part time e quindi conciliazione più facili da ottenere, ma l'Apss "risponde" con più stimoli e più varietà professionale, oltre a stipendi più alti».