Frontalieri in rivolta contro il governo per la tassa sulla sanità che colpisce chi lavora in Svizzera
Le regioni interessate sono quelle sulla fascia di confine con la Svizzera e cioè Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Lombardia e Piemonte
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MILANO. La tassa sul lavoro frontaliero untrodotta con la legge di bilancio è un provvedimento "iniquo, ingiustificato, intempestivo e, verosimilmente, illegittimo". Lo affermano Cgil, Cisl e Uil della Lombardia, che dallo scorso ottobre hanno richiesto uno stralcio del provverdimento dalla manovra insieme ai sindacati svizzeri Unia e Ocst.
Sono circa centomila i frontalieri italiani interessati dal provvedimento.
In particolare il provvedimento, che serve per "finanziare un maggior salario ai lavoratori della sanità nelle aree di confine" appare essere "di dubbia legittimità, perché si porrebbe in contrasto con il principio di universalità del sistema sanitario nazionale garantito a tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla propria condizione". Il provvedimento introduce inoltrte un "meccanismo di doppia imposizione - secondo le organmizzazioni sindacali - proprio a valle di un trattato internazionale contro le doppie imposizioni sul modello adottato dai paesi Ocse".
Da qui la richiesta di "convocazione immediata del tavolo interministeriale costituito ed introdotto dalla legge numero 83 del 2023". In attesa di essere convocate le organizzazioni sindacali annunciano l'avvio di una "verifica di legittimità della norma introdotta dalla Legge di Bilancio del 2024" e la convocazione di "assemblee dei lavoratori frontalieri nelle aeree di confine".
Frattanto, prosegue la petizione contro il provvedimento del governo Meloni: raggiunte in pochi giorni le 5.500 firme.
È stata lanciata da Valerio Primerano su Change.org: “Questa petizione - vi si legge - riguarda tutti i frontalieri, è una questione di giustizia. La legge sulla tassa per la sanità dei frontalieri è ingiusta e discriminatoria. Si tratta di un prelievo forzato che colpisce solo una parte di cittadini, quelli che vivono e lavorano nelle zone di frontiera”, sono le ragioni di promotori e firmatari della petizione.
“Le zone interessate sono quelle sulla fascia di confine: le Regioni confinanti con la Svizzera e cioè Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte e Trentino Alto Adige. Contribuiscono complessivamente a circa il 40% degli scambi con la Confederazione”.
Come spiegano i promotori dell’appello, “i frontalieri pagano già la sanità con le trattenute d'imposta alla fonte e i relativi ristorni che vanno ai comuni di frontiera. Questa tassa aggiuntiva non fa altro che aggravare ulteriormente il loro carico fiscale senza permettere invece di detrarre dalle imposte le spese mediche che vengono sostenute.”
A essere contestata dai firmatari è anche “l'idea di aumentare gli stipendi ai medici nelle aree confinanti”; secondo i sostenitori dell’appello, questo “non risolverà il problema della carenza di personale specializzato in queste zone, ma renderà semplicemente più attrattivo il lavoro in queste strutture a discapito delle strutture in paesi distanti dal confine.”
“Chiediamo quindi l'annullamento della legge sulla tassa per la sanità dei frontalieri. Non si può continuare a penalizzare questi cittadini con misure fiscali ingiuste e discriminatorie. Facciamo sentire le nostre voci! Firmate questa petizione", conclude la petizione.