Moser, 40 anni dopo il record dell’ora: con amici e parenti festa nella sua azienda agricola
Il 19 gennaio del 1984, 40 anni fa, il corridore trentino migliorò ciò che sembrava non migliorabile: i 49,432 chilometri percorsi da Eddy Merckx in un’ora nel 1972. Quel giorno però doveva essere solo la prova generale di quello che avrebbe fatto quattro giorni dopo
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TRENTO. Sono passati 40 anni dal "Record dell'ora" del campione del ciclismo Francesco Moser. Era il 19 gennaio 1984, "l'anno di passaggio dalla tradizione alla tecnologia", oltre che del superamento del muro dei 50 km in sessante minuti. Moser si trovava a Città del Messico e, racconta, era pronto per battere la prestazione di un altro grande ciclista, il belga Eddy Merckx, che nel 1972 aveva percorso 49,432 chilometri in un'ora. Un record che il ciclista trentino, all'epoca trentaduenne, riuscì a superare in quell'occasione e anche pochi giorni dopo, il 23 gennaio, quando in un'ora arrivò a percorrere 51,151 chilometri, con una bicicletta assolutamente innovativa, le famose ruote lenticolari inventate dal professor Dal Monte.
Un'impresa riuscita, spiega Moser, anche perché a Città del Messico qualche giorno prima era arrivato un gruppo di italiani a fare il tifo per lui.
"Avevano viaggiato fino in Messico per riuscire a vedere il record. Il primo l'avevano visto solo in televisione, in Italia", racconta il campione del ciclismo, che sabato, 20 gennaio, nella sua azienda agricola, Maso Villa Warth, a Gardolo di Mezzo, organizza un pranzo con amici e parenti per ricordare quei momenti.
"Chiaramente quelli sono stati giorni importanti per la mia carriera. Mi ero allenato nel miglior modo possibile. Ero pronto a fare quel record, ed è andata bene. Ma Merckx è il corridore che ha vinto più di tutti. Lo è ancora oggi. E sarà difficile batterlo", sostiene Moser.
"Anche oggi, però, ci sono cinque, sei ciclisti che sono una spanna sopra gli altri. Penso a Van der Poel, Vingegaard, Pogacar, Evenepoel. E in Italia abbiamo Ganna, che è il numero uno per il crono e per la pista".
Secondo il campione trentino, il 1984 è stato un anno di cambiamento per il mondo del ciclismo in generale. "Siamo passati dal ciclismo della tradizione, perché a quei tempi si andava avanti con la tradizione, all'avvento della tecnologia. E adesso è molto meglio di prima", afferma Moser, che ancora, per passatempo, macina chilometri sulla sua bicicletta.
"Vado in bici a casa mia, in Trentino, ma anche in giro per l'Italia e per il mondo. In tutta Italia, dalla Sicilia alle Alpi, ci sono dei percorsi bellissimi, a partire da quelli costieri. Con un gruppo di amici, poi, sono stato per tre, quattro volte in Oman: lì ci sono strade bellissime, e d'inverno c'è una temperatura adatta per la bici".