Pastori derubati di 150 pecore, si riapre il processo: «Salvati 50 capi, ma gli altri mancano»
Sabrina Fuchs di Roveda e Simone Pontello avevano sventato una razzia a Spini di Gardolo, ma ora chiedono accertamenti per altri due «colpi», forse della stessa banda specializzata
TRENTO. Si assicurano di avere già committenti pronti a comprare i capi, in modo da agire con la certezza di monetizzare. Poi fanno preparare microchip per le targhette in plastica in modo da "ripulire" la refurtiva e documenti di trasporto per non incorrere in controlli stradali. Dopodiché i ladri di bestiame sono pronti a entrare in azione.
L'abigeato - nonostante il termine riporti a una fattispecie di reato che potrebbe apparire arcaica - è più attuale che mai. E colpisce anche trentini, dato che i pastori erranti - originari soprattutto della Val dei Mocheni e della Valsugana - sono decine. Razzie contro le quali i pastori si ritrovano spesso inermi, dato che le bande agiscono velocemente, caricando il bestiame sui furgoni nella notte, in poche manciate di minuti.
In un caso, un colpo ai loro danni Sabrina Fuchs e Simone Pontello erano riusciti a sventarlo, nell'ottobre del 2021. Lei, originaria di Roveda - con la laurea in scienze sociali lasciata nel cassetto dopo aver capito che era quella della pastora la sua vita - e lui, pastore veneto, erano riusciti a bloccare una banda di tre persone che con l'aiuto di un basista, un collaboratore della coppia, stavano caricando su un camion cinquanta pecore mentre si trovavano in un prato a Spini.
Per quel fatto i tre autori e il basista erano già stati condannati. Da allora però Sabrina e Simone stanno ancora cercando di avere giustizia per i furti subiti nei mesi precedenti, tra l'aprile e il giugno di quello stesso anno, mentre le pecore si trovavano in un paio di occasioni a Fai della Paganella e in altre a Scorzé, in provincia di Venezia.
Le indagini dei carabinieri legate al furto sventato di Spini avevano portato ad acquisire elementi anche sugli episodi precedenti, ma era arrivata la richiesta di archiviazione, alla quale la coppia - assistita dall'avvocatessa Anais Tonel - si è opposta. Martedì 30 gennaio si tornerà dunque in aula.
«Ma il problema come detto non riguarda solo noi. Sono tantissimi i pastori transumanti - che ogni anno subiscono furti. Non è facile tenere d'occhio con telecamere o fototrappole greggi numerose, soprattutto se ogni giorno ci si sposta in luoghi diversi. Per questo speriamo che la nostra opposizione all'archiviazione vada a buon fine, perché sarebbe un segnale forte, di sostegno per tutta la categoria. Troppi malviventi agiscono sapendo che bene o male la faranno franca, com'è stato nel nostro caso. Prendono il bestiame, lo portano via, cambiano i microchip e formalmente poi le pecore diventano di chi le ha acquistate dai ladri, spesso prima ancora che le vittime riescano a sporgere denuncia. Le cinquanta pecore che ci stavano portando via a Spini le abbiamo salvate, anche se nel caricare in fretta e furia il camion due agnellini erano morti schiacciati. Ma all'appello in quei mesi in tutto ne erano mancate altre 150».