Farmaco negato, un uomo affetto da sindrome di Cogan minaccia denunce
La storia di Michele, d'età attorno ai quarant'anni, che si trova a convivere con una rara patologia autoimmune che causa frequenti infiammazioni alla cornea o all'orecchio interno, portando a gravi dolori resistenti ai trattamenti convenzionali
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TRENTO. «Sono un paziente con sindrome di Cogan, convivo con terribili mal di testa e solo un farmaco basato su cannabis finora è riuscito a darmi sollievo. Eppure vedermi prescritto questo farmaco dal sistema sanitario trentino è un autentico calvario». È il racconto di Michele, d'età attorno ai quarant'anni, che si trova a convivere con una rara patologia autoimmune che causa frequenti infiammazioni alla cornea o all'orecchio interno, portando a gravi dolori resistenti ai trattamenti convenzionali.
«Dopo anni di inutili tentativi con farmaci antiepilettici, antidepressivi, cortisonici per calmare i dolori della malattia, alcuni anni fa il neurologo del Centro Terapia del dolore di Rovereto ha deciso di provare un farmaco sperimentale chiamato Bedrocan, basato su cannabis flos», indica Michele. Il dolore che maggiormente lo affligge è rappresentato da violente emicranie, che compromettono la capacità di svolgere il suo lavoro e peggiorano intollerabilmente la sua qualità di vita.
«E non va dimenticato come i farmaci tradizionali che mi sono stati prescritti lasciano significativi effetti collaterali, non li tollero», ha sottolineato Michele. Poi, con la scoperta del farmaco basato su cannabis, la svolta: «Il farmaco ha immediatamente avuto un impatto positivo sulla malattia diminuendone vistosamente i dolori e i sintomi».
Nonostante la felice scoperta, Michele ha presto incontrato nuovi problemi: «Il neurologo che mi prescriveva questo farmaco è andato in pensione e sono rimasto senza direttive per il rinnovo del piano terapeutico. Telefonando al Centro Terapia del dolore di Rovereto, mi hanno rediretto al Centro Terapia del dolore di Trento».
Ma anche a Trento, Michele si trova respinto: «Il medico rifiutava di prescrivere un farmaco sperimentale che non viene usato al Centro del dolore di Trento. Ho l'impressione che si faccia ostruzionismo nel prescrivere questo farmaco. Si preferisce la prescrizione di farmaci oppioidi. Nessuno mi ha indicato dove andare né come fare a continuare la cura».
Al momento Michele continua ad assumere il farmaco a base di cannabis, grazie alle prescrizioni del medico curante: «Ma a maggio scadrà il piano terapeutico e il mio medico curante non potrà più prescrivere la terapia. Non ho avuto ancora risposta né da Trento né da Rovereto. Rischio di trovarmi da un giorno all'altro senza farmaco. Questo metterebbe a grave rischio la mia salute, andrei incontro ad un peggioramento della mia malattia». Michele annuncia la volontà di tutelarsi per vie legali: «Se non dovessi risolvere, sarò costretto a denunciare in procura il fatto che a mio avviso configura rifiuto di atti di ufficio per il medico che non si presta a prescrivere farmaci urgenti».
I medicinali a base di cannabinoidi sono diffusamente utilizzati nelle terapie del dolore di molti paesi avanzati del mondo. Ed anche in Italia sono regolarmente prescrivibili, in particolare quando il paziente è refrattario alle altre terapie. È dunque evidente come Michele ed gli pazienti, che trovano obiettivo giovamento nell'assunzione dei farmaci a base di cannabis nel contrasto a malattie e sintomatologie gravi e estremamente debilitanti, meritino delle risposte nel rispetto della legge e dell'etica medica.