Appalti e incarichi a UniTrento, la Procura chiede 17 anni per nove imputati: 24 i capi di imputazione
I fatti sono antecedenti al 2018 e, secondo l'accusa, comprendono bandi pilotati, scambi di favori tra privati e dipendenti dell'ateneo, esercizio di altre professioni di professori a contratto, utilizzo per fini privati di laboratori pubblici e di dottorandi. La palla passa ora ai giudici
TRENTO. Sono più di 17 gli anni di reclusione complessivi richiesti dalla Procura della Repubblica di Trento per i nove imputati nell'ambito del procedimento scaturito dall'indagine della Guardia di finanza per "appalti spezzatino" e doppio lavoro che ha interessato docenti e personale amministrativo del Dipartimento di ingegneria civile ambientale e meccanica (Dicam) dell'Università di Trento e alcuni liberi professionisti. I fatti sono antecedenti al 2018 e, secondo l'accusa, comprendono bandi pilotati, scambi di favori tra privati e dipendenti dell'ateneo, esercizio di altre professioni di professori a contratto, utilizzo per fini privati di laboratori pubblici e di dottorandi.
I capi di imputazione presentati nel corso dell'udienza, tenutasi davanti ai giudici Marco Tamburrino, Alessandra Tolettini e Gianmarco Giua, sono complessivamente 24, riferiti ai reati di abuso d'ufficio, turbativa d'asta, falso in atto pubblico e peculato.
Gli imputati sono Mosé Ricci (per il quale l'accusa ha chiesto 4 anni e 2 mesi di reclusione), Rinaldo Maffei (richiesti 3 anni e sei mesi), Giorgio Cacciaguerra (richiesti 3 anni e 8 mesi), Claudia Battaino (richiesti 3 anni e 5 mesi), Mark Sonego (richiesto un anno e 1.500 euro), Giuseppe Scaglione (richiesti un anno e due mesi) Alberto Birindelli, Luca Zecchin ed Ermelinda Cosenza (richiesti un anno e mille euro).
La palla ora passa ai giudici che saranno chiamati a dover decidere in merito alle accuse avanzate dalla Procura.