Incidente in caserma per un pompiere, il Tar giudica la Provincia responsabile
Da quel drammatico giorno d'estate del 2012 la sua vita è cambiata, è stato costretto ad un lungo periodo di cure e di isolamento, solo dopo sei anni ha potuto rientrare al lavoro ma sono in un ruolo non operativo. Ora è battaglia legale sul risarcimento: il vigile del fuoco chiede 600 mila euro, per il Tribunale c’è concorso di colpa
FENALT "Vigili del fuoco senza tutele: se si infortunanoanni per i rimborsi”
TRENTO. Da quel drammatico giorno d'estate del 2012 la sua vita è cambiata. Prima praticava diverse attività sportive, dopo è stato costretto ad un lungo periodo di cure e di isolamento. Cento giorni di ospedale, la convalescenza e le terapie necessarie per riprendere la completa mobilità: solo dopo sei anni ha potuto rientrare al lavoro, ma da un ruolo operativo nel corpo dei vigili del fuoco permanenti è stato costretto a passare ad una mansione non operativa.
Ora il Tar di Trento, presieduto da Alessandra Farina, ha accertato e dichiarato la Provincia di Trento responsabile dei danni subìti dall'uomo. Sono stati nominati due consulenti tecnici d'ufficio per valutare la somma complessiva che verrà versata, tenendo conto della differente valutazione degli importi effettuata dalle parti e del concorso di colpa: nella sentenza - che gli avvocati del vigile del fuoco non escludono di impugnare davanti al Consiglio di Stato - viene riconosciuta sì la responsabilità dell'Ente pubblico che è datore di lavoro, ma anche un concorso della vittima dell'infortunio.
Va ricordato che in questi lunghi 12 anni - come è facile immaginare - hanno pesato molto le cure, sia dal punto di vista fisico che economico. Oltre alla sofferenze biologiche e morali, per il vigile del fuoco c'è stato un danno patrimoniale da perdita retributiva, conseguenza del periodo di infortunio e del successivo cambiamento di mansioni e per la mancata possibilità di accedere a qualifica superiore. Da non dimenticare anche un danno alla professionalità, in quanto l'uomo è stato costretto, per le conseguenze dell'infortunio, a svolgere compiti simil-impiegatizi.
Danni patrimoniali e non patrimoniali calcolati in oltre 600mila euro: questo il conto che gli avvocati Attilio Carta, Lorenza Cescatti e Stefano Tomaselli, legali del vigile del fuoco, hanno presentato alla Provincia. L'Amministrazione si è costituita in giudizio: ha chiamato in causa due assicurazioni e sottolineato che l'uomo, in quel tragico giorno dell'infortunio, faceva parte di un'altra squadra e dunque non avrebbe dovuto offrire la propria collaborazione ai colleghi che stavano operando nel cortile della sede del corpo permanente, in piazza Centa a Trento.
Il vigile del fuoco, secondo la Provincia, non era autorizzato a curare la manutenzione dell'autogru, dunque avrebbe dovuto evitare di trovarsi nella situazione che ha causato l'infortunio. Erano in corso le operazioni di riavvolgimento della fune del mezzo e l'uomo si era fermato a pulire alcune macchie d'olio.
Nessuno dei presenti aveva controllato se fosse sceso prima di procedere alla chiusura degli stabilizzatori. Troppo tardi quando si sono sentite le grida del ferito: il vigile del fuoco era rimasto con il busto schiacciato tra lo stabilizzatore e il corpo macchina, riportando fratture e traumi con inabilità lavorativa per sei anni e conseguenze permanenti.
In merito alle responsabilità penali, nel 2015 il tribunale ha assolto il caposquadra e due vigili del fuoco per assenza di prove, mentre il gruista ha patteggiato.
Per quanto riguarda la causa per i danni, il Collegio del Tar ritiene che «la condotta tenuta dal ricorrente non valga ad escludere la responsabilità della Provincia quale datore di lavoro, ma valga comunque a configurare un concorso di colpa del ricorrente». La decurtazione del risarcimento che gli spetta è stata determinata nella misura del 50%.
Per quanto riguarda i danni non patrimoniali lamentati dal ricorrente è stata disposta l'esecuzione di una Ctu, una consulenza tecnica d'ufficio, con nomina di un docente del Dipartimento di medicina legale dell'Università di Padova per determinare la percentuale di invalidità permanente dell'uomo, le mansioni che possono essere a lui attribuite e quali siano le spese mediche necessarie sostenute dal vigile del fuoco dopo l'infortunio.
La seconda Ctu, con incarico ad un docente del Dipartimento di Diritto privato e critica del diritto dell'Università di Padova, è stata disposta per calcolare la differenza tra le retribuzioni perdute (relative al ruolo operativo che ha dovuto cessare per l'invalidità causata dell'infortunio), e quelle di fatto conseguite o conseguibili in virtù della nuova occupazione (ossia il ruolo non operativo, paragonabile ad un demansionamento).
L'udienza è stata rinviata al prossimo autunno.