Occupazione, qui meglio che a Bolzano: il Trentino va, ma continua a non correre
Resta una criticità di fondo, sull'Italia: saremo anche al record di occupati, ma siamo fanalino di coda, nell'Eurozona, per percentuale di occupati sulla forza lavoro possibile: in Italia il tasso d'occupazione è del 61,5%, la media europea è al 70,1%
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TRENTO. L'occupazione in Trentino non va indietro, ma nemmeno corre. Diciamo che cammina, e anche con una certa calma. Molto meglio fanno altre regioni italiane, anche al Sud. A dirlo è l'ultimo report dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha messo a confronto le performance dei diversi territori negli ultimi 5 anni. Un periodo anche complicato, costellato da difficoltà: su tutte la crisi legata prima al Covid e poi alla conseguente ripresa, a cui si è aggiunta la guerra in Ucraina e la crisi energetica che l'ha seguita. Insomma, anni turbolenti, davanti ai quali i territori italiani hanno risposto in modo decisamente diverso.
Il Trentino Alto Adige, andando subito ai numeri di casa nostra, ha visto l'occupazione crescere ma in modi limitato: nel 2019 gli occupati erano 500mila, nel 2022 506mila e nel 2023 508mila. In termini assoluti, si sono guadagnati 8mila posti di lavoro in più, che significano un incremento dell'1,5%. Se si scorpora il dato Trentino, proporzionalmente va meglio. Nel 2019 erano 240.600 gli occupati, nel 2022 243.00 e l'anno scorso 245.400. Cresciamo un po' più degli amici altoatesini, insomma:4.700 lavoratori in più, che significano il 2% sul totale, nell'arco del quinquennio, mentre Bolzano si ferma ad un incremento dell'1,1%.
Ma è tanto? È poco , quell'aumento del 2%? Rispetto al resto della penisola, non è una performance da incorniciare: siamo in mezzo al guado, 55a provincia su 107 (ma in 30 province i posti di lavoro sono in calo nel quinquennio). Ma comunque meglio è andata qui rispetto alla Lombardia (+ 1,1%) e all'Emilia Romagna, addirittura in lieve flessione (-0,1%). Quello che si può dire con certezza è che altri territori sono stati decisamente più reattivi. A crescere, dopo il Covid, sono state soprattutto alcune aree del sud.
Per fare qualche esempio si registra un +6,3% in Puglia, +5,2% in Liguria e Sicilia, +3,6% in Campania, e se si guarda alle province, invece, ci sono territori che hanno visto crescere l'occupazione a doppia cifra: Lecce +16,5%, Benevento +12,4%, Enna +11,2%, Frosinone +10,9%, solo per citare le performance migliori. Se le crisi possono essere un problema ma anche un'opportunità, insomma, alcuni territori l'hanno colta con più efficacia di altri. Il Trentino, forse anche perché non partiva da una situazione pesante, dal punto di vista dell'occupazione.
Ma il sistema Italia come ha reagito agli scossoni degli ultimi anni? Dal punto di vista dell'aumento dell'occupazione, bene: nel 2023 il paese ha toccato il record di occupati (23,6 milioni) con 471mila euro in più rispetto all'epoca pre Covid, di cui 213mila nel Mezzogiorno, per un aumento totale del 3,5%.
Bene anche il tipo di contratti: a livello nazionale l'84% è a tempo indeterminato. Le dinamiche sulle assunzioni, dicono che sempre di più vengono assunte persone qualificate: il 96,5% dei nuovi posti di lavoro, nel 2023, riguarda lavoratori altamente specializzati o qualificati. Resta una criticità di fondo, sull'Italia: saremo anche al record di occupati, ma siamo fanalino di coda, nell'Eurozona, per percentuale di occupati sulla forza lavoro possibile: in Italia il tasso d'occupazione è del 61,5%, la media europea è al 70,1%.