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Agricoltura, l’allarme: “Per le gelate non si escludono danni ai ciliegi”

A dirlo è il Consorzio difesa produttori agricoli (Codipra) di Trento, che ha organizzato un incontro tecnico per fare il punto sull'andamento meteo e sull'evoluzione agronomica dei primi mesi del 2024

TRENTO. Gli abbassamenti termici che hanno colpito il Trentino nelle ultime settimane di aprile hanno toccato punte di -4,0°C in alta Val di Non. Nelle notti tra il 19, il 20, il 21 e il 25 aprile in particolare anche in Vallagarina si sono registrate temperature sotto lo zero. Questo avrà effetti anche sulle produzioni, in particolare sulle colture di ciliegio dell'Alta Val di Non, che in quel momento si trovavano in una fase fenologica delicata.

A dirlo è il Consorzio difesa produttori agricoli (Codipra) di Trento, che ha organizzato un incontro tecnico per fare il punto sull'andamento meteo e sull'evoluzione agronomica dei primi mesi del 2024. "Per le colture di ciliegio, che si trovavano in una fase fenologica delicata, non si escludono danni alle produzioni, in particolare nella zona dell'Alta Val di Non", ha spiegato - informa una nota - la direttrice di Codipra Marica Sartori.

"L'entità dei danni sarà valutabile solo al termine della cascola. Per la vite, si ritiene improbabile che gli eventi atmosferici abbiano causato danni significativi, ad eccezione di limitati e contenuti areali situati in particolari avvallamenti. La situazione delle mele potrà essere valutata con precisione solo alla conclusione della fase della cascola fisiologica delle piante ed accrescimento dei frutti. Tuttavia, è possibile fare alcune considerazioni preliminari in base alle diverse zone. Negli areali del fondovalle, la Val d'Adige, le Valli del Sarca e la Valsugana la situazione è positiva si riscontrano possibili danni minimi e limitati.

Nelle aree di collina della Valsugana, Bleggio, Lomaso e Val di Cavedine, eventuali danni dovrebbero concentrarsi esclusivamente nelle zone pianeggianti più fredde o negli avvallamenti "laghi". In Val di Non e Val di Sole la situazione è diversificata tra le diverse zone territoriali e dipende in parte anche dal diverso stadio fenologico della coltura al momento della gelata. Nei pianori e negli avvallamenti, in particolare quelli posti a quote superiori ai 500 metri sul livello del mare, dove si sono verificati abbassamenti termici più significativi, potrebbero emergere le criticità maggiori. Si registrano infatti i danni più gravi alle produzioni in queste aree". 

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