L'allarme di Fugatti: «I trentini guadagnano meno degli altri»
Ieri si è riunito il tavolo di confronto sul tema salariale: i vertici della Provincia hanno incontrato le categorie economiche e le sigle sindacali. E i dati non sono buoni: «È un'emergenza, così non siamo attrattivi»
TRENTO. Visto che i soldi non ci sono, come ha detto il presidente della Provincia Maurizio Fugatti ai sindaci trentini, serve un sistema economico che sia innovativo e produttivo. E serve essere ambiziosi, non guardando ai dati generali italiani, ma confrontandosi con Alto Adige, Tirolo o Germania. Altrimenti il Trentino dovrà affrontare anni di lento ma inesorabile declino.
A chiedere tutto questo sono i sindacati, che al termine dell'incontro in Provincia con la giunta e i rappresentanti delle associazioni di categoria esigono un cambio di passo. «E alla luce dei problemi di finanza pubblica mettiamo le mani avanti: non si vada, in futuro, a tagliare sui sostegni alle famiglie o sui contributi ai lavoratori, ma si parta, per fare un esempio, dagli 80 milioni stanziati per gli sgravi Irap alle aziende che, dati alla mano, non hanno prodotto risultati sull’occupazione, sulla produttività o sulle retribuzioni».
Il presidente Maurizio Fugatti, la giunta e la Provincia si sono presi l’impegno di presentare, in tempi brevi, una sorta di piattaforma per le nuove politiche sui temi economici, con le proposte concrete per dare risposte alle tante esigenze, per passare dalle parole ai fatti e per realizzare gli obiettivi del documento della «Strategia provinciale della XVII Legislatura».
«Ci sono difficoltà ad essere competitivi sul fronte delle retribuzioni - ha detto Fugatti -. Qui da noi si guadagna meno rispetto ai territori vicini, come Alto Adige e Veneto, sia nel pubblico sia nel privato, e questa è una emergenza da affrontare. Perché se il Trentino non è attrattivo qualche problema nel medio-lungo periodo si creerà. Come uscirne? Partiamo dal prendere consapevolezza di questo. Poi credo che potremo superare le difficoltà lavorando insieme e individuando soluzioni sistemiche capaci di invertire la tendenza e che consentano al Trentino di rimanere attrattivo anche sul fronte del mercato del lavoro. Le strutture provinciali metteranno a punto una piattaforma di lavoro che conterrà possibili percorsi ed ipotesi di studio e che sarà illustrata nella prossima riunione del tavolo».
L’impegno è stato preso ieri, appunto al termine del tavolo di confronto con i rappresentanti delle associazioni di categoria - presenti i rappresentanti di Confindustria, Cooperazione, Albergatori, Confcommercio, Confesercenti, Artigiani e associazioni agricole -, e dei sindacati - i segretari di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -, dallo stesso Fugatti e dall’assessore Achille Spinelli - assente invece Roberto Failoni - accompagnati dai dirigenti Raffaele De Col, Laura Pedron, Sergio Bettotti e Luisa Tretter.
Tema centrale del confronto, come detto, è stato quello dei salari. D’altra parte la Provincia ha messo in cima ai propri obiettivi quello di promuovere la crescita dei livelli salariali. E nel documento programmatico di piazza Dante è chiaro: «Accrescere i tassi di occupazione e migliorare le condizioni salariali, in primo luogo femminili. C’è un indicatore che richiede un intervento decisivo: il tasso di inattività (15-64 anni) pari al 26% (maschi 20,4%, femmine 31,8%).
Gli inattivi in età lavorativa superano le 88,6 mila unità. Le retribuzioni in Trentino sono mediamente più basse rispetto all’Alto Adige, in taluni casi anche rispetto al Nord-Est, soprattutto per i profili non operai e non apprendisti. Il divario cresce al crescere delle professionalità.
Vi è inoltre un problema di “gender pay gap”: le differenze sono fortemente dipendenti dal ricorso al part-time fra le donne: il 36,4% delle occupate è in part-time, a fronte del 7% degli occupati uomini. Il part-time femminile nel Nord-est coinvolge il 33,1% delle lavoratrici, in Italia il 31,8%1». Ancora, più nel dettaglio, i dati forniti dalla Provincia durante la riunione: si evince come le retribuzioni in tutti i settori siano fortemente dipendenti dalla dimensione di impresa e crescono al crescere delle dimensioni dell’impresa.
A fronte di 45.025 imprese, 39.652 attività raggiungono i 9 addetti (8.500 con un solo addetto e 15mila imprese individuali, senza addetti), mentre 2.599 contano da 10 a 49 addetti. Nell’ambito turistico si registrano divari retributivi notevoli, dell’ordine di 10-15 euro al giorno, per la stessa mansione all’interno dello stesso territorio provinciale tra le diverse valli, mentre la media della retribuzione agricola è fortemente influenzata al ribasso dalla presenza della qualifica del “raccoglitore” (74% dei lavoratori), figura professionale di basso inquadramento e (molto) presente solo in Trentino per la fase della raccolta.
Punto critico anche per le imprese trentine è la difficoltà nel reperire manodopera qualificata, anche a causa della concorrenza dei territori limitrofi. Gli ultimi dati Excelsior dicono che il 58,9% delle imprese in Trentino fatica a trovare figure professionali, la percentuale è superiore a quella registrata a livello nazionale (47,9%) e nel Nord-est (53,7%). La popolazione in età lavorativa è in flessione, ma il tasso di disoccupazione sta continuando a decrescere (oggi tasso al 3,8%).