Trentino, sempre più famiglie in difficoltà: si taglia su tutto, pure sulla carne
Anna Vegliach, esponente trentina del Forum delle Famiglie, che raggruppa decine di associazioni, commenta l'analisi del Caf Acli sulla perdita del potere d'acquisto: “Da anni diciamo che non sono i bonus a servire, ma che servono provvedimenti strutturali che guardano su un arco di vent'anni”
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TRENTO. «Sappiamo che ci sono famiglie che stanno tagliando il consumo di carne, qualcuna addirittura usa l'olio di semi e non più l'olio di oliva che ormai sta diventando un bene di lusso». Preoccupata, ma battagliera, Anna Vegliach, esponente trentina del Forum delle Famiglie, che raggruppa decine di associazioni, commenta l'analisi del Caf Acli sulla perdita del potere d'acquisto.
Anna Vegliach, ha pesato soprattutto l'inflazione sui redditi famigliari…
«Sì. Ci ritroviamo nell'analisi delle Acli. L'inflazione si è fatta sentire tanto. Anche le famiglie con doppio reddito e tre o quattro figli stanno sentendo tanto la crisi. Le spese si moltiplicano. Penso a esempi molto pratici».
Dica.
«Con il budget a disposizione quest'anno invece di due settimane di vacanza quest'anno ne faranno una sola. Anche se le vacanze non sono un bene di prima necessità».
Però le vacanze influiscono sul benessere complessivo...
«Certo. Non è necessario arrivare alle fasce di povertà, ma le famiglie medie devono fare tanti tagli, significa ridurre le esperienze per i figli, o fare scelte difficili, pensando alle vacanze di un figlio, poi a un altro».
I carrelli della spesa sono meno pieni quindi?
«In realtà risulta difficile tagliare i carrelli degli alimentari. Si taglia altro. Non si va a mangiare fuori, che è un evento ormai rarissimo. Ci sono equilibrismi che una famiglia si ritrova a fare. Ci sono famiglie che hanno ridotto i consumi di carne. C'è chi è passato dall'olio di oliva all'olio di semi, perché oggi l'olio di oliva è un bene di lusso».
E lo stile di vita è cambiato in generale?
«Sì, abbiamo sempre più segnalazioni di famiglie in difficoltà. La donna che rimane sola perché il marito se ne è andato e lei non riesce più a fare fronte alle spese, non parliamo se aveva già uno stile di vita medio basso. C'è il vitto, le spese per l'alloggio, le spese per la quotidianità dei figli...»
E se c'è anche l'università per i figli?
«È impossibile, chiaro. Tutto si ripercuote. E poi ci sarebbero alcune cose da indagare...»
Quali?
«Una mamma in maternità per il terzo figlio riceve il contributo dallo Stato che di fatto le viene tassato completamente e lo perde. Spesso oltre all'inflazione ci sono altri inghippi di cui ci si rende conto solo quando te li vedi nella dichiarazione dei redditi».
Cosa chiedete?
«L'attuazione del coefficiente famigliare per la tassazione».
Quindi tenendo conto del nucleo famigliare?
«Certo, di quanti sono in famiglia. Oggi come oggi non succede. Una famiglia monoreddito da 50 mila euro all'anno viene tassata come una con lo stesso reddito ma con cinque figli. Sono anni che si parla di andare a fondo sul coefficiente famiglia, ma la cosa rimane sempre ferma».
Altre proposte?
«Ci attiveremo con le varie associazioni per capire se e in che modo possiamo portare avanti, alcune idee. Da anni diciamo che non sono i bonus a servire, ma che servono provvedimenti strutturali che guardano su un arco di vent'anni. Le famiglie quando decidono di fare dei figli affrontano la cosa già con una prospettiva di sicurezza. Invece, quando arrivano questi dati le amministrazioni attivano i bonus, ma mettono solo un cerottino che non cura la ferita».
Quindi la sua proposta qual è?
«Come detto i coefficienti famigliari e poi guardare alle politiche famigliari del Nord Europa, dove più figli si hanno e più contributi si ottengono, dove i congedi parentali sono quasi a stipendio pieno e distribuiti equamente tra madre e padre».