La Coldiretti in piazza per chiedere una stretta sui grandi carnivori: «Vogliamo risposte concrete»
Trattori, bandiere, animali: i contadini trentini protestano e chiedono attenzione davanti ai palazzi della politica
LE IMMAGINI Trattori in centro
TRENTO. Sono scesi in piazza con i loro trattori, le loro bandiere e anche un paio di asini. Soprattutto, con un’agenda fitta, in cui spiccano due temi forti. Uno generale, che investe l’intera agricoltura italiana, l’alto più “locale”, ma non per questo meno sentito.
Da un lato c’è il no, forte e convinto, ai «finti cibi italiani» che invadono gli scaffali dei nostri supermercati, affossando le produzioni nostrane; dall’altra la richiesta di intervenire sul fronte, delicatissimo, dei grandi carnivori, con la convinzione che il proliferare sulle nostre montagne (e non solo…) di lupi e orsi finirà per dare una mazzata alla zootecnia trentina.
Le bandiere gialle della Coldiretti hanno così invaso piazza Dante, numerose (oltre 1000 gli agricoltori presenti in piazza) e con un palco eretto proprio di fronte al palazzo della Regione.
«In primis - ha affermato il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi - chiediamo risposte concrete e immediate rispetto alla problematica dei grandi carnivori e dei cinghiali, una minaccia sempre più pressante per i nostri pascoli, ma anche per la sicurezza delle persone, e per l'impatto che questo fenomeno dilagante avrà sugli altri settori economici. Gli attacchi sempre maggiori stanno creando enormi difficoltà agli allevatori e agli agricoltori, compromettendo non solo il loro lavoro ma anche la tranquillità delle nostre comunità montane. È indispensabile ottenere interventi tempestivi ed efficaci per garantire la protezione delle nostre attività e delle nostre vite. C’è da tener presente inoltre che lo spopolamento della montagna causerebbe una serie di serie conseguenze sull’intera collettività. La mancanza di un presidio comporterebbe l’abbandono dei pascoli, che non verrebbero più mantenuti dall’uomo. In poco tempo il degrado e la fatiscenza prenderebbero il posto di quelli che oggi sono luoghi curati e mantenuti dai pastori. La manutenzione delle strade di montagna verrebbe meno, la mancanza delle necessarie opere infrastrutturali, nel tempo, creerebbe delle problematiche irrecuperabili. L'assenza di interventi umani necessari per la manutenzione dei versanti montuosi comporterebbe un aumento delle catastrofi idrogeologiche, come frane e alluvioni. Senza opere di drenaggio e consolidamento, infatti, le piogge intense erodono il terreno, provocando smottamenti che mettono in pericolo le aree a valle. In questo scenario, la perdita del tessuto sociale e culturale delle comunità montane si accompagnerebbe a un declino economico, rendendo sempre più difficile invertire il processo di abbandono».
Tra gli obiettivi della mobilitazione c’è quello legato alla modifica della Direttiva comunitaria Habitat: «Siamo tra i territori a livello nazionale più interessati dalla presenza di grandi carnivori, dobbiamo passare dalla conservazione alla gestione».
Tutelare gli allevatori, afferma la Coldiretti, significa anche difendere i presidi delle montagne ed evitare lo spopolamento e l’abbandono delle zone più marginali. Malghe e pascoli sono fondamentali per salvaguardare le eccellenze e le produzioni legate alla nostra storia e alle nostre tradizioni, con risvolti positivi anche per il settore turistico. A proposito di gestione delle malghe, per la Coldiretti è necessario preservare questo patrimonio con politiche concrete che evitino speculazioni e infiltrazioni della criminalità organizzata. Per quanto riguarda la sanità veterinaria, essa deve ritornare ad essere un vero alleato del settore zootecnico, gli allevatori hanno necessità di avere un professionista che consigli, che dia loro elementi per migliorare le condizioni dell’allevamento, oggi più che mai, considerate le nuove linee dettate dalla politica agricola comunitaria. Difendere la zootecnia significa concretamente riconoscere il ruolo che ha, non solo per sé stessa, ma per l’intera collettività. “A livello europeo -ricorda Barbacovi- ci stiamo battendo perchè venga concretamente modificata a livello europeo la direttiva habitat: i lupi devono passare da "specie rigorosamente protetta" a specie "protetta". Il cambio di definizione avrebbe un risvolto importante per la conservazione e la gestione di questi grandi carnivori, perché secondo le leggi di molti Paesi Ue la definizione di "specie protetta" consente una maggiore flessibilità nella gestione di questo fenomeno. Con una popolazione di oltre 25.000 lupi a livello europeo non si può più parlare di animale in via di estinzione!”.