Fauna / Dro

La verità del francese aggredito dall'orsa: «Mi sono rannicchiato, le mani sulla testa, immobile. Per due volte»

Vivien Traiffaux, spesso in zona per trovare i suoi parenti italiani, ha raccontato i fatti agli uomini della Forestale, poi ha dovuto ripeterli a Failoni che è andato in ospedale a trovarlo: ecco com’è andata

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di Leonardo Pontalti

DRO. «Stavo correndo, quando mi sono trovato l'orso davanti. E aveva con sé almeno un cucciolo».

Ieri mattina, all'ospedale Santa Chiara, il quarantatreenne francese che martedì poco dopo le 7 è stato aggredito dall'animale nei boschi sopra Dro, ha ripercorso l'accaduto per due volte. Prima Vivien Traiffaux lo ha fatto con gli uomini del corpo forestale provinciale che lo hanno sentito per poter avere quanti più elementi precisi e circostanziati per definire la ricostruzione dell'accaduto e procedere con l'identificazione dell'esemplare che ha aggredito l'uomo a Ceniga, lungo il sentiero degli Scaloni.

Poi con l'assessore al turismo e alle foreste Roberto Failoni, che ha voluto fare visita di persona al quarantatreenne, nel reparto del polo sanitario del capoluogo.

Che cosa ha detto? «Ho avuto paura, ma quando ho capito che l'animale sarebbe arrivato contro di me, sono riuscito a gettarmi a terra con la pancia a terra e le braccia dietro alla testa, come indicano di fare. Credo che non sempre sia possibile arrivare a farlo, ma io ne ha avuto il tempo e credo di essermi salvato così».

Traiffaux, dopo che l'animale sembrava essersi allontanato, si era rialzato, scivolando lungo un pendio, con l'esemplare che lo aveva nuovamente seguito, per poi allontanarsi dopo aver visto il quarantatreenne rannicchiato.

Proprio la capacità di rimanere immobile, per due volte in pochi eterni istanti, ha quasi certamente evitato al quarantatreenne che l'animale reagisse in maniera ancora più violenta sentendosi minacciato e vedendo a rischio i cuccioli. Dopo aver dissuaso dunque l'uomo a proseguire oltre, se n'è andato.

Un comportamento che non è scontato per nessuno riuscire a tenere, elemento questo che da sempre viene sottolineato come tra i più critici nel riuscire a favorire una coesistenza tra uomo e grandi carnivori.

Per sua fortuna, Traiffaux è riuscito a mettere in atto le azioni consigliate, cavandosela con conseguenze tutto sommato lievi: potrà raccontare la disavventura e non era scontato.

Se durante la deposizione con la forestale l'uomo - residente nei pressi di Strasburgo e da tempo legato al territorio dell'Alto Garda, dove con la famiglia scende spesso, ospite di alcuni parenti - è sceso necessariamente nei particolari, con l'assessore provinciale Failoni ha tenuto una chiacchierata più colloquiale, senza entrare nuovamente nello specifico.

È stato lo stesso Failoni a spiegare di ave voluto unicamente fare visita all'uomo per portargli la vicinanza di tutto l'esecutivo e dell'intera comunità trentina. «Voglio ringraziare i soccorritori e tutto il personale medico dell'ospedale - ha spiegato la vittima dell'aggressione a Failoni - perché se tutto finirà presto e per il meglio è anche grazie a loro».«Ho trovato una persona serena, nonostante le ferite riportate e dopo il grande spavento di qualche ora prima», ha spiegato l'assessore: «Una persona davvero eccezionale, piena di energia. Quello che è accaduto è molto grave e stiamo cercando di occuparci della questione con celerità in modo che quello che è accaduto a lui non accada anche ad altre persone. Ma da parte sua ho trovato davvero grande sensibilità ed equilibrio. Abbiamo potuto scoprire come il suo legame con l'Alto Garda fosse di lunga data grazie alla presenza di parenti nella zona di Dro e ci siamo dati appuntamento per i prossimi giorni proprio là, per una visita anche ai suoi familiari una volta che sarà dimesso».

Proprio sulle condizioni sanitarie ha voluto concentrarsi Failoni, che è stato rassicurato dallo stesso ferito: «Fortunatamente sta bene, credo che verrà trattenuto ancora qualche giorno in ospedale, ma unicamente per avere la certezza che le ferite provocate dall'animale non favoriscano l'insorgere di infezioni, in questi casi è sempre uno dei pericoli più insidiosi. Ma dal punto di vista dei graffi e dei traumi, le conseguenze sono state limitate e il quarantatreenne potrà tornare presto a casa dai propri cari, dalla moglie e dai tre figli»

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