Trento / Il nodo

Gli alloggi militari restano in via al Desert, meno spazio per il futuro ospedale

Non va in porto la trattativa per la permuta su quei 2,5 ettari. L’area camper troppo lontana, su via Monte Baldo i viadotti avrebbero allungato i tempi: l’esercito dice di no. Intanto, in commissione urbanistica comunale l’area Gadotti, Trentinello ed ex Enderle passano ad aree Not

OSPEDALE Al Tar pure la nomina di chi deve istruire la pratica
TEMPI 
Per la giunta provinciale "cantiere entro il 2025"
NOT Vent'anni di controversie e ripensamenti

di Chiara Zomer

TRENTO. Il futuro Not dovrà fare a meno dei 2,5 ettari degli alloggi militari. Ormai è ufficiale abbastanza che la Provincia - nell'imminenza della seconda fase di gara - sta cercando soluzioni alternative.

Dall'esercito è stata tuttavia data garanzia di un dettaglio che dettaglio non è: i generali - e il ministero - dicono sì al prolungamento di via Jedin verso via Fersina. Un aspetto che garantisce le soluzioni viabilistiche indispensabili per la città del futuro, che comprende anche in NorduS. Quindi niente permuta. Ma questo non significa che il nuovo ospedale trentino non avrà spazio sufficiente: nell'area di via al Desert la partita non è ancora del tutto conclusa.

Mentre il Comune fa quel che deve: andrà a giorni in consiglio comunale la variante opere pubbliche che allarga l'area del Trentinello, l'area Gadotti e l'area ex Enderle, che diventeranno formalmente destinate al Not.Con ordine. Si ricorderà il problema: nel momento in cui si è scelto di realizzare il Not in va al Desert, si è posto il problema degli spazi: ne servono di più, ora che sono cambiate le esigenze soprattutto per via della scuola di medicina. Comune e Provincia avevano chiesto un aiuto allo Stato, e in particolare al ministero della Difesa. In quell'ampia area il disgraziato Prg del 2019 prevedeva alloggi per i militari, al posto dell'ex caserma Chiesa. Da qui la richiesta allo Stato, perché venisse spostato il progetto (già approvato) su un altra area.

La trattativa era partita, un accordo sembrava a portata di mano. In realtà, un po' le esigenze dell'esercito sono piuttosto stringenti, un po' la Provincia è stata impegnata più su altri fronti, il risultato è che non è arrivati ad un'intesa.

Le ultime due proposte, per dare un'idea, erano state l'area camper ritenuta troppo lontana dalle caserme e l'area dell'attuale parcheggio Monte Baldo, che però è stata scartata per via dell'elettrodotto, che implicava tempi troppo lunghi.

È stata la fine della trattativa. In una lettera alla Provincia il ministero ha chiarito che non c'è più margine.

Gli alloggi - 79 appartamenti, per 316 militari - restano in quel triangolo di terra su cui si voleva allargare il Not. Però il ministero ha confermato la disponibilità di realizzare il progetto rinunciando ad un po' di spazio, in modo da rendere possibile il prolungamento di via Jedin verso via Fersina. Dalla rotonda di via al Desert, cioè, si farà partire un nuovo collegamento verso sud utilissimo ad alleggerire il traffico su via Degasperi, ma indispensabile nel momento in cui si immagina il tragitto del NorduS, che da lì passerà.Questo fa sì che il venir meno di quei 2,5 ettari non comprometta l'intero progetto Not. Anche perché spazio vitale, per il futuro ospedale, si sta ricavando un pezzo alla volta: chiusa la trattativa per l'acquisto, l'area Gadotti, il Trentinello e l'area dell'ex Enderle diventeranno anche formalmente area Not. In commissione il tema è già stato affrontato giovedì scorso, ora se ne parlerà n consiglio comunale.

Restano alcune residenze private, aree residenziali a nord di Protonterapia che, in un ragionamento strategico sull'area, è evidente che possono essere al centro di una riflessione. Ma prima di immaginare modifiche urbanistiche, servono gli accordi con i privati. Quindi per adesso quelle sono solo aree limitrofe e nulla più. Fin qui la partita urbanistica, che si sta accelerando, per arrivare pronti alla seconda fase della gara.

Il gruppo di lavoro coordinato dal commissario Antonio Tita sta rispettando il cronoprogramma che si era dato mesi fa, e che come obiettivo ultimo ha il taglio del nastro al nuovo ospedale trentino, (che nel frattempo ha cambiato nome in Nuovo polo sanitario e universitario di Trento) nel 2030.

Entro fine mese, o al più entro ferragosto, dovrebbe chiudersi la prima fase, quella cioè in cui si definiscono il quadro esiziale, il Dip (documento di indirizzo della progettazione), il Docfap (documento di fattibilità delle alternative progettuali), il documento cioè che chiarisce perché ristrutturare il Santa Chiara è anti economico e poco efficace rispetto alle esigenze della sanità trentina e definisce se il futuro ospedale si dovrà sviluppare in estensione, altezza o una via di mezzo.

Sono i documenti a base di gara, che daranno limiti e coordinate per il progetto di fattibilità tecnico economica.

Resta aperta la partita della scuola di medicina. Come è noto, una delle ipotesi è quella di usare il lotto di terreno di 2,4 ettari di proprietà del Comune di Trento a sud dell'area camper, in via Fersina. Il rettore aveva già chiarito che all'Università serve, soprattutto, che si faccia presto. Il sindaco di Trento invita ad evitare le fughe in avanti: si decida tutti insieme.

comments powered by Disqus