Vicina la stagione della caccia crescono i cervi da abbattere: tutti i numeri
Discorso che non vale per il capriolo: fino a quest'anno compreso, c'è stato un lieve calo sia di quanti di potevano cacciare, sia di quelli effettivamente cacciati. E il 2024, stagione venatoria che sta per cominciare, non fa eccezione
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TRENTO. L'anno scorso nei boschi del Trentino sono stati cacciati 3.727 cervi. Meno di quanto era concesso dal piano di prelievo, ma ampiamente più dell'anno prima. D'altronde ormai da tempo è in atto un tentativo di limitare il numero di cervi. Discorso che non vale per il capriolo: fino a quest'anno compreso, c'è stato un lieve calo sia di quanti di potevano cacciare, sia di quelli effettivamente cacciati. E il 2024, stagione venatoria che sta per cominciare, non fa eccezione.
La stagione venatoria è alle porte: da ieri, 17 agosto, si può sparare al camoscio, dall'8 settembre a cervi e caprioli. Ma le regole che limitano le doppiette trentine ci sono e sono precise: a indicare quanti capi - non solo per specie, ma anche per tipo: maschio, femmina, piccoli - è il Servizio faunistico della Provincia, che lo fa partendo dalla proposta dell'Associazione cacciatori. In questo contesto, da qualche anno si è posto il problema di gestire il cervo, specie che si è propagata con grande velocità a discapito spesso dell'ambiente attorno, soprattutto della rinnovazione forestale.
Il risultato è che nell'ultima revisione degli obiettivi di gestione del cervo, si punta quasi ovunque alla riduzione: «Negli ambiti territoriali Adige Destra, Sarca, Trento e Cembra gli obiettivi gestionali tengono conto della necessità di limitare la presenza della specie - si legge nel piano - negli ambiti territoriali Tesino, Alta Valsugana, Bassa Valsugana, Pergine-Pinè-Val dei Mocheni, Val di Non Destra, Val di Non Sinistra, Alta Val di Non e Val di Sole gli obiettivi di gestione tengono conto della necessità di contenere la popolazione sotto le capacità portanti dell'ambiente naturale, ma comunque di assicurare un'equilibrata articolazione della struttura di popolazione; per i restanti ambiti, gli obiettivi, pur tenendo conto dei condizionamenti sopra riportati, sono rivolti a mantenere una popolazione ben strutturata per classi di età e in equilibrio con il contesto ambientale.
Negli ambiti territoriali Alta Val di Non e Val di Sole la presenza del cervo risente della vicinanza del Parco Nazionale delle Stelvio. Pertanto l'obiettivo di consistenza tiene conto del contesto particolare». I piani di prelievo vanno di conseguenza: è in crescita la possibilità di cacciare cervi ormai dal 2018. Nel 2023 erano stati assegnati 4.229 capi e abbattuti 3.727, più dei 3.491 del 2022 e più dei 2.287 del 2018.La dinamica è esattamente opposta rispetto al capriolo. Basta dare un'occhiata al consuntivo delle ultime stagioni venatorie: nel 2018 erano stati assegnati 6.729 capi, ne sono stati abbattuti 4.185, nel 2022 ne sono stati assegnati 5.553 ne sono stati abbattuti 3.644, l'anno scorso assegnati 5.814, abbattuti 3.840. Questo 2024 siamo in linea, 5.830, con una popolazione generale comunque che risulta in crescita (30.053 animali).Infine, il camoscio.
È noto il consuntivo della stagione: a fronte di 3.436 assegnati, sono stati abbattuti l'anno scorso 3.072 animali. Il piano di prelievo non è ancora stato approvato, ma il servizio faunistico ha indicato i piani di prelievo del muflone: 28 capi in Alta Valsugana, 50 val di Fassa, 35 Giudicarie, 15 Primiero, 26 Rendena, 5 Sarca e 13 Val di Sole.