Giustizia / Il caso

Arrestato per una condanna di 25 anni fa: vacanza sul Garda rovinata per un turista

La giustizia della Polonia, suo Paese d'origine, si era espressa sul fatto nel lontano 1999. La condanna è stata piuttosto pesante anche per il quantitativo ingente di droga ritrovata: era contestato un traffico di ben 15 chilogrammi di marijuana

di Marica Viganò

GARDA. Dal sole del lago di Garda al carcere di Trento il passo è stato breve per un turista cinquantenne proveniente dalla Germania: arrivato da poche ore in Italia è stato raggiunto dagli agenti del Commissariato di Riva e arrestato su mandato di cattura europeo. L'accusa è di traffico di sostanze stupefacenti in concorso con altri soggetti, con una condanna a 15 anni di carcere. Particolare non secondario è che si tratta di un reato risalente al Ventesimo secolo: la giustizia della Polonia, suo Paese d'origine, si era espressa sul fatto nel lontano 1999.

La condanna è stata piuttosto pesante anche per il quantitativo ingente di droga ritrovata: era contestato un traffico di ben 15 chilogrammi di marijuana. Ma la giustizia polacca sarebbe stata ferma per parecchio tempo, dato che l'uomo, pur cambiando Paese, ha condotto la propria esistenza alla luce del sole.

Nel corso di questi ultimi 25 anni si è trasferito in Germania, ha una attività lavorativa regolare, si è creato una famiglia. Forse proprio per il ritardo nella notifica, per l'anomalia di questo mandato che riporta la data del 23 dicembre 1999 (si era espressa la corte distrettuale di Szczcin), la Corte d'appello di Trento - competente per l'applicazione di tali misure cautelari - ha accolto la richiesta dell'avvocato Andrea Antolini, legale del cinquantenne, e ordinato la liberazione dell'arrestato, che dovrà però presentarsi ogni giorno al Commissariato di Riva del Garda.

Una vacanza che è partita malissimo, ma che alla vigilia di Ferragosto ha preso una piega di apparente normalità: dopo due notti passate in cella, il turista il 14 agosto è potuto tornare a Riva a riabbracciare la famiglia, godendosi - per quanto gli è possibile in questo contesto - il sole e la spiaggia. Naturalmente ha il divieto di espatrio. Quando si tratta di Mae, i mandati di arresto europei, la Corte di appello verifica le condizioni di applicazione delle misure cautelari; se c'è pericolo di fuga, ad esempio, è automatico che venga disposta la detenzione in carcere.

Nel caso del cinquantenne polacco, è stato tenuto in considerazione il fatto che non sia arrivato in Italia di nascosto, ma che abbia prenotato la vacanza. Evidentemente ignorava che il suo nominativo fosse stato inserito dalle autorità polacche nel sistema internazionale della polizie europee, per la cattura.

Il presidente della sezione penale dell'Appello, Ettore Di Fazio, convalidando l'arresto, ha valutato positivamente la richiesta avanzata dall'avvocato Antolini e ritenuto adeguata la sola misura del divieto di espatrio con obbligo di presentazione alla polizia di Riva ( il passaporto del soggetto è stato trattenuto in Commissariato).

L'uomo rimane dunque in Italia, in attesa che la procura polacca invii gli atti integrali relativi alla richiesta di cattura: alla luce della documentazione attesa, la Corte d'appello potrà decidere nel merito sulla validità della misura e sull'eventuale estradizione.

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