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Gioco d'azzardo, allarme per le donne: nel post pandemia triplicano le giocatrici online

In totale durante lo scorso anno in Trentino sono stati spesi 406,4 milioni di euro per scommesse, poker e altro. Da rimarcare la crescita: nel 2022 la raccolta totale è stata di 339,6 milioni e ciò significa che in un solo anno sono stati giocati 66,8 milioni in più, con un aumento del 19,7%. Nel 2022 solamente in Trentino le perdite totali hanno superato i 18 milioni di euro
 

di Francesca Cristoforetti

TRENTO. Se il numero di giocatori d'azzardo nel post pandemia è raddoppiato, per le giocatrici la cifra arriva a triplicare. E con l'avanzare dell'età per le donne aumenta anche il grado di problematicità legato alla ludopatia. «Per l'uomo questa viene vista come una patologia da affrontare insieme e con il supporto della famiglia, nella maggior parte dei casi con una figura femminile al suo fianco, mentre per una donna questo rimane ancora un forte stigma anche a causa dei ruoli sociali che le vengono cuciti addosso».

A spiegare questo fenomeno sotto una luce diversa è Giulia Tomasi, psicoterapeuta per l'associazione Ama (Auto Mutuo Aiuto Trento), specializzata in temi quali ritiro sociale, dipendenza da Internet, gaming disorder e sindrome hikikomori. Ormai sembra chiaro infatti come il gioco d'azzardo possa trasformarsi in pochissimo in una vera e propria malattia.

Eppure le modalità e la percezione del problema divergono nettamente se declinati al femminile e questo, da quanto si evince dai dati, appare evidente.

I numeri.

Secondo i dati forniti da Ipsad (italian population Survey on Alcohol and other drugs) nel 2023 sono circa 20milioni e mezzo (43%) gli italiani "giocatori" compresi tra i 18 e gli 84 anni. Un dato questo che con gli anni, sebbene si sia mantenuto stabile, ha visto un forte aumento nel gioco online, che nel 2022 è arrivato al 9%. Concentrandosi solo sull'analisi del genere femminile, questa percentuale è passata dall'1,2% nel 2013-2014, allo 0,9% nel 2017-2018 per poi raggiungere il valore più alto mai rilevato nel 2022 pari a 2, 9%.

Ciò significa che, se nella popolazione maschile il gioco online è raddoppiato da prima della pandemia in quella femminile è addirittura triplicato.

Soldi spesi in Trentino

La Provincia di Trento, purtroppo, non sembra distanziarsi di molto dalla fotografia nazionale. In totale durante lo scorso anno in Trentino sono stati spesi 406,4 milioni di euro per scommesse, poker e altro. Da rimarcare la crescita: nel 2022 la raccolta totale è stata di 339,6 milioni e ciò significa che in un solo anno sono stati giocati 66,8 milioni in più, con un aumento del 19,7%. Nel 2022 solamente in Trentino le perdite totali hanno superato i 18 milioni di euro.

Il gioco per le donne

«La questione ha una certa portata se si tratta di donne - spiega Tomasi - lo stigma al femminile è molto più forte rispetto agli uomini. Ad incidere molto la questione culturale che le donne si portano dietro, loro malgrado». Su di loro infatti, grava il costante ruolo di «madre» o di «care giver». «Sono loro a fare molta più fatica a chiedere aiuto proprio per il forte senso di vergogna e i sensi di colpa. La richiesta di essere presenti in quanto madri è un riempitivo molto forte: in molti casi quando questo elemento viene a mancare le donne tendono ad avvicinarsi al gioco d'azzardo».

I numeri parlano chiaro

Rispetto alla «problematicità», cioè a "quanto si gioca", nel 2022 si è osservata una riduzione del gioco d'azzardo sia a basso rischio sia a rischio moderato severo negli uomini. Dato in diminuzione confermato anche per le donne, se si guarda il quadro generale. Infatti nel 2022 sono state rispettivamente il 2, 4% e lo 0, 5% quelle con un profilo a basso rischio e a rischio moderato/severo a fronte del dato osservato nel 2017-2018 pari al 3,3% (basso rischio) e 1, 3% (rischio moderato/severo). Tuttavia esiste un elemento che può far riflettere: nelle donne l'avanzare dell'età va di pari passo con un incremento del livello di problematicità.

Le donne con un profilo di gioco moderato/severo passano dall'1, 4% tra le 18-40enni, all'1, 3% tra le 41-60enni e al 2, 1% tra le 61-84enni. Insomma, più sono grandi, più giovano. Nella maggior parte dei casi hanno un nucleo familiare tradizionale, vivono con il proprio coniuge o convivente e più della metà ha figli. E se confrontate con i giocatori, sono maggiormente separate, divorziate e vedove. Interessante notare le differenze sul titolo di studio. Il numero di giocatrici che ha conseguito la laurea (triennale o magistrale) o un titolo post-laurea (39, 5%) è maggiore rispetto ai giocatori (36, 3%).

Da un punto di vista lavorativo, gran parte di loro è occupata (60, 5%), ma recepisce un reddito netto mensile (sia personale sia familiare) più basso rispetto ai giocatori. «Se per gli uomini si parla di un titolo di studio più basso o di disoccupazione, per le donne il problema è diverso e molto più trasversale. E questo si riflette anche nel modo di giocare. Se nella fascia 18-25 non c'è una sostanziale differenza, tra quelli più anziani c'è un maggior divario. Infatti l'universo maschile predilige giochi di adrenalina per avere una rivalsa sociale: l'obiettivo è vincere, riuscire quindi a riaffermarsi attraverso lo status economico. L'universo femminile preferisce Gratta&Vinci, Lotto, Superenalotto, slot machine: una sorta di fuga da stati emotivi dolorosi, ansia, depressione e stress». A sostegno di questo elemento, lo studio riporta che più della metà delle giocatrici ha avuto esperienza di violenza psicologica e/o fisica nella propria vita, rispettivamente il 54,3% e il 9,9%.

Gruppi ad hoc 

Alla luce di questi aspetti è necessario creare la giusta rete di accoglienza. La stessa associazione Ama, attiva da tempo in questo campo, è riuscita a creare dei gruppi dedicati. «Avere un gruppo ad hoc fa la differenza - conclude l'esperta - Questo fenomeno viene riscontrato anche sulle trentine. Come detto se la donna viene scoperta dai famigliari, chi sta intorno a lei cerca di nascondere il problema e questo inficia sul chiedere aiuto. Al contrario invece per un uomo che nella maggior parte dei casi ottiene il giusto sostegno. La donna qui arriva sola. Per questo è importante riuscire a parlarne». Qualsiasi donna che si trovi in un momento di difficoltà e che si riconosce nel problema può contattare il numero di telefono dell'associazione Ama, 342 821 0353.

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