Dentista quarantenne maltrattava l'anziana madre: condannato e diffidato dall'avvicinarsi
Il primo grado vede una pena di 2 anni e 6 mesi per l’uomo, ricostruita una convivenza burrascosa fra liti e discussioni per questioni di soldi, ma anche percosse
TRENTO. Era stato accusato di violenza nei confronti della madre con la quale condivideva l'abitazione, arrivando ad aggressioni non solo verbali ma anche fisiche. Così il caso di un dentista quarantenne trentino era finito sul tavolo della Procura che aveva aperto un'inchiesta a suo carico, imputando al professionista i reati di maltrattamenti, lesioni personali ed estorsione.
Al tribunale di Trento il giudice dell'udienza preliminare Gianmarco Giua ha pronunciato la sentenza: pena di 2 anni e 6 mesi, oltre al pagamento di una multa pari a 1.200 euro.
Una condanna, va detto, minore rispetto a quella richiesta dalla titolare del fascicolo, la pm Maria Colpani, che per l'imputato aveva chiesto 4 anni e 8 mesi: il giudice sembra aver accolto in parte le richieste della difesa, rappresentata dagli avvocati Anais Tonel e Michele Busetti.
«Ci riserveremo la possibilità di proporre appello dopo la lettura della motivazioni della sentenza - dichiarano i legali rappresentanti al termine dell'udienza - l'imputato ancora oggi sostiene di non essere mai arrivato a tali violenze».
Il tutto infatti - a detta della difesa - si sarebbe svolto in un lasso di tempo inferiore rispetto a quello denunciato inizialmente, ossia non dal 2018 al 2023 ma da fine 2020 al 2022, periodo in cui l'imputato viveva sotto lo stesso tetto con la madre. La quale era stata sentita dopo aver denunciato quanto stava subendo.
La donna però (ritirando successivamente la querela) non si è mai costituita parte civile nel procedimento penale a carico del figlio che, finito nei guai con la giustizia, aveva optato per il rito abbreviato condizionato all'audizione della stessa.
Stando a quanto sostenuto dalla difesa per quanto riguarda il reato di estorsione, il professionista «non avrebbe approfittato di una persona con fragilità», nonostante l'età della donna, e le somme gestite e a lei competenti «erano in condivisione», secondo la versione del quarantenne. Il quale avrebbe sì confermato «momenti di tensione e di contrasto» ma che non sarebbero mai ecceduti in tali condotte.
Ricostruzioni che soltanto il documento con le motivazioni del giudice - che verranno depositate entro 90 giorni - potranno confermare.
Secondo l'accusa i fatti risalirebbero al 2018 quando le minacce e gli atteggiamenti aggressivi del figlio si sarebbero presentati quasi quotidianamente nei confronti della vedova. Stando a quanto ricostruito diversi sono stati gli episodi di percosse, ingiurie e minacce, usando espressioni come «crepa» o «spero che tu muoia». Tutto per motivi di economici.
L'uomo, che pagava anche parte delle spese di affitto, nonostante continuasse a svolgere il suo lavoro, era solito chiedere insistentemente somme di denaro, arrivando incutere terrore nella donna. Stando agli atti avrebbe pure sottratto dalla casa alcuni oggetti per rivenderli e riuscire a ricavare la somma necessaria per l'acquisto di sostanze stupefacenti.
Inoltre nel 2019 durante un'accesa discussione legata alla necessità di ricovero della donna in una clinica, l'odontoiatra l'avrebbe spinta a terra provocandole una frattura vertebrale e del polso, facendola finire in ospedale. In totale, compreso il periodo di riabilitazione, alla vittima era stati dati più di 40 giorni di prognosi.
La storia era venuta alla luce grazie a lei che a gennaio del 2023 per porre fine a questo incubo si era rivolta ai carabinieri, querelando l'uomo, ora condannato in primo grado. Per lui era stata disposta la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla madre.