In Trentino nel 2023 ben 226 aggressioni a personale sanitario, le infermiere le più colpite
La Consulta provinciale per la salute: colpite in grandissima parte donne, 199 casi, pari all'89% del totale. La presidente Elisa Viliotti: «Vogliamo esprimere solidarietà e vicinanza al personale sanitario, ma bisogna rafforzare le misure di protezione per la sicurezza di medici, infermieri e di tutti gli operatori sociosanitari»
TRENTO Nuova aggressione ai sanitari: è successo in Pediatria
BOLZANO Ex paziente accoltella un medico in psichiatria
SANTA CHIARA Arriva il pulsante anti-aggressione
TRENTO Operatori sanitari aggrediti in Psichiatria
ORDINE Il presidente Ioppi: così si minaccia il servizio pubblico
TRENTO. La vergognosa piaga delle aggressioni al personale sanitario, tornata d'attualità nelle ultime settimane a livello nazionale, purtroppo coinvolge anche la nostra provincia e la nostra regione. Dopo le segnalazioni dei giorni scorsi - con i casi al Pronto soccorso di Trento, ma anche all'ospedale di Bolzano -, la Consulta provinciale per la Salute, nell'esprimere solidarietà al personale e ferma condanna per i fatti, ha fornito una serie di dati interessanti.
Secondo la relazione 2023 dell'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie (Onseps), che raccoglie segnalazioni e denunce su base volontaria, in Trentino l'anno scorso ci sono state 226 aggressioni.
Questi casi hanno colpito in grandissima parte donne (199 casi, ovvero l'89% del totale), di giovane età fino a 29 anni (70 casi), dai 30 ai 39 anni (47), dai 40 ai 49 anni (37), dai 50 ai 59 anni (53) dai 60 anni in su (13). I due profili professionali più coinvolti sono le infermiere e le operatrici sociosanitarie, mentre i luoghi più gettonati sono Rsa, residenze protette, Pronto Soccorso e servizio di emergenza/urgenza territoriale.
Le oltre duecento aggressioni sono state sia verbali che fisiche, e in gran parte fatte da pazienti.
«Vogliamo esprimere - spiega la presidente Elisa Viliotti - solidarietà e vicinanza al personale sanitario che vive la propria quotidianità sentendosi in pericolo, e condannare fermamente chi, attraverso l'aggressività dei propri atti, demotiva e mortifica la vocazione di cura degli operatori di salute, svilendo anche la natura universalistica e solidaristica del Servizio Sanitario Nazionale. Nell'analizzare la situazione non possiamo esimerci dal valutare le dinamiche sociali sottese ad un fenomeno crescente di violenza, fragilità psichica ed intolleranza».
La Consulta riporta anche alcuni inquietanti dati nazionali: 16 mila aggressioni, subite per la maggior parte da infermieri, seguiti da medici e oss, con atti rivolti per i due terzi a persone di sesso femminile, in ambienti quali Pronto Soccorso, Aree degenza, servizi psichiatrici e ambulatori. I principali aggressori sono i pazienti (69%), seguiti dai parenti (28%), con il 68% delle aggressioni verbali, il 26% di tipo fisico e il 6% contro beni di proprietà.
Prosegue Viliotti: «Bisogna rafforzare le misure di protezione per la sicurezza di medici, infermieri e di tutti gli operatori sociosanitari cui si deve prioritariamente garantire incolumità fisica e psicologica. Se la pandemia di Covid19 ha indubbiamente accelerato e accentuato la tendenza alla violenza, creando maggiori tensioni sul personale ospedaliero, anche la carenza di personale, comportando un minor numero di operatori per paziente, potrebbe aver determinato relazioni più deboli con gli utenti e, di conseguenza, anche una sottovalutazione dei problemi comportamentali degli stessi.
Serve anche una seria analisi delle cause di un disagio dei cittadini diffuso verso la sanità, spesso fondato su una percezione di difficoltà di accesso alle cure, sui lunghi tempi di attesa per le visite specialistiche o sui costi elevati delle cure privatistiche. E servono anche azioni culturali e comunicative per diminuire gli accessi inappropriati ai Pronto Soccorso e all'abuso degli accertamenti diagnostici, unitamente ad una riorganizzazione della medicina territoriale per dare tempestive risposte».
Sul tema si è espresso ieri anche il segretario della Fimmg Trentino Valerio Di Giannantonio: «Piena solidarietà ai colleghi aggrediti in queste ore mentre espletavano il proprio servizio a Trento e Bolzano, ma ovviamente anche in Campania, Sardegna ed in tutta Italia».
Anche la Fimmg Trentino si unisce alla lettera aperta che il segretario nazionale Silvestro Scotti ha inviato a Sergio Mattarella chiedendogli di parlare ai cittadini per ricordare loro che il personale sanitario è un patrimonio da difendere se si vuole un SSN pubblico e conforme alla costituzione.