Lavoro / Protesta

Vetri Speciali, la vertenza si inasprisce, dopo il primo sciopero ipotesi chiusura anticipata del Ciré

Secondo i sindacalisti l’azienda avrebbe già iniziato a smantellare: «Se non ci ascoltano, porteremo la lotta anche nello stabilimento di Gardolo»

PERGINE. Il primo dei quattro giorni consecutivi di sciopero proclamati dai lavoratori della Vetri Speciali di Ciré, nell’ambito della vertenza sul trasferimento della produzione a Spini di Gardolo, si è aperto sulla scorta di voci di una “serrata”: voci insistenti secondo cui la proprietà avrebbe sospeso la produzione per chiudere tutto prima di venerdì 27 settembre, ufficialmente ultimo giorno di lavoro della storica azienda perginese.

Nessuna nota ufficiale, ma pochi dubbi (davanti alla fabbrica) sul fatto che la proprietà avrebbe deciso di sospendere la produzione fino a martedì, quando inizierà lo svuotamento dei canali, ossia i bracci che portano alle macchine infornatrici, mentre dal 1° ottobre inizierà lo svuotamento e spegnimento totale del forno, a cura di un’impresa esterna specializzata.

Secondo Ezio Casagranda, rappresentante del sindacato di base Cub che conta 24 iscritti a Ciré (ma non viene fatto sedere al tavolo delle trattative), l’intento dell’azienda sarebe chiaro: «Fare pressioni sui lavoratori, dicendogli sostanzialmente che è inutile che facciano sciopero. E’ grave, questi lavoratori non stanno chiedendo un aumento ma il mantenimento dei diritti acquisiti, che non sono stati regalati ma conquistati in anni di lotte».

Diritti che corrispondono a emolumenti fissi intorno ai 250 euro a dipendente per 14 mensilità. Soldi su cui si fanno i conti anche per le spese di casa, l’affitto, il mutuo.

Osvaldo Angiolini, della Uiltec-Uil che rappresenta la maggioranza dei lavoratori di Ciré, conferma le voci di una fermata anticipata dello stabilimento: «La cosa che mi dà fastidio è che questo avvenga quando è in atto uno sciopero, che i lavoratori pagano in modo pesante (5 giorni in un mese equivalgono a più di 500 euro di retribuzione persa), fatto per rivendicare diritti sanciti dal contratto nel caso di trasferimento: il mantenimento della retribuzione che per noi significa mantenimento di paga base, contingenza, indennità di superminimo, reperibilità, buono pasto, tutto. Invece, l’azienda parla di retribuzione lorda. Se non accettano ciò che chiediamo, vedremo di trasferire la protesta anche a Gardolo, dove ci sono 200 dipendenti che da anni chiedono trattamenti economici migliorativi».

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