Accoglienza / Trento

Dopo la Residenza Fersina, ipotesi Villa San Niccolò: primi contatti tra Curia e Provincia

La struttura sarà abbattuta per fare il nuovo ospedale, la giunta ammette di non avere idee su dove mettere i profughi, ora si inizia a pensare ad una alternativa

TRENTO. C'è un ipotesi di lavoro per il post residenza Fersina: casa San Pietro in località San Nicolò, il grande edificio di proprietà della Curia, ai piedi della collina tra Piedicastello e Ravina. Intendiamoci, non c'è nulla di firmato, ma le interlocuzioni sono avanzate al punto da farla considerare una concreta possibilità. La prima, per altro, da quando si è chiarita la tempistica piuttosto stringente per la chiusura della residenza Fersina: entro un anno da adesso.

Il problema è noto da tempo. La residenza Fersina è uno dei cardini del progetto d'accoglienza, che la giunta provinciale da tempo ha deciso di centralizzare sul capoluogo: pressoché tutti i richiedenti asilo inseriti nel progetto sono infatti ospitati a Trento. Così come - per altro - sono in città anche i tantissimi che dal progetto sono esclusi o sono in attesa, e cercano sistemazioni di fortuna, ma questa è un'altra faccenda.

Tra le strutture che ospitano i migranti, la Fersina di via al Desert svolge un ruolo fondamentale: sono 270 le persone che lì trovano ospitalità. Ma quella soluzione ha i mesi contati e lo si sa da tempo: l'area di via al Desert sarà destinata al progetto di nuovo ospedale trentino. Un'opera che avrà anche incespicato parecchio, negli ultimi 20 anni, ma che ora sembra aver imboccato la strada della progettazione e soprattutto dell'accelerazione sui tempi. Lo ha garantito la giunta provinciale, lo ha chiesto la comunità, se lo aspetta l'Università che deve gestire la facoltà di medicina.

Ecco, è per far posto all'ospedale che la residenza Fersina verrà eliminata. Quando, l'ha detto poche settimane fa in consiglio provinciale l'assessore alle politiche sociali Mario Tonina: entro un anno da ora. È chiaro che il problema, quindi, è trovare una sistemazione per i richiedenti asilo, che da qui ad un anno non saranno certo spariti nel nulla.

La giunta provinciale, in consiglio, aveva ammesso di non avere una soluzione. L'unica certezza politica è che la chiusura della residenza Fersina non sarà l'occasione per tornare all'accoglienza diffusa: la giunta Fugatti ha chiarito che non è quello il modello che vuole. Quindi è a Trento che si deve guardare, per trovare un'alternativa.

Nelle scorse ore le voci si sono moltiplicate: sono in atto interlocuzioni tra la Curia e la Provincia, per mettere a disposizione l'edificio in località San Nicolò. I corridoi sussurrano che l'intesa di massima già sarebbe stata raggiunta, anche se i protagonisti nicchiano: dalla Curia dicono che non c'è un'intesa, dalla Provincia si trincerano dietro ad un «no comment».

Certo non sarebbe la prima volta che l'Arcidiocesi viene in soccorso del territorio alle prese con emergenze di tipo sociale. E proprio casa san Pietro non è la prima volta che apre le porte per dare risposte alle esigenze di accoglienza della città. Nel 2016 ospitò 29 siriani, arrivati qui grazie ad un corridoio umanitario. Ma anche lo scorso inverno fu in località San Nicolò che si organizzò un nuovo dormitorio, per 30 persone senza tetto.

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