Ianeselli: «Ridiscutere l’inceneritore, vanno cercate collaborazioni a sud, magari con Verona»
Ipotesi di un confronto per realizzare o ampliare un inceneritore fuori provincia. Intanto, accanto ai dubbi sul progetto locale, rischia di slittare l’accordo tra Provincia e Comuni sull’ente gestore dell’ambito territoriale ottimale per la raccolta. Anche la sindaca Robol (Rovereto) critica: «Granella (Dolomiti Energia) ha detto che o si fa un impianto più grande o si deve pensare ad altre soluzioni»
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TRENTO. Le scelte strategiche su una nuova organizzazione della gestione dei rifiuti e la chiusura del ciclo in Trentino, con la realizzazione dell'inceneritore, di cui si parla da decenni, sembrano allontanarsi proprio mentre pareva che si fosse arrivati alla stretta finale.
Le parole dell'amministratore delegato di Dolomiti Energia, Stefano Granella, pronunciate l'altra sera in consiglio comunale a Rovereto, sono state colte, infatti, come un motivo valido per rimettere in discussione o almeno sollevare nuovi dubbi sulla decisione di realizzare un termovalorizzatore in Trentino.
Granella ha osservato, infatti, che dal punto di vista tecnico un residuo di 80mila tonnellate l'anno, che è quello prodotto in Trentino, per un inceneritore è molto poco per potersi sostenere economicamente e di conseguenza per riuscire a ridurre le tariffe, rispetto a quanto oggi si paga per portare i rifiuti fuori provincia.
L'amministratore delegato di Dolomiti Energia ha fatto il paragone con l'inceneritore di Brescia, che lavora 600mila tonnellate l'anno e altri impianti di dimensioni ben diverse da quello che si pensa di realizzare. E ha esortato a trovare delle collaborazioni. Ma cosa vuol dire? Collaborazioni con chi già l'inceneritore ce l'ha o vuole realizzarne uno? O costruirne uno più grande in Trentino e importare rifiuti?
La sindaca di Rovereto, Giulia Robol, che non vuole l'inceneritore sul suo territorio, commenta: «Si capisce che dal punto di vista tecnico o si fa la scelta di un inceneritore più grande, oppure si deve pensare ad altre soluzioni perché quello previsto non migliorerà la questione delle tariffe dei rifiuti».
E il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, sensibile al tema, perché è nel capoluogo che potrebbe cadere la scelta di collocare il previsto inceneritore, coglie lo spunto per riaprire la partita: «Dal punto di vista tecnico o si fa un impianto più grande insieme ad altri territori, oppure è molto difficile giustificare un inceneritore da 80.000 tonnellate l'anno. Secondo me questo ragionamento può rimettere in discussione tutto. Ma non vuol dire che allora a Trento si fa un inceneritore da 200.000 tonnellate l'anno, significa cercare collaborazioni con altri territori, come dice lo stesso Granella».
Il sindaco Ianeselli pensa in particolare a una collaborazione con qualche territorio a sud del Trentino, come Verona, visto che Bolzano ha chiuso la porta. Insomma, si potrebbe aprire un confronto per la realizzazione o l'ampliamento di un inceneritore fuori dal territorio provinciale, se si trovasse una intesa con altri.
L'assessora provinciale agli enti locali e all'ambiente, Giulia Zanotelli, però, dice: «Non ho sentito le parole di Granella, ma posso dire che la Giunta la decisione di chiudere il ciclo in Trentino l'ha già presa nella scorsa legislatura e resta quella».
Ma non è questo l'unico problema in tema di rifiuti. Tra Provincia e Comuni, infatti, si fatica a trovare un'intesa sulla governance dell'Egato, ovvero l'ente gestore dell'ambito territoriale ottimale, che coincide con l'intera provincia, previsto dalla legge del 2023, per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, perché molti piccoli territori intendono poter continuare a mantenere le loro differenze sul sistema di raccolta.
Come ha detto anche ieri il presidente del Consiglio delle autonomie, Paride Gianmoena. E anche nella maggioranza di centrodestra, che sul tema si è riunita l'altro ieri, c'è chi, come Carlo Daldoss (FdI) difende le rivendicazioni dei territori, che vogliono avere voce in capitolo.
Zanotelli sarebbe disposta a convergere sul modello «misto»: l'assemblea centrale dell'Egato si occuperebbe delle procedure d'appalto, ma le scelte relative al tipo di servizio, e alla modalità di raccolta, sarebbe presa a livello di 13 assemblee territoriali, composte da sindaci e presidenti di Comunità.
Ma anche su questo numero ci sono diversità di opinione perché c'è chi vorrebbe 18 sub-ambiti invece che 13, tante quante le Comunità di valle (15) più Trento e Rovereto e magari il sub-ambito Aldeno, Cimone Garniga. Il sindaco di Arco, Alessandro Betta, che ha presieduto il tavolo del Consiglio delle autonomie, che doveva presentare una proposta e ha concluso con tre ipotesi, è lapidario: «La Provincia vuole arrivare alla convenzione con il Consiglio delle autonomia sull'Egato entro novembre. Ma non lo ritengo realistico, anche perché la convenzione deve passare in tutti i consigli comunali, e penso che sia questa partita che quella dell'inceneritore andranno ormai a dopo le elezioni comunali del 2025».