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Migranti e lavoro, papa Francesco attacca: «Li chiamano per le mele e poi li mandano via»

Il pontefice ha usato il termine “scandalo” facendo riferimento alla raccolta delle mele nel Nord: «Chiusura e ostilità dei Paesi ricchi». Diego Coller, presidente di Confagricoltura, parla di «attacco incomprensibile». E spiega: «Noi assumiamo regolarmente con i flussi, le condizioni sono buone»

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TRENTO. Ricevendo i Missionari di San Carlo e parlando di migranti "vittime di ingiustizie disumane", papa Francesco ha sottolineato "la chiusura e l'ostilità" dei Paesi ricchi, che vedono in chi bussa alla porta "una minaccia al proprio benessere".

E nel voler fare un esempio pratico, a sorpresa, il Pontefice ha fatto riferimento allo "scandalo" che avviene per la raccolta delle mele, al Nord: "Fanno venire i migranti dal Centro Europa, ma poi li mandano via. Li usano per raccogliere la mela, e poi vanno via", sono state le sue parole.

Considerato che la raccolta delle mele riguarda principalmente il Trentino e l'Alto Adige è inevitabile che chi lavora nel settore nella nostra provincia si sia sentito chiamato in causa. Coldiretti, con il presidente Gianluca Barbacovi, sulla questione preferisce però non fare commenti.

Diego Coller, presidente di Confagricoltura, non nasconde invece la sua sorpresa e ritiene le parole del Pontefice abbastanza incomprensibili. «Da noi lavorano tutti stranieri regolari. Noi li prendiamo con i flussi, tanti sono rumeni. E cerchiamo anche di farli rimanere da noi il più a lungo possibile perché solitamente mettiamo insieme vendemmia e raccolta mele, quindi rimangono da 45 giorni fino a due mesi. Qualcuno particolarmente bravo anche di più».

Coller ritiene che la situazione in Trentino su questo fronte sia buona.

«Chiaro che non possiamo garantire loro un anno di lavoro, ma lo sanno benissimo quando vengono che è così. Li assumiamo regolarmente e tante volte ritornano di anno in anno. Va detto che è sempre più difficile trovare manodopera, ma soprattutto quelli dei paesi dell'Est Europa vanno e poi tornano». Il presidente fa anche riferimento ai controlli che vengono effettuati. «Le irregolarità sono minime, formali. Solitamente quello che capita è che il sabato e la domenica si faccia venire a lavorare la fidanzata del figlio, per dire. Non è né parente né affine, quindi non si può, ma ora stiamo cercando di superare anche questo problema».

Anche per quanto riguarda le condizioni di lavoro Coller ritiene che non ci sia da gridare allo "scandalo".

«La paga minima prevista dal contratto supera i 9 euro, tutti danno vitto e alloggio dignitoso e quindi non so da dove arrivi questo attacco che sorprende. Sappiamo che in Italia ci sono situazioni diverse tra Nord e Sud, ma forse se c'è da intervenire non è da noi.

Noi stiamo facendo tantissima formazione sulle persone che arrivano, sulla sicurezza. I rischi non si possono eliminare, ma diminuire sì. Per la raccolta sono coinvolti 10 mila raccoglitori. Per quest'anno è finita ed è andato tutto bene».

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