Bypass a Trento nord e terreni inquinati, i comitati: «La barriera idraulica non basta»
Rilanciata la richiesta di fermare il cantiere: restano i problemi ex Carbochimica ed ex Sloi, preoccupa la falda acquifera e si chiede una "diga" contro gliu idrocarburi anche a sud della Sloi
CANTIERE Ripartono i lavori anche a Trento nord
PROTESTA «Bonifiche aree inquinate: ancora una presa in giro»
ROGGE Bonifica, il cantiere vicino alle case preoccupa i residenti a Cristo Re
ALLARME Bypass a Trento Nord, inquinanti nelle acque sotterranee
TRENTO. Il Comitato No Tav torna a lanciare l’allarme sul progetto di bypass ferroviario, per motivi sostanzialmente ambientali. Da tempo evidenziano che a loro parere il tracciato, a nord, interferirà con i terreni inquinati di Trento nord, ex Carbochimica da una parte ed ex Sloi dall’altra.
Ma a preoccuparli in particolare è soprattutto la falda acquifera, che da quei siti ammorbati da un’industrializzazione senza regole, corre verso sud.
Perché la barriera idraulica, tornano a denunciare, che dovrebbe impedire agli idrocarburi dell’ex Carbochimica di uscire dal Sin, non sarebbe sufficiente: «C’è un impianto piccolissimo, di configurazione dubbia, che risulta non aver mai funzionato a pieno regime, con pozzetti piezometrici di cui non è documentata l’utilizzazione come vera barriera idraulica. Non conosciamo né i volumi di acqua inquinata estratti nel tempo, né le relative contaminazioni e modalità di trattamento.
Non sappiamo esattamente quali istituzioni o enti o aziende o soggetti privati e in quali fasi temporali e con quali costi hanno curato estrazione, depurazione e allontanamento degli inquinanti - evidenziano Elio Bonfanti, Roberto Chiomento, Marco Cianci, Claudio Della Volpe, Lorenza Erlicher, Fulvio Flammini, Gabriele Lusini, Antonio Marchi, Federica Mattarei, Gianfranco Poliandri, Antonella Valer.
In una relazione di fine marzo 2022 curata dall’Appa si è comunicato tra l’altro che “Come misura di sicurezza dell’acquifero è in funzione una barriera idraulica dal 2001. Questo impianto preleva l’acqua di falda contaminata in uscita dal sito ex Carbochimica impedendo che si propaghi nell’ambiente. L’acqua captata viene filtrata e depurata, per poi essere scaricata nel Rio Lavisotto rispettando i limiti di legge.”
Benissimo. Sarebbe stato però necessario che in questa occasione fossero diffusi dati come quelli indicati sopra o che si valutassero appieno i risultati dell’impiego della barriera. Risultati a nostro modo di vedere del tutto insoddisfacenti se è vero, come è vero, che la barriera ha intercettato una parte assai limitata degli inquinanti provenienti dalla ex Carbochimica, come dimostrano il sequestro di aree di cantiere da parte della magistratura e le tante misurazioni effettuate nei decenni a Trento Nord (tra cui si richiamano solo per lo Scalo Filzi e solo per esempio l’inquinamento dei primi 5 metri del suolo e la presenza nella falda di inquinanti tipici del SIN evidenziati dai 6 piezometri che hanno operato in zona tra dicembre 2023 e febbraio 2024)».
I No Tav tornano a chiedere una barriera idraulica a sud della Sloi. Soprattutto, tornano a chiedere lo stop dei lavori.