Violenza / Giustizia

Accusato di picchiare la moglie: condannato a sei mesi per lesioni

Secondo le ricostruzioni messe nero su bianco botte, gli insulti e gli schiaffi sarebbero scaturiti anche dal «non aver pulito il bagno» di casa, nonostante, in un'occasione, la giovane fosse reduce da un importante esame diagnostico e quindi stanca. Tuttavia le minacce e le violenze sarebbero state compiute per aver rifiutato dei rapporti sessuali. Non solo

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TRENTO. È stato condannato a 6 mesi per lesioni, ma assolto per i reati di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti della moglie. A stabilirlo la sentenza in primo grado del collegio del tribunale di Trento composto dai giudici Rocco Valeggia, Massimo Rigon e Claudia Miori. Per l'imputato, un 35enne di origine camerunese, la Procura, rappresentata dalla pubblico ministero Patrizia Foiera, aveva chiesto due anni e 6 mesi (con pene accessorie, per maltrattamenti e lesioni).

Con il decreto di giudizio immediato a firma del giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli, l'uomo era finito a processo, messo di fronte a gravi accuse. I fatti contestati sarebbero avvenuti nel capoluogo a partire dal 2017, quando la donna con cui era sposato si era trasferita in Trentino per stare vicino a lui. Fino al 2023, secondo quanto scritto negli atti, la donna sarebbe stata maltrattata ripetutamente, con umiliazioni e vessazioni sia a livello fisico che verbale.

Secondo le ricostruzioni messe nero su bianco botte, gli insulti e gli schiaffi sarebbero scaturiti anche dal «non aver pulito il bagno» di casa, nonostante, in un'occasione, la giovane fosse reduce da un importante esame diagnostico e quindi stanca. Tuttavia le minacce e le violenze sarebbero state compiute per aver rifiutato dei rapporti sessuali. Non solo. Stando all'accusa la donna era stata colpita nel 2019 durante la sua gravidanza, tanto da doversi a presentare al pronto soccorso. L'uomo - secondo quanto riportato nel fascicolo - inoltre avrebbe sfruttato la barriera linguistica della coniuge che non sapeva l'italiano, per incuterle timore, dicendole che le avrebbe portato via la bambina.

Per questo, una volta denunciato, il 35enne è stato quindi sottoposto alla misura cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento alla moglie e alla piccola.

Il caso è quindi finito sul tavolo della procura del capoluogo. E soltanto l'altro ieri si è arrivati a un primo verdetto che, accogliendo in parte le istanze della difesa rappresentata dall'avvocato Andrea Bezzi, non ha confermato tutto l'impianto accusatorio. Anzi. L'imputato, incensurato, è stato condannato a 6 mesi con la condizionale per lesioni (pena sospesa) ma assolto per gli altri due capi d'imputazione, ossia maltrattamenti e violenza sessuale.

Reati, questi ultimi, che secondo i giudici non avrebbe commesso. Tuttavia la difesa valuterà il ricorso in appello. La giovane invece, seguita dall'avvocata Chiara Sattin e costituitasi parte civile, aveva chiesto un risarcimento di 50mila euro per lei e la figlia.

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