Case di riposo, il 2025 inizia con l'aumento delle rette per gli anziani in Rsa (in media il 2,1 per cento)
La giunta provinciale dà il via libera, soddisfatta l’Upipa, meno l’associazione dei familiari. E i sindacati del personale chiedono di fare di più
TRENTO. Questi giorni di festa, tra Natale e il Capodanno, sono all’insegna di un grande impegno e lavoro nelle Case di riposo del Trentino. Oltre all’impegno del personale sanitario nelle strutture, c’è anche quello dei vari presidenti e membri dei consigli direttivi: il 23 dicembre, infatti, sono arrivate le linee guida della Provincia, e quindi le riunioni operative per deliberare i bilanci e le direttive. Uno dei temi caldi è, come sempre, quello legato alle rette.
«Credo che degli aumenti siano possibili. D’altra parte sono previsti dalle direttive provinciali. Ogni singola struttura si regolerà a seconda delle proprie necessità, ma in generale mi aspetto che gli adeguamenti delle rette ci saranno. E ritengo che siano aumenti normali e giustificati» dice la presidente di Upipa Michela Chiogna, che fa il punto della situazione.
Nelle linee guida della Provincia sono previsti aumenti di 2 euro al giorno al massimo per le strutture “sopra media” e di 3 euro al massimo per chi è “sotto media”. L’anno scorso l’aumento medio tra tutte le case di riposo del territorio fu di 1,54 euro al giorno, ovvero un +3,12%. Il tutto a fronte di un’inflazione cresciuta in doppia cifra, ben oltre il 10%. In pratica si passò da 48,97 euro al giorno di retta dell’1 gennaio 2022 ai 50,50 euro dell’1 gennaio 2024. E anche a gennaio 2025, quindi, ci sarà una crescita, anche se non ancora quantificabile - prima le singole Apsp dovranno deliberare - e magari non per tutte.
«L’inflazione a due cifre dell’anno scorso non è stata assorbita del tutto con gli incrementi. Quest’anno l’inflazione è scesa, ma i rincari del costo della vita ci sono e li vediamo tutti. Il gas costa di più, il carrello della spesa anche, i servizi esternalizzati e in appalto, come le pulizie, le manutenzioni e le mense, richiedono spese maggiore. Credo, inoltre, che se gli aumenti vengono fatti gradualmente pesino di meno che non se fatti ogni tre o quattro anni, quando pesano solo sulle spalle di pochi».
Oltre al tema retta, gli argomenti sul piatto riguardo le Rsa sono molti. E la presidente Chiogna è soddisfatta. «Stiamo andando nella giusta direzione. Le recenti delibere della Provincia rappresentano un primo passo in avanti. Sappiamo che non si risolveranno magicamente tutti i problemi, ma si tratta appunto di un primo passo significativo. Siamo stati ascoltati nelle nostre idee e proposte, il nostro elenco delle priorità è stato preso in considerazione ed è giusto guardare il bicchiere mezzo pieno».
Chiogna entra nel dettaglio: «I 92 posti in più sono importanti e i quaranta della cosiddetta “Rsa leggera” sono una novità che avevamo promosso. Ancora: 70 oss e 20 infermieri in più non risolveranno definitivamente il problema dei parametri nelle strutture, ma sono un aiuto.
Capitolo stanziamenti: è giusto sottolineare che le risorse della Provincia non sono risorse in più per noi, ma sono soldi che serviranno a coprire i servizi in più». Insomma, l’aumento di 92 posti è una bella notizia, ma ovviamente rappresenta anche un costo in più per le strutture coinvolte. Lo stesso vale per il personale in arrivo, che è ovviamente una risorsa fondamentale, ma anche un capitolo di costo. E quindi gli stanziamenti relativi non sono degli “extra”, ma servono per coprire le novità e i servizi in più utili per tutta la popolazione. Infine l’ultimo dato: la lista d’attesa.
«Siamo sempre intorno alle 1.100 persone in lista per l’ingresso in struttura. E si dividono in tre fasce: molto gravi e gravi, medi e lievi. In queste ultime due tipologie una risposta arriverà dalle “Rsa leggere”, utili anche per differenziare il servizio».
Le novità non soddisfano i familiari dell’associazione «Famiglie unite»: «Nelle Rsa si recepiscono le direttive provinciali quando permettono gli aumenti, e non quando prevedono servizi. È questo, in sintesi, il tenore di una nota inviata a L’Adige dall’associazione familiari Rsa e dalla sua presidente Lisa Zanon che risponde alla presidente di Upipa Michela Chiogna. Il via libera della Provincia è fino a 3 euro al giorno nelle Rsa sotto media e fino 2 euro al giorno per quelle sopra media: aumenti non vincolati, lamenta l’associazione, «ad un miglioramento misurabile dei servizi, né prevedendo controlli comparativi sull’operato economico e sulla qualità dei servizi erogati dalle strutture (difficili da individuare come già rilevato da un’indagine della Corte dei Conti pubblicata a fine 20221). Questo potrebbe comportare aumenti, per ciascuna struttura coinvolta, fino a oltre 1000 euro all’anno per ogni famiglia – che si sommerebbero alla stessa entità di aumenti dello scorso anno – a fronte di tassi di inflazione particolarmente vivaci nella nostra Provincia, dove gli stipendi medi sono inferiori non solo a quelli della Provincia di Bolzano, ma anche alla Regione Veneto (collocandoci al 40° posto in Italia)».
Ma l’associazione ricorda anche altre direttive: «Riceviamo notizie dai nostri associati che in diverse Rsa trentine non sono state ancora ristabilite le modalità di accesso pre-pandemiche (come invece indicato dalle linee guida provinciali), non potendo prestare assistenza ai propri cari durante i pasti (mentre in altre sì) e/o prevedendo la presenza di fasce orarie per l’accesso ai visitatori. Questo va ad aggiungersi ad altri motivi di insoddisfazione per la gestione del sistema Rsa in generale. Si vedano altre disposizioni che sono riportate da anni nelle direttive provinciali: favorire l’approccio personalizzato nel rispetto dell’autonomia e libertà della persona residente, superamento della contenzione fisica e farmacologica, progettazione PAI (Piano di assistenza individualizzato) partecipato con residente e familiari, tutti elementi che a oggi non ci risultano essere vincolanti o oggetto di valutazione per l’accreditamento».
Da qui la constatazione: «Le indicazioni provinciali sembrano essere recepite dagli enti gestori solo per alcune previsioni, ma non per tutte, e prontamente accolte per gli aumenti a carico delle famiglie senza tenere conto del loro grado di soddisfazione relativamente a quanto viene offerto nelle varie strutture».
Il personale. «L’anno che verrà sembrerebbe aprirsi con importanti novità, ma speriamo che non sia solo uno spot». Così Giuseppe Pallanch (Cisl) e Andrea Bassetti (Uil Fpl). «L’assessore Mario Tonina corrisponderà alle richieste delle Rsa e dei Centri diurni per anziani. Ma queste misure non sono sufficienti, sono ancora troppe le partite aperte sul fronte delle Apsp ed Rsa private, a cominciare da carichi di lavoro eccessivi, una revisione dei parametri e una carenza di personale strutturale che mette a rischio i servizi. Le lavoratrici e i lavoratori aspettano ancora dall’assessorato risposte importanti. Ancora nessun riscontro sull’istituzione dell’Osservatorio provinciale per confrontarsi sulle criticità: la questione sembra non interessare l’assessore, forse perché troppo ostica ed impegnativa».
Sono 92 i posti letto in più previsti nelle direttive 2025, così anche per i Centri diurni dove c’è la previsione di 46 posti in più rispetto alla disponibilità attuale. «Un doppio provvedimento della giunta che mette a disposizione ulteriori 11 milioni a sostegno del welfare. Inoltre si punta per una residenzialità diversa per i casi meno gravi per migliorare l’offerta delle case di cura già esistenti. Un’attenzione in più rispetto alla fascia di popolazione che non riesce a essere completamente autosufficiente. Ma a queste misure deve corrispondere a un piano di assunzioni e il rispetto di turnistiche umane e rispettose della conciliazione».