Prelievi ematici, il Pd va all’attacco: “L'assessore Tonina ci ha preso in giro o l'organizzazione è inadeguata”
Dopo le rassicurazioni dell'assessore alla Sanità in Consiglio provinciale sulla risoluzione delle criticità, secondo il Partito democratico la realtà sul territorio racconta una storia ben diversa
TRENTO. Il Partito Democratico trentino, attraverso i consiglieri provinciali Paolo Zanella e Francesca Parolari, torna a denunciare la vicenda dei tempi di attesa per i prelievi ematici in Trentino, che assume contorni sempre più controversi. Dopo le rassicurazioni dell'assessore Tonina in Consiglio provinciale sulla risoluzione delle criticità, secondo il PD la realtà sul territorio racconta una storia ben diversa.
La scorsa settimana, sottolineano i consiglieri democratici, in concomitanza con la discussione in Aula di una question time sul tema, i tempi di attesa erano miracolosamente scesi a 1-2 giorni. Un risultato che aveva fatto sperare in una svolta definitiva dopo settimane di disagi per i cittadini, con attese che avevano toccato i 20 giorni a Trento.
Tuttavia, il monitoraggio effettuato dal PD attraverso il sistema TreC rivela oggi un nuovo peggioramento della situazione. A Villa Igea di Trento l'attesa è di 11 giorni, che salgono a 18 per il Centro Servizi Sanitari. La situazione non migliora nel resto della provincia: a Rovereto l'attesa è fino al 24 febbraio (11 giorni), a Pergine fino al 3 marzo (18 giorni), ad Arco e Riva del Garda al 25 febbraio (12 giorni), mentre ad Ala e Levico Terme si arriva al 26 febbraio (13 giorni).
La questione, evidenziano Zanella e Parolari, solleva interrogativi inquietanti sulla gestione del servizio. Due le ipotesi avanzate dai consiglieri dem: o si è trattato di una manovra temporanea per placare le polemiche durante il dibattito in Consiglio, oppure il sistema, una volta sbloccato, è stato travolto da una valanga di richieste arretrate che hanno nuovamente congestionato le liste d'attesa.
“In ogni caso – conclude il PD trentino – emerge con chiarezza l'inadeguatezza dell'attuale organizzazione nel gestire un servizio essenziale per la salute dei cittadini. Senza un incremento significativo degli slot disponibili e una riorganizzazione strutturale del servizio, il rischio è che questa situazione di emergenza diventi la nuova normalità per il sistema sanitario trentino”.