Don Avi, avere 107 anni e non sentirli: il sacerdote nel '43 nascose e salvò alcuni soldati italiani
"La festa è stata meravigliosa e commovente. Una delle feste più belle della mia vita", dice don Avi. "Ringrazio il mondo intero per la vicinanza che ho ricevuto nel giorno del mio compleanno". Prima di arrivare nella sede dell'associazione "I Zentili", che ogni anno organizza un momento conviviale per il suo compleanno, don Avi ha concelebrato la messa insieme a don Marco Berti
TRENTO. È il sacerdote più anziano della Diocesi di Trento, e molto probabilmente anche tra i più anziani d'Italia. Don Guido Avi, originario di Vigalzano, frazione del Comune di Pergine Valsugana, ha spento 107 candeline nel giorno di San Valentino, ma ha festeggiato il suo compleanno ieri, 16 febbraio, assieme a tutta la comunità e ad alcuni amici che sono venuti a trovarlo da fuori. Non appena ha visto le torte preparate per l'occasione, don Avi ha ironizzato sul fatto che il soprannome con cui è conosciuto è proprio "don Torta", perché quand'era parroco di Cristo Re a Trento, disse "Datemi una torta e vi farò una chiesa" e, grazie al coinvolgimento dei fedeli, che risposero subito al suo appello, nel 1952 venne aperta la chiesa di Cristo Re.
"La festa è stata meravigliosa e commovente. Una delle feste più belle della mia vita", dice don Avi. "Ringrazio il mondo intero per la vicinanza che ho ricevuto nel giorno del mio compleanno". Prima di arrivare nella sede dell'associazione "I Zentili", che ogni anno organizza un momento conviviale per il suo compleanno, don Avi ha concelebrato la messa insieme a don Marco Berti.
"Ogni anno festeggiarlo è un piccolo miracolo", commenta la presidente dell'associazione "I Zentili" Silvia Vendramin. Don Guido Avi è conosciuto anche perché quand'era parroco di Noriglio, in Vallagarina, diede ospitalità ad un gruppo di soldati italiani e alleati fuggiti dai tedeschi dopo l'8 settembre del 1943. "Benché i tedeschi dessero loro spietatamente la caccia minacciando la pena di morte a chi li avesse ricoverati, don Guido Avi li tenne in casa sua parecchi giorni e li curò da ferite causate nel saltare dal treno, provvide al loro sostentamento e quando il pericolo più grave fu cessato, li munì di carte topografiche, di cibi, di vestiti civili e di denaro", scrisse nel 1945 l'ex podestà di Rovereto Giorgio Sartori, di cui don Avi divenne amico qualche anno più tardi, come viene riportato nel libro autobiografico "Un gerlo di storia e di provvidenza".
Nel 1945, inoltre, quello che sarebbe diventato "don Torta" aiutò a salvare un altro soldato, questa volta tedesco, che aveva deciso di disertare. Superando i posti di blocco a Folgaria e in Valsugana, don Avi riuscì a portarlo in salvo nella sua casa natale di Vigalzano, dove vive tutt'oggi. E dove ancora, qualche volta, come accaduto ieri, concelebra la messa.