Anche le Acli alla manifestazione trentina contro il Decreto Sicurezza: «è una lesione dei diritti costituzionali»
Sabato 22 febbraio dalle 15,30 il corteo da via Verdi, ci sarà anche l’organizzazione cattolica: «vogliono perseguire penalmente ogni protesta». Intanto sono giuà oltre 35 le compagini che hanno aderito
TRENTO. Le Acli trentine accolgono l’invito a partecipare alla manifestazione di domani, sabato 22 sabato a Trento contro il “Decreto Sicurezza” proposto dal governo e lo fanno nel pieno rispetto della Costituzione e dei valori che sono alla base della costruzione democratica della Repubblica.
«La difesa della proprietà privata e il mantenimento dell’ordine sono assolutamente necessari, ma nulla hanno a che vedere con la soppressione della libertà di manifestazione del dissenso da parte di lavoratori e cittadini. Perseguire penalmente qualsiasi forma di protesta, in carceri dove la dignità umana è spesso negata o dove si manifesta per difendere il proprio posto di lavoro o il proprio diritto allo studio o perché si è contrari a una grande opera, nega la libertà delle persone» scrive la Presidenza.
«Il DDL 1236 fa parte di un’idea pericolosa di Giustizia che si va delineando: indebolisce gli strumenti di lotta a mafie e corruzione e rafforza i reati penali nei confronti dei più deboli. Il decreto prevede l’introduzione di una serie di nuovi reati, nonché molte circostanze aggravanti a reati già̀ esistenti, che vanno deliberatamente a colpire l’area della manifestazione del dissenso e le sue modalità̀ di espressione, specie nei luoghi, e tra le persone, ove più acutamente emergono disagio, diseguaglianza, povertà, e dove pertanto è più probabile che tale dissenso si esprima in pubbliche manifestazioni di protesta.
Il decreto rappresenta inoltre un attacco al diritto di sciopero, un diritto fondamentale sancito dall’articolo 40 della nostra Costituzione. Criminalizzando forme di protesta come i blocchi stradali e i picchetti (con pene che possono arrivare fino a due anni di reclusione) si tenta di colpire le lavoratrici e i lavoratori che lottano per la difesa dei loro diritti e per condizioni di lavoro sicure e dignitose. Questo provvedimento si inserisce pertanto in un disegno più ampio che mira a ridurre lo spazio democratico e delegittimare chi sceglie di opporsi pacificamente a decisioni inique.
A questa idea ci opponiamo – scrivono le Acli - mobilitandoci come è nel nostro DNA: quello nonviolento, di chi opera nei territori per costruire una società fondata sulla giustizia sociale ed ambientale.
Per questo saremo in piazza a Trento in via Verdi a partire dalle ore 15:30 per partecipare al corteo, per portare un messaggio di preoccupazione per le sorti della democrazia nel nostro paese e per condividere le nostre idee e proposte con le diverse espressioni della società civile trentina».
ADESIONI
Oltre 35 realtà associative - ma le adesioni continuano - tra collettivi studenteschi, sindacati, movimenti associazioni e forze politiche, riunite nella rete regionale NO DDL Sicurezza, si ritroveranno a Trento sabato 22 febbraio alle ore 15.30 in Via Verdi per dare vita ad un corteo che attraverserà la città e che si concluderà con gli interventi dal palco allestito in piazza Cesare Battisti.
Una manifestazione nazionale diffusa che si terrà in contemporanea in molte altre città d'Italia, organizzata dalla rete nazionale “A Pieno regime - NO DDL Sicurezza”.
Alleanza Verdi e Sinistra - Avs del Trentino aderisce convintamente, "come forza politica ecologista e di sinistra che fin dal primo momento si è opposta con fermezza al disegno normativo del Governo Meloni, così come alle precedenti azioni politiche dello stesso, volte evidentemente a non occuparsi dei reali bisogni della società civile, bensì a reprimerla stigmatizzando i più fragili.
Avs, con i suoi rappresentanti nazionali, ha partecipato anche all'appuntamento di Bruxelles della rete No DDL Sicurezza, presenziando alle iniziative previste all’interno del Parlamento Europeo e costruendo una salda connessione fra movimenti ed organizzazione fuori e dentro i palazzi del potere.
Anche nel Parlamento italiano, Avs ha animato fina dal principio l’ostruzionismo delle opposizioni all’iter legislativo del DDl 1236.
Per questo, e non solo, Avs sarà convintamente in piazza a Trento con le/i iscritte/i , partecipando al movimento dal basso che anche nel nostro territorio, sta esprimendo chiaramente una direzione contraria alla cultura delle zone rosse, dei Daspo e della marginalizzazione di persone migranti, impoverite, della popolazione carceraria, dei movimenti per il clima e di chiunque in Trentino Alto Adige, stai costruendo un percorso politico volto alla costruzione di giustizia sociale ed ambientale.
Il Ddl sicurezza (Disegno di Legge al Senato n. 1236), calendarizzato in discussione il prossimo 4 marzo, rappresenta un attacco senza precedenti ai diritti fondamentali e alle libertà civili: criminalizza il dissenso, restringe la libertà di manifestare, colpisce le fasce più vulnerabili della società e introduce misure pericolose per chiunque osi dissentire: un manifesto ideologico del Governo Meloni verso una democrazia illiberale. Un pacchetto di norme con il quale si vuole rispondere alle difficoltà sociali, alle disuguaglianze e alle lotte quotidiane, con la repressione e l’inasprimento delle misure coercitive. Una sicurezza che fa rima con paura e non con giustizia sociale.
Nei mesi scorsi, organismi internazionali, tra cui ONU, OSCE e Consiglio d’Europa, hanno inviato lettere e documenti alle nostre maggiori istituzioni per sottolineare la deriva autoritaria contenuta nel provvedimento.
E solidarietà e vicinanza politica di europarlamentari di Spagna, Francia, Belgio sono stati espressi alla rete No DDL Sicurezza in occasione della visita di una rappresentanza della stessa al Parlamento Europeo il 4 febbraio, che ha evidenziato come una certa deriva repressiva stia di fatto attraversando il nostro continente, e si è concretizzato nell’emendamento presentato dal gruppo politico europeo The Left contro il Ddl sicurezza italiano, nel rapporto annuale sullo stato di diritto dell'Unione.
“Non possiamo accettare che l’Italia segua il modello autoritario ungherese. Quella del governo Meloni non è una ricerca di maggiore “sicurezza”, ma un tentativo di avere una società paralizzata dalla paura, in cui la partecipazione attiva sia ostacolata”, si legge nell’appello della Rete.
Questo disegno di legge è fatto per colpire i segmenti più fragili della società e il suo impatto è diretto su chi lotta per il diritto al lavoro degno, per il diritto alla casa, per la giustizia climatica, contro la speculazione e contro le disuguaglianze:
le persone migranti subiscono nuove discriminazioni non potendo nemmeno più acquistare una SIM per telefonare, particolarmente allarmante è l’istituzione del reato di “rivolta penitenziaria” nelle carceri e nei CPR, che equipara la resistenza passiva a quella attiva, in un contesto detentivo già segnato dal sovraffollamento e dall’aumento incessante dei suicidi.
Il Ddl prevede, inoltre, la cessione dei dati personali delle pubbliche amministrazioni ai servizi segreti e introduce esenzioni di responsabilità per reati eversivi commessi dagli stessi apparati di intelligence. Ed ha una deriva sessista e razzista con l’articolo 15, che elimina il rinvio della pena per le donne incinte o madri con figli sotto l’anno di età, peggiorando norme storiche come il Codice Rocco.
Ma non solo: restringe la libertà di parola, e prende di mira persino i lavoratori del settore della canapa, costretti a chiudere attività economiche e a rivedere da zero le proprie prospettive di vita. In sintesi, per tutto ciò che in Italia non funziona, la risposta del Ddl Sicurezza è premunirsi con più carcere e più repressione.
La giornata del 22 febbraio a Trento porterà in piazza ognuna di queste tematiche, per ridisegnare in maniera collettiva cosa significhi davvero “sicurezza”.
Non certo le “zone rosse” della direttiva Piantedosi, ma la ricostruzione di una società con meno diseguaglianze, inclusiva e rispettosa dei diritti.
L’obiettivo della Rete è riaprire una stagione in cui i temi della giustizia sociale e ambientale diventino davvero prioritari e maggioritari, dal diritto alla casa, al lavoro, al welfare, all’accoglienza fino alla crisi climatica in corso ed invita tutte e tutti ad essere parte di questo movimento per opporsi non solo a queste politiche, ma per portare istanze e prospettive alternative all’estrema destra che sta avanzando in tutta Europa" afferma un comunicato stampa.