Caccia / Act

Matteo Rensi nuovo presidente dei cacciatori: «Siamo un presidio per l'ambiente»

È stato eletto per un mandato di 5 ani con un mandato nettissimo. Ecco cosa ha in mente per il settore

di Fabio Peterlongo

TRENTO. Matteo Rensi, noto fotografo di Trento e da due mandati vicepresidente dell'Associazione Cacciatori, è stato eletto alla carica di presidente, per un mandato di cinque anni. La vittoria di Rensi è ampia: ha ottenuto il 65,6 per cento dei consensi, andando particolarmente forte nel distretto del Sarca dove ha conquistato il 77 per cento dei voti e nel distretto Sinistra Non con il 71 per cento; meno ampia la vittoria in Val di Sole, dove ha ottenuto il 56 per cento, e in Val Rendena, dove ha prevalso con il 57. Un mandato netto che Rensi commenta così: «Una delle nostre priorità sarà la comunicazione, per mostrare in particolare ai giovani il ruolo dei cacciatori nella tutela ambientale».

Presidente Rensi, qual è lo stato di salute della vostra associazione?

«Gli associati in Trentino sono circa seimila. C'è una leggera emorragia, pari al due per cento anno su anno, soprattutto nelle città maggiori, ma nelle valli ci sono sempre nuovi associati, anche tra i giovani che vogliono fare l'esame di ammissione alla pratica venatoria. Riceviamo circa 250 richieste ogni anno, con un tasso di promozione del 60 per cento. Ma l'età media si alza, siamo ai 58 anni di media, occorre puntare sulla comunicazione per coinvolgere i giovani».

Su cosa vorreste concentrarvi a livello di comunicazione?

«Vogliamo mostrare come l'attività venatoria favorisca il miglioramento ambientale. I cacciatori sono un presidio dell'ambiente e sono state investite centinaia di migliaia di euro sui protocolli di tutela degli habitat, protocolli elaborati insieme ai tecnici faunistici. Ad esempio, i protocolli favoriscono il ripristino ambientale attraverso il disboscamento mirato di aree di bosco fitto, a beneficio di specie come il gallo forcello e la lepre alpina, più sensibili all'ispessimento boschivo».

Come sono i rapporti con la politica provinciale?

«Distinguiamo l'amministrazione tra i tecnici del Servizio faunistico, con i quali collaboriamo costantemente, e la parte politica. Noi siamo a-politici, ma da parte dell'assessore provinciale Failoni c'è ascolto e rispetto. Chiediamo che nei nostri confronti ci sia serietà e il riconoscimento del nostro ruolo di gestori del bene pubblico».

Sembra che sia crescente, soprattutto tra i giovani, una certa ostilità verso la caccia. È un dato con cui vi confrontate?

«Che i giovani siano più ostili alla caccia, mi sembra soprattutto un luogo comune. Chi si oppone alla caccia lo fa o per ragioni di assolutismo ideologico, e con queste persone non si riesce a parlare, o perché si nutrono dei dubbi: cerchiamo di far conoscere qual è per davvero il ruolo del cacciatore. Ma non c'è dubbio che c'è stata una nostra parte di responsabilità sul fronte comunicazione».

Al netto dell'abbattimento degli animali, c'è il tema degli incidenti con vittime umane che avvengono durante le battute di caccia. Un fenomeno probabilmente sporadico, ma da non sottovalutare. Qual è il vostro impegno?

«Facciamo assolutamente formazione periodica, ma va migliorata. Fortunatamente gli incidenti sono rari e i nostri cacciatori sono ben consapevoli della delicatezza del gestire un'arma da fuoco, sappiamo come utilizzarla e come trasportarla in sicurezza. Anche chi usa la motocicletta o pratica lo sci incorre in incidenti. Ho l'impressione che ci si concentri strumentalmente sulla caccia».

Un ultimo tema importante, quello della presenza in Trentino dei grandi carnivori, orso e lupo. Qual è la vostra posizione?

«Più che come associazione interveniamo come cittadini. Esistono regole rigorose che mettono limiti stringenti all'abbattimento dei grandi carnivori e non è di nostra competenza. Detto questo, ci sono aree del Trentino dove la presenza dei grandi carnivori causa preoccupazione tra le persone, i turisti, le famiglie che si avvicinano al bosco. Al momento il protocollo provinciale prevede l'abbattimento di otto esemplari di orso ogni anno, ma servirebbe un approccio diverso. In altri paesi europei sono previste battute di caccia all'orso».