Dolomiti / Il caso

Diga del Vanoi, ora nel consorzio Brenta maggioranza contraria ma è scontro interno

Possibile lo stop definitivo al progetto a fini irrigui per la pianura veneta, contrastato dai montanari di Trento e di Belluno: il voto nell'assemblea a Cittadella ha rovesciato gli equilibri numerici tra le vecchia maggioranza che voleva il mega invaso e quella nuova (con Coldiretti) che opta per azioni diverse anti-siccità. Ma resta da eleggere il presidente, quello uscente rimane in carica e scoppiano le polemiche

AZIONI Il Primiero chiede una verifica alla Corte dei conti
LA MARCIA Consegnate a Venezia 13.493 firme contro la diga
TRENTINO Il "dibattito pubblico" è stato un coro di no
BELLUNO Provincia e Comuni: diga del Vanoi un errore e va fermata

di Redazione Web

TRENTO - Probabile svolta nella vicenda del mega bacino irriguo e della diga sul torrente Vanoi, progetto di un consorzio padovano ma previsto in montagna, al confine fra le province di Trento e di Belluno.

Sono cambiati, infatti, dopo l’assemblea dei 27 consiglieri, due giorni fa, a Cittadella (Padova), gli equilibri politici e numerici all'interno del consorzio di Bonifica Brenta. Il nuovo cda eletto è infatti espressione dell'area, sostenuta anche dalla Coldiretti, contraria al progetto di diga su Vanoi e favorevole, invece, agli altri interventi alternativi. Questi ultimi si concreterebbero nella creazione di piccoli bacini in pianura, per affrontare periodi di siccità, nello sghiaiamento dei laghi (a cominciare di quello del Corlo ad Arsiè) e nella ricarica delle falde.

Per ora, tuttavia, il consorzio non ha potuto eleggere il nuovo presidente, perché l'area che fa capo alla ex maggioranza ha abbandonato l'aula dopo la votazione sul nuovo cda facendo mancare il numero legale per la prosecuzione dei lavori.

Il presidente uscente e favorevole alla diga, Paolo Bordignon, area Lega, ex vicesindaco del Comune di Rosà, per il momento rimane dunque in carica e spetta a lui convocare la prossima assemblea, dopo quella in cui ha perso la maggioranza. Ora il confronto interno si sta facendo sempre più duro: difficile prevedere quando e come si arriverà alla scelta del successore, coerentemente con il voto dell'altroieri.

Il candidato più accreditato è Martino Cerantola, area Coldiretti, sostenuto anche dal rappresentante degli oppositori alla diga, Giustino Mezzalira, che dopo il voto in assemblea ha indicato proprio nel progetto di mega invaso la mragione principale del ko della maggioranza uscente: «Hanno deciso di realizzare una diga nella valle del Vanoi, di fatto contro il territorio trentino, direttamente coinvolto, e quello bellunese che subirebbe tutti i rischi».

Sullo sfondo c'è anche la ormai acclarata contrarietà al progetto emersa nelle dichiarazioni di vari esponenti della Regione, dai tecnici allo stesso presidente Zaia. 

«I Consorzi restano nelle mani degli agricoltori che ancora una volta hanno dimostrato senso di responsabilità», ha commentato la Coldiretti locale ricordando che la propria lista insiema alla civica hanno riportato il 53% dei voti, mentre la maggioranza uscente si è fermata al 47%.

Poi, il presidente regionale di Coldiretti, Carlo Salvan, ha diffuso una nota critica, riportata dalla stampa locale, sull'atteggiamento del presidente uscente, Bordignon: «All’indomani di un’assemblea invalidata in corsa dal comportamento irresponsabile di chi ha deliberatamente scelto di lasciare l’aula prima di eleggere presidente e vicepresidente, dopo aver votato il Consiglio di amministrazione regolarmente in carica da stamattina, leggere certe dichiarazioni fa sorridere.

Lunedì sera abbiamo assistito forse alla peggior pagina mai scritta sui Consorzi in cui ha preso il sopravvento la non accettazione di una sconfitta, conseguenza di una strategia politica sbagliata che nulla a che fare col bene del territorio, rimasto solo un proclamo, ed è guidata dalla sete di poltrone. Almeno stamattina ci saremmo attesi un doveroso silenzio.

Il tentativo scomposto di certa parte della politica di entrare a gamba tesa negli organi dei Consorzi in questa tornata elettorale e, in particolare del Consorzio del Brenta, è stata più volte da noi criticata perché lo ribadiamo ancora come fosse un mantra: la governance dei Consorzi deve restare in mano agli agricoltori che conoscono, difendono e sono responsabili della manutenzione dei territori.

Nel caso del Brenta si è vista la porta chiusa in faccia, prima, per la convinzione che le sorti fossero già scritte e segnate dalla vittoria schiacciante degli uscenti (lista Bordignon presidente) ancor prima di conoscere l’esito delle elezioni e, dopo, con proposte al limite dell’inaccettabile fatte sia a Coldiretti Vicenza che Veneto.

Lo stallo in cui il Consorzio si trova ha dei nomi e dei cognomi ben precisi e almeno su questo è stata fatta chiarezza da chi ha irresponsabilmente lasciato lunedì sera l’assemblea facendo danno solo al Consorzio del Brenta e al territorio da esso servito», conclude il numero uno di Coldiretti del Veneto.

Ora resta da vedere l'evoluzione del confronto nei prossimi giorni, ma sembra evidente che a questo punto il destino del progetto della diga sta tramontando, a fronte non solo delle vibranti proteste arrivate fin da subito dai montanari del Trentino e del Bellunese (a tutti i livelli) ma anche di questo nuovo scenario nell'ente proponente e delle chiare prese di posizione che arrivano anche dal mondo agricolo della stessa pianura veneta.

comments powered by Disqus