Società / Intervista

Simoni: «Il futuro della cooperazione trentina: energia, sociale, casa»

Il presidente della Federazione delinea gli scenari nel 130° anno di vita del movimento: «Su temi come l’invecchiamento della popolazione siamo complementari al settore pubblico, ma c’è bisogno di strutturarsi. La nuova frontiera sono le comunità energetiche, con sei realtà già costituite, e le coop di comunità di periferia che mettano assieme il negozio, lo sportello bancario, i servizi»
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TRENTO - Se gli aspetti Esg - ossia environmental, (ambiente), social e governance - sono il tema del momento per aziende e realtà economiche, il futuro della Cooperazione trentina che quest’anno compie i 130 anni di vita sono riconducibili sotto l’acronimo Esa: Energia, attraverso lo sviluppo delle comunità, Sociale ed Abitazione sono i fabbisogni su cui il sistema trentino intende lavorare fin da oggi.

«Centotrenta anni di vita significa che abbiamo resistito a tutto, che il sistema ha saputo dimostrare la validità del suo modello oltre ogni ostacolo, con un approccio all’economia attento al sociale che mette al centro la persone» racconta il presidente della Federazione della Cooperazione Roberto Simoni. «Un modello vincente per il Trentino dove il modello cooperativo e l’Autonomia hanno trovato terreno fertile per costruire una realtà unica».

Presidente Simoni, sono i 5 settori che abbraccia la Federazione (agricoltura, consumo, credito, sociale, lavoro-servizi): esistono fabbisogni che non sono coperti dal mondo cooperativo?

«La nuova frontiera è quella delle comunità energetiche, con 6 realtà già costituite e la settima in arrivo. Siamo contenti che queste forme abbiano scelto il modello cooperativo. Non era scontato che lo facessero. Noi ci crediamo molto perché hanno il nostro approccio al tema dell’energia e della sostenibilità ambientale, ma anche rispetto ai progetti sociali sul territorio che occupano. Le Cer (comunità energetiche rinnovabili, ndr) hanno modalità operativa che ben rappresenta la cooperativa. Con una punta di orgoglio posso dire che anche in questo ambito noi siamo avanti rispetto al resto d’Italia».

E poi?

«Le cooperative di abitazione esistono da decenni, ma quello della casa è un problema sempre più sentito in Trentino, specialmente tra i giovani. Credo che anche qui la Cooperazione possa dare di nuovo il suo contributo. Le cooperative edilizie per la prima casa possono tornare ad essere un modello. Noi stiamo insistendo con la politica per avere bandi che diano spazio a questo tipo di cooperazione».

E tra i settori storici?

Credito e consumo sono realtà consolidate. In altri settori - e penso al sociale - esistono nuovi bisogni che già intercettiamo ma a cui dovremo rispondere con un’intensità ancora maggiore. Su temi come invecchiamento della popolazione, gestione degli anziani, denatalità, le cooperative già operano in maniera complementare con l’ente pubblico, ma ci sarà bisogno di strutturarsi per rimanere sul mercato.

Lei parla di sostenibilità economica riferendosi a cooperative sociali.

Le cooperative sono anche aziende che per dare i loro servizi devono stare in piedi. Le coop sociali hanno capitale sociale esile, la maggior parte di esse opera su appalti pubblici e affidamenti diretti con tariffe bloccate. Se aumentano i costi per l’adeguamento dei contratti di lavoro le coop vanno in crisi. Per ora la sensibilità dell’ente pubblico ha ovviato ai problemi ma è chiaro che per il futuro, aumentando la necessità di questo modello, servono nuove regole: coprogettazione, sterilizzazione del costo del lavoro negli appalti. Le coop sociali fanno servizi insostituibili su nidi, Rsa, assistenza sociale, quindi non possono più permettersi una precarietà di gestione. Questo dovrà necessariamente essere un tema di confronto puntuale con l’ente pubblico perché tali servizi diventeranno sempre più fondamentali e daranno futuro alla cooperazione trentina.

Altri bisogni cui dare risposta?

Io penso alle cooperative di comunità, come evoluzione di realtà che sui territori periferici mettano assieme il piccolo negozio, lo sportello bancario, i servizi sociali, l’ambulatorio. Il tutto gestito tramite una cooperativa o una Fondazione legata alla Cassa rurale. È l’unico modo che abbiamo per far vivere piccole realtà di paese e con esse i borghi stessi. Io ci credo, ma con un’avvertenza: devono essere economicamente sostenibili, anche grazie ad un patto sociale con le comunità.

Cambiamo prospettiva. Risolta la grana Sft, sul fronte agricolo si è aperto il caso zootecnia con gli addii annunciati al Concast da parte di tre caseifici, le inchieste giudiziarie, i casi di intossicazione da batteri contenuti nei formaggi.

Con la stessa logica di sistema utilizzata per il salvataggio di Sft nel 2024, ora ci stiamo occupando del tema zootecnia. Con una differenza, però.

Quale?

Il Concast non è in crisi economica e finanziaria perché quest’anno approverà probabilmente il migliore bilancio della sua storia. Parlerei piuttosto di crisi di posizionamento dei prodotti e di crisi di interessi all’interno del sistema.

Si spieghi.

Innegabile che ci siano troppi personalismi e strategie troppo diverse. Il Trentingrana è un prodotto di eccellenza ma in termini di prezzo non ha il posizionamento che si merita la sua qualità.

Parlava di personalismi. Intende tra i vertici di Concast e quelli di Latte Trento?

Dico che ci sono visioni diverse che vengono interpretate dalle persone. Ora serve ritrovare unità di intenti. Ricordo che il punto debole sono gli allevatori. Noi dobbiamo lavorare per mettere in sicurezza le aziende agricole che hanno un valore che va al di là del latte prodotto: qui si parla di cura del territorio, malghe, immagine anche turistica. Fare allevamento in montagna ha costi molto maggiori che in pianura e di questo si deve tenere conto: per far funzionare il sistema dobbiamo lavorare su qualità e posizionamento.

Diciamo che gli incidenti dei mesi scorsi con i casi di intossicazione non hanno contribuito a dare una bella immagine dei prodotti trentini.

La qualità va difesa e assicurata fin dalla stalla. Quegli incidenti non ci hanno fatto bene. Il rischio zero non esiste, noi abbiamo una filiera di controlli molto rigorosa rispetto ad altri territori.

Presidente, possibile ricomporre la frattura tra Concast e Latte Trento?

Abbiamo lavorato in sintonia con la Provincia e lo studio Gabrielli, partendo dai numeri, per elaborare una strategia di valorizzazione dei prodotti della zootecnia. Dunque, non solo della materia prima latte fresco che ha prezzi variabili ed è in balia delle oscillazioni del mercato.

Quindi avanti con il Trentingrana?

È una scelta presa anni fa e che funziona, perché produrre grana e formaggi tipici stabilizza le remunerazioni agli allevatori e dà garanzie al sistema. Certo, bisogna mettere ordine sui costi, sulla struttura organizzativa e in generale sul sistema del Concast, ma l’impostazione è ancora giusta: i caseifici sul territorio che raccolgono latte, e fanno la prima parte della produzione, Latte Trento che opera sul fresco anche fuori provincia, e poi il Consorzio. Quella che va evitata è la sovrapposizione di ruoli. Anche qui deve valere il modello cooperativo: ognuno fa il pezzo di sua competenza in ottica del bene comune».

Per i 130 anni avete commissionato una ricerca sul futuro del modello cooperativo. Cosa vi aspettate?

Per prima cosa confrontare il nostro modello con altri in giro per il mondo, per esempio il Giappone, dove già si vivono problemi come ambiente e invecchiamento della popolazione. Poi faremo una mappatura delle nostre realtà, di come viene percepita la cooperazione anche dai giovani. Il 20 novembre in un convegno presenteremo i risultati.

«Su temi come l’invecchiamento della popolazione operiamo in maniera complementare col pubblico, ma c’è bisogno di strutturarsi per stare sul mercato»

Il Concast non è in crisi economica, parlerei piuttosto di problemi di posizionamento e di personalismi

«La nuova frontiera sono le comunità energetiche, con sei realtà già costituite, e le coop di comunità di periferia che mettano assieme il negozio, lo sportello bancario, i servizi»

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