Una folla commossa per salutare Cristian, morto di leucemia a 14 anni
Per salutarlo si sono radunati in tanti. Per lui e per stringersi a mamma Elena, a papà Mario, al fratello Gabriele, ai nonni. Da Padova hanno voluto esserci anche dottori, dottoresse, infermieri e infermiere dell'oncoematologia pediatrica
LUTTO Il sorriso di Cristian si è spento a 14 anni
TRENTO. Hanno cercato faticosamente tutti di reggere, durante la cerimonia, quasi a voler onorare fino all'ultimo quella voglia di vivere, quell'allegria, quella spensieratezza che Cristian aveva sempre dimostrato anche in questi ultimi dieci difficili mesi. Poi, una volta sul sagrato, quegli argini che tutti per oltre un'ora avevano provato a porre alle lacrime, hanno ceduto, liberando quel dolore indescrivibile che non si può non provare davanti a una vita che si ferma a quattordici anni.
Per salutare Cristian Rossi, scomparso venerdì all'ospedale di Padova dove per dieci mesi il personale medico aveva cercato di fargli lasciare alle spalle la leucemia, si sono radunati in tantissimi. Per lui e per stringersi a mamma Elena, a papà Mario, al fratello Gabriele, ai nonni.
C'era tutto il sobborgo, che per mesi dal maggio scorso si era riunito ogni sera in parrocchia per recitare inascoltati rosari e che alla fine dello scorso mese di settembre aveva regalato una giornata indimenticabile a Cristian, in occasione della sagra e del suo compleanno, accogliendolo in una festa nella festa che era stata ricca di speranza, oltre che di sorrisi e di gioia; c'erano le compagne e i compagni di scuola e i docenti e le famiglie di Trento 6; c'erano i compagni di squadra del Sopramonte, c'erano tante, tantissime altre persone, amici, autorità.
Da Padova hanno voluto esserci anche dottori, dottoresse, infermieri e infermiere dell'oncoematologia pediatrica che Cristian aveva conquistato con la sua simpatia e il suo inguaribile ottimismo, una benedizione in luoghi in cui si ha a che fare con altro, spesso, di inguaribile.
In una giornata così, di fronte ad addii così, anche la fede ha vacillato, come ha umanamente riconosciuto don Cristiano Bettega, che ha concelebrato assieme a don Mauro Leonardelli, a don Francesco Viganò e a don Tiziano Telch: «Ci affidiamo a quel Dio in cui oggi proviamo a credere», ha ammesso, «quel Gesù al cospetto del quale siamo delusi e amareggiati, perché non ha ascoltato quello che gli abbiamo chiesto in tanti, in tanti modi, per tanto tempo».
Preghiere incessanti, invocazioni di cuore, perché davvero Cristian era un ragazzino che portava luce, una luce di cui tutti avevano ancora tanto bisogno, come ha sottolineato anche Jessica, la madrina della Cresima del quattordicenne: «Il nostro rapporto si era fatto sempre più saldo e si parlava spesso della vita. E tu Cri sapevi insegnare tanto, sulla vita, anche a chi era più grande di te. E avevi tanto da insegnare, non solo a me», ha ricordato, dopo aver preso la parola dall'ambone, a fine cerimonia, rimpiangendo «il tuo sorriso dolce e il suono della tua risata di gusto che risuonava nelle stanze di casa».
Toccante anche il ricordo da parte del personale dell'ospedale di Padova, dove Cristian aveva davvero lasciato il segno con il suo ottimismo, il suo entusiasmo che avevano messo radici in quella che era diventata purtroppo la sua nuova casa germogliando in frutti di buonumore di cui tutti, medici, infermieri, altri pazienti e familiari, avevano potuto beneficiare:
«Grazie, grazie per ogni momento di spensieratezza e allegria - ha esordito Rosanna Bardelle - come quando mi promettevi che quando mi sarei sposata, ridendo assieme quando ti dicevo che non accadrà, tu mi avresti portata in chiesa con l'Ape. O come quando mi raccontavi che quando tutto sarebbe finito, quando saresti guarito, a Natale avresti preso l'Ape, l'avresti caricata di pandori e saresti partito da casa per portarli al reparto».
«Ora - ha aggiunto la collega Giulia Destro - ogni volta che torneremo quassù e vedremo il sole sbucare da queste tue montagne, sapremo che quel sole sei tu». Quel sole, che ieri provava a scaldare i cuori, senza riuscirci: troppo freddo il gelo dell'addio a Cristian. Ma da domani, quel sole che continuerà a rappresentare per tutti coloro che l'hanno conosciuto, sarà lì, anche nel giorno più grigio.