Strade / Il tema

Trento, in piazza per salvare i ciclisti: serve più sicurezza

Troppi incidenti e troppe vittime: sabato 15 marzo scatta la manifestazione «Sulla buona strada», per combattere la violenza stradale e trovare una convivenza migliore tra gli automobilisti e chi va in bicicletta. L'iniziativa è promossa dal Comitato trentino della Federciclismo e dalla Fiab Amici della Bicicletta di Trento, cui poi si sono aggiunte altre associazioni

TRAGEDIA La giovane ciclista Sara Piffer investita mentre si allena
CIVEZZANO Il giovane Matteo Lorenzi travolto e ucciso da un furgone

di Luca Franchini

TRENTO - Tornare «Sulla buona strada», per non piangere altre vittime, per combattere la violenza stradale e trovare una serena convivenza tra automobilisti e ciclisti. È questo il senso dell'iniziativa che si terrà sabato 15 marzo a Trento, promossa dal Comitato Trentino della Federciclismo e dalla Fiab Amici della Bicicletta di Trento, poi sposata da altre associazioni, quali Legambiente, Acsi, Uisp, Io Rispetto il Ciclista, Rete Climatica Trentina, Tridentum Bike e Ciclostile, e appoggiata da tanti professionisti ed ex professionisti trentini del mondo delle due ruote.La manifestazione, presentata ieri nella sede del Coni a Sanbapolis, prevede il ritrovo alle 15 in piazza Duomo a Trento. 

Poi una pedalata lungo le vie della città, fino a raggiungere Piazza Fiera, dove ci sarà un momento di dibattito e confronto, con i rappresentanti della politica chiamati a dare una risposta a un appello che non può rimanere inascoltato.

«Questa iniziativa è nata in primis dalla richiesta che ci è stata presentata dalle società, dagli atleti e dalle loro famiglie, scossi dall'ennesimo dramma - ha spiegato Renato Beber, presidente del Comitato Trentino della Federciclismo - Prima quello di Matteo Lorenzi, recentemente quello di Sara Piffer, due ragazzi che hanno perso la vita facendo quello che più amavano, pedalare».Il ciclismo sta attraversando un momento difficile, prima di tutto a causa della mancanza di sicurezza per i praticanti.

«Ci sono molti giovani, ma non solo, che vogliono praticare il ciclismo, che hanno il diritto di poterlo fare in sicurezza, al pari di chi pratica altre attività in campi chiusi o in palestra - aggiunge Beber - Il nostro campo di gioco è la strada. Abbiamo bisogno di strutture protette per i più piccoli. Allenarsi in un ambiente controllato riduce i rischi provocati dal traffico, permettendo ai ragazzi di sviluppare le loro abilità. Per questo serve una struttura nella città di Trento, la chiediamo con forza».

In queste condizioni risulta altrimenti difficile avvicinare i giovani allo sport delle due ruote.

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