Oltre il dolore: il messaggio di speranza di Gino Cecchettin arriva in Trentino
Il padre di Giulia incontra studenti e docenti per lanciare un messaggio contro la violenza di genere
TRENTO - Una giornata intensa quella trascorsa in Trentino da Gino Cecchettin, il padre di Giulia, vittima di femminicidio che ha scelto di trasformare il proprio dolore in impegno civile. Due gli appuntamenti che lo hanno visto protagonista: al mattino all'auditorium della Facoltà di Lettere davanti a 500 studenti, nel pomeriggio al Teatro Santa Chiara con 900 tra insegnanti, dirigenti scolastici e genitori. Gli incontri, organizzati dall'Università e dal Comune di Trento, hanno registrato una partecipazione straordinaria.
"Anziché chiudermi nel dolore dopo l'assassinio di mia figlia, ho scelto di parlare pubblicamente", ha spiegato Cecchettin. "So che alcuni criticano il mio ruolo pubblico, ma credo sia fondamentale creare valore da quanto accaduto e sensibilizzare le coscienze".
Tre mesi fa, Gino Cecchettin ha istituito una fondazione intitolata alla figlia. L'iniziativa rappresenta un passo concreto nel suo impegno contro la violenza di genere.
"È essenziale continuare a diffondere il messaggio di non rimanere in silenzio e di impegnarsi per il cambiamento", ha sottolineato durante gli incontri. Tra le proposte avanzate, la creazione di un numero di supporto per gli uomini che riconoscono di aver bisogno di aiuto per eliminare comportamenti tossici, simile all'esistente 1522 dedicato alle donne vittime di violenza.
All'incontro universitario sono intervenute anche la professoressa Barbara Poggio, che ha evidenziato "l'importanza del linguaggio nel cambiare le relazioni ed eliminare la violenza", e l'avvocata penalista Elena Biaggioni di "Donne in rete contro la violenza".
Significativo l'intervento di Agnese Tumicelli, presidentessa del Consiglio studentesco di Ateneo, che ha ringraziato Cecchettin per il suo impegno, osservando che "la lotta contro i sistemi patriarcali che mettono le donne a rischio o limitano le loro scelte sarà lunga, poiché questi atteggiamenti rimangono profondamente radicati nella società".