Giustizia / Il processo

Morta per un piatto di spaghetti, il compagno dell’imputata non risponde alle domande

Come ricostruito dagli inquirenti grazie alla denuncia dei parenti della vittima (fra questi l'architetto di Trento Mario Basso), a Catania Paola Pepe aveva portato la signora Maria davanti ad un notaio per farle firmare un testamento in cui indicava la nipote come erede universale

IL CASO Una morte sospetta

TRENTO. Prosegue davanti alla Corte d'assise di Catania il processo per la morte della ottantenne di Asiago Maria Basso, e non mancano i colpi di scena. Lunedì 17 marzo c'era attesa per la testimonianza del compagno dell'imputata, ma l'uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Nessuna parola, dunque, sui fatti contestati a Paola Pepe, pronipote dell'anziana deceduta, accusata di omicidio pluriaggravato e circonvenzione di incapace per aver offerto a Maria Basso una pietanza "vietata", un piatto di spaghetti. Eppure lui sarebbe stato sempre presente nelle varie fasi che hanno caratterizzato sia l'avvicinamento affettivo dell'imputata alla signora Basso, sia il trasferimento in auto - avvenuto all'oscuro di tutti, probabilmente anche della stessa vittima - da Asiago a Catania, sia il collocamento della pensionata nella casa di riposo di Aci Castello.

Pochi giorni dopo l'arrivo in Sicilia, Paola Pepe aveva portato la prozia davanti a un notaio per la modifica del testamento. Per questo le dichiarazioni in aula dell'uomo sarebbero state fondamentali per ricostruire la vicenda: avrebbe potuto chiarire la posizione della compagna, ma ha preferito non rispondere.

Hanno invece parlato gli altri due testimoni convocati davanti alla Corte d'assise, ossia l'infermiere della casa di riposo catanese in cui era ricoverata Maria Basso, di turno quando la donna è deceduta, il 16 dicembre 2022, e il neurologo che visitò la pensionata al suo ingresso nella struttura.

L'infermiere, in particolare, ha ribadito quanto già emerso nel corso del processo: la pensionata versava in uno stato pessimo quando era rientrata dal pranzo consumato con la pronipote. Si è poi scoperto che aveva mangiato spaghetti, anziché omogeneizzati come le era stato prescritto per una patologia. L'infermiere ha riportato le parole che gli aveva detto un collega: la signora Basso era in «condizioni pietose».

Per la prima volta l'imputata, ha dato segni di stanchezza; non più impassibile come le volte precedenti, si è portata le mani al volto, stravolta. Con l'udienza di lunedì si sono esauriti i testi della procura e di parte civile per quanto riguarda la difesa di Mario Basso, l'architetto di Trento cugino della vittima, rappresentato dall'avvocato Roberto Rigoni Stern.

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