Candidati sindaco, in Trentino le donne sono solo il 14 per cento
Su 154 Comuni al voto il 4 maggio, in 119 gli elettori potranno scegliere solo un uomo. Le studiose Anna Ress e Letizia Caporusso: «Più difficoltà nella conciliazione e poi i vertici dei partiti sono al maschile»
TRENTO. Su 249 candidati sindaco solo 38 sono donne: il 14%. Se le liste uniche sono un problema per la democrazia e la partecipazione, anche quello delle "quote rosa" è uno dei temi che emerge dalla consegna delle liste.
Nei 154 comuni trentini che il 4 maggio si recheranno alle urne, le elettrici e gli elettori potranno scegliere solamente una donna in 14 casi, mentre in 119 casi potranno scegliere solo un uomo. In questi 14 Comuni con una sola candidata l'unico ostacolo per avere una donna con la fascia sarà il quorum: superato quello, le dodici saranno alla guida del loro paese o città.
Nel dettaglio si tratta di Aldeno (Alida Cramerotti), Amblar (Maria Zanotelli), Andalo (Eleonora Bottamedi), Bondone (Chiara Cimarolli), Cembra Lisignago (Alessandra Ferrazza), Malè (Barbara Cunaccia), Pellizzano ( Francesca Tomaselli) Predaia (Giuliana Cova), Rumo (Michela Noletti), San Lorenzo Dorsino (Ilaria Rigotti), Sarnonico (Emanuela Abram), Segonzano (Grazia Benedetti), Terzolas (Luciana Pedergnana) e Torcegno (Daniela Campestrin).
Se queste 14 future sindache sono sicure dell'elezione - appunto se ci sarà una partecipazione sufficiente - nella migliore delle ipotesi per la parità di genere in Trentino potranno esserci 33 sindache su 154 comuni, ovvero il 21%. Ma, verosimilmente, la percentuale dopo lo spoglio sarà decisamente più bassa, perché al netto delle 12, non tutte le altre 21 vinceranno.
Altra curiosità statistica: in soli 2 Comuni su 154 (1,3%) c'è più di una donna in lizza: sono Trento (con Giulia Bortolotti, Ilaria Goio e Simonetta Gabrielli che sfideranno tre uomini, Franco Ianeselli, Claudio Geat e Andrea Demarchi) e Cles (in lizza Paola Demagri e Stella Menapace, che proveranno a battere Vito Apuzzo).
Viceversa in 55 comuni su 154 (35,7%) gli elettori potranno scegliere tra più di un uomo. I numeri e le percentuali, quindi, sono piuttosto eloquenti: di donne alla guida ne avremo veramente poche e anche quelle che sono scese in campo sono pochissime.
Duplice la spiegazione, fornita da Anna Ress e Letizia Caporusso, le studiose che hanno realizzato l'indagine sulla (dis)parità tra donne e uomini in Trentino: da una parte c'è il fatto che le donne non vengono scelte come possibili rappresentanti dai responsabili dei vari partiti e liste. Dall'altra c'è il fatto che, spesso per impegni o questioni legate alla conciliazioni, faticano più degli uomini a mettersi a disposizione. «I partiti hanno delle gerarchie e i ruoli apicali sono in gran parte al maschile. L'altro elemento è la maggiore difficoltà a mettersi a disposizione, per i noti problemi legati al genere, dalla cura dei figli al gap nello stipendio», commentano.