Semplicemente e sinceramente rock: l'album degli Ira di Giotto
Sincero, onesto, puro. E di questi tempi è già tantissimo. Dimenticate quelli che hanno, o pensano di avere, l'X Factor, quelli che fanno concorsi, quelli che confondono la gavetta con i talent show. Prendete invece dei musicisti, che talento e idee ne hanno eccome, che non hanno nessuna intenzione di mentire e di cercare scappatoie, e avrete L'Ira di Giotto. Prendete le loro esperienze, soprattutto quelle di chi, Alessio Zeni, ha (finalmente) deciso di spostarsi dal lato del palcoscenico e mettersi al centro, e avrete il loro primo album, Canzoni dalla Scatola Nera (in uscita il 15 gennaio).
Nove canzoni, registrate in nove giorni a metà agosto scorso (mixate poi da Fabio de Pretis e masterizzate da Mauro Andreolli), con la band formata da Alessio Zeni, Marco Palombi, Lorenzo Faes e Mauro Cont che ha suonato in presa diretta, con produzioni e sovraincisioni ridotte volutamente all'osso. Hanno pensato: «Voi suonate in playback, lubrificate i suoni, pulite gli accordi? E allora noi registriamo tutto un album in diretta: reale, onesto, senza trucchi». Imperfetto, ovviamente, e quindi ancora più vero.
Dietro a tutto questo c'è, come accennato, Alessio Zeni. Una vita da mediano, a suonare basso e chitarra in varie band della città, dai Vetrozero ai Geisha . Ora, sposato e con due figli (e chi l'ha detto che questo non è essere rock nel 2015?), ha deciso di aprire quel cassetto, quella scatola nera e dare un supporto fisico alle idee, ai testi, alle note. All'inizio, nei primi mesi del 2013, il suo riscatto si chiamava Black Moose Talks e le canzoni erano in inglese. Poi l'idea dell'italiano e dell'Ira di Giotto. Le canzoni Zeni le aveva lì pronte, nel cassetto, dal 1997. Le ha messe a disposizione della band, sono state arrangiate e riviste da tutti i musicisti, e l'album ha preso forma.
Un disco degli anni Novanta uscito nel 2015, quindi? Beh, in un certo senso sì e non potrebbe esserci complimento migliore per «Canzoni dalla Scatola Nera». Gli anni Novanta sono stati quelli della massima sincerità del rock: Nevermind dei Nirvana, No Code dei Pearl Jam, The Ghost of Tom Joad di Springsteen, Mellon Collie And The Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins, Achtung Baby degli U2 e potremmo andare avanti per ore con Beck, Tom Petty, Radiohead, Metallica, Rem, Jeff Buckley. Tutto questo si trova nel cd di Zeni e soci.
Le note che ascoltava da giovane studente si ritrovano nelle canzoni che ha pubblicato da professore (Alessio Zeni è un insegnante). Un disco curato, inquieto nella copertina (una bellissima foto dell'artista Rossana Liberalesso ), diretto, di sincero rock. Un disco della maturità potremmo definirlo, se solo ci fossero stati degli album della gioventù. Un giovane disco maturo, quindi? In un certo senso, ma senza perdere tempo a dare etichette e definizioni, si tratta di un esordio di chi ha fatto tanta gavetta, una prima che potrebbe non essere solo uno sfizio. La perla dell'album è nell'unico pezzo lento, Il Pugile Gentile, una melanconica ballata che ricorda gli Eels . Ma tutti i nove brani sono da ascoltare, capire e assorbire con attenzione: la sincerità di musica e testi non è sinonimo di immediatezza e facilità. «Questo è il mio autunno» canta Zeni nella quinta traccia. La speranza è questa sia la primavera dell'«Ira di Giotto». Perché di buon rock onesto e sincero c'è sempre bisogno.
Tre i live in cartellone, per ora.
Prima assoluta sabato 17 gennaio al Molin de Portegnach (Faver) con il gruppo Fucsia (dalle 21.30 ).
Venerdì 30 gennaio alla Bookique di Trento con Candirù
Cenerdì 6 febbraio al Bollicine di Trento
LA COPERTINA
[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"168161","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"503","width":"558"}}]]