Lucia Annibali a Rovereto, «La mia storia di non amore»
La faticosa risalita dagli inferi dell’orrore. La racconta l’avvocatessa trentaseienne di Pesaro Lucia Annibali, che due anni fa fu sfregiata in volto con l’acido da due sicari assoldati dall’ex fidanzato. L’autrice, nel libro «Io ci sono. La mia storia di non amore», ripercorre, con la collaborazione della giornalista Giusy Fasano, come è riuscita a ricostruire la sua seconda vita attraversando atroci sofferenze fisiche e psicologiche.
Da quella sera del 16 aprile 2013 in cui, tornata a casa dopo essere stata in piscina, trova un uomo incappucciato che le tira in faccia dell’acido sfigurandola. Le ustioni la rendono anche cieca completamente e corrodono anche il dorso della mano destra. Quella stessa notte viene arrestato come mandante l’avvocato Luca Varani, che con Lucia aveva avuto una tormentata storia d’amore troncata da lei nell’agosto del 2012, per cui è stato condannato in contumacia a vent’anni di carcere.
Nel libro Lucia Annibali ripercorre la sua storia con quell’uomo dal corteggiamento al processo e poi la sofferenza con lo choc dell’acido che si scioglie sul viso, la resistenza alla sofferenza al dolore delle molte operazioni chirurgiche al volto. E infine consegna a tutti l’orgoglio di chi è rinato, di chi ce l’ha fatta a riemergere «più forte e più bella di prima».
Per parlare in prima persona del libro, Lucia Annibali è stata invitata dall’associazione trentina DxD, a Rovereto nella sala conferenze del Mart, in un incontro sul tema della violenza contro le donne. Ad aprire il dialogo con la giornalista di Trentino tv Marilena Guerra sono stati l’assessore provinciale alle pari opportunità, Sara Ferrari, e il sindaco di Rovereto Andrea Miorandi.
Annibali ha voluto sottolineare la sua capacità e il suo desiderio di non arrendersi. «Io non mi arrendo, e questa ferita diventerà la mia forza - si legge nel libro - quello che ho vissuto è paragonabile a un’uccisione, la mia identità non c’era più, da qui è partito un calvario, una tortura nel ricostruire un pezzetto alla volta il mio volto, superando grandi sofferenze fisiche: non ci sono parole per esprimere il dolore degli ustionati».
«La mia esperienza - ha detto al pubblico del Mart - è stata un insegnamento di vita, ho capito quali sono le mie risorse, la mia capacità di convivere con il dolore, che mi ha poi aiutato a rapportarmi alla vita in modo diverso, una riconquista quotidiana». «Nella mia vita il bello deve ancora avvenire - scrive ancora - perchè la vita che conducevo prima non era felice, perchè non avevo costruito la mia identità; ora sono passati due anni ed è bella la possibilità di poter ricostruire una seconda vita. Sono una donna orgogliosa di me stessa».
Lucia ha voluto anche incoraggiare tutte le donne a scappare da storie d’amore frutto dell’illusione. «Il mio - spiega - non era amore, ho preso un abbaglio, ho creduto che lo fosse, adesso lo so che non era così». «Anche se si è innamorate si può capire se è vero amore, chiedendosi se la situazione del rapporto ti rende felice, serena, ma se le tue aspettative vengono sempre disattese e se c’è un conflitto tra quello che vuoi e quello che fai, evita di andare oltre, non fare in modo che sia troppo tardi».
Lucia Annibali, «Io ci sono. La mia storia di non amore» (edizioni Rizzoli, 270 pagina, 15 euro).