«Edith», Nascimbeni racconta le sue canzoni
Ha i colori di Edith il primo album del cantautore di Trento Corrado Nascimbeni. Dieci tracce in italiano, per un lavoro, autoprodotto, in cui Nascimbeni mette in luce la sua dimensione d'autore e di musicista capace di muoversi in varie «stanze» di note. Classe '75 l'autore ha alle spalle la militanza in diverse band, come «Feedback» e «Ultimo Stadio» senza dimenticare la sua «creatura»: i Freewheelings, da lui fondatI in omaggio a Bob Dylan. Di «Edith», che verrà presentato con un live set venerdì sera alla Bookique , iabbiamo parlato con Nascimbeni.
Corrado, cosa racchiude il cd?
«È fatto di canzoni prese dal mio "cassetto", che è una specie di diario pieno di idee e di canzoni più o meno finite. Alcune sono state scritte abbastanza di recente, altre hanno davvero un bel po' di anni!».
Un punto d'arrivo e insieme di partenza?
«È un punto d'arrivo perché quelle canzoni adesso hanno un qualcosa in più rispetto al loro semplice esistere, possono camminare da sole. È un punto di partenza soprattutto perché nel realizzare questo cd ho imparato tante cose che hanno arricchito il mio modo di fare musica e di realizzare/registrare le canzoni».
C'è un filo conduttore?
«Le canzoni dell'album non "fotografano" un determinato periodo della mia vita, è più una raccolta di brani che mi pare, almeno per ora, possano resistere al tempo e non "invecchiare" troppo, anche perché in ognuno di loro c'è qualcosa che mi emoziona. Sono canzoni attuali per questo, e perché descrivono qualcosa di me che ancora esiste. Ecco il filo conduttore».
Apertura live, con il «Il fiume».
«Perché si tratta di una canzone molto istintiva, con un giro armonico semplice e per questo può essere anche improvvisata, assumere forme diverse mantenendo una sua potenza di fondo. Ho pensato che ri-registrarla e arrangiarla non necessariamente avrebbe aggiunto o migliorato qualcosa, sarebbe stato solo qualcosa di diverso. È la prima traccia perché essendo live ha un suono un po' diverso dalle registrazioni in studio, doveva stare all'inizio o alla fine; ho scelto l'inizio perché i primi brani del disco sono piuttosto rock».
ll singolone potrebbe essere «La mia radio». «Quella canzone in effetti "strizza un po' l'occhio" ai cliché radiofonici, sotto sotto prendendoli anche un po' in giro. È un momento di gioco. Sicuramente è movimentata e ha una musica che resta impressa. Ci tengo a sottolineare che è stata realizzata con Jacopo Zanolini ».
Che musica suoni?
«Una volta una ragazza senza mai aver sentito nemmeno una delle mie canzoni mi ha guardato e mi ha detto "tu fai rock esistenziale". Direi che questa definizione potrebbe andare».
Il titolo da dove arriva?
«Dal percorso di realizzazione del disco. Gran parte degli arrangiamenti sono stati fatti in post produzione pescando da materiale grezzo, selezionando, mescolando, alterando le varie take di ogni strumento. Una modalità riconducibile a quello che viene chiamato editing, anche se in una forma molto più "compositiva" e non finalizzata per lo più a perfezionare l'estetica o a migliorare difetti. Edith racchiude questo concetto, detta in modo più poetico»
Come è nata invece la copertina?
«È stata realizzata da Giulia Mantovani : è molto brava e mi piaceva un sacco il suo stile, un collage di oggetti, visi, forme, creature fantasiose che pensavo rispecchiasse bene il concetto base del disco».
Come suonerai Edith?
«Lo "porterò" ai miei concerti dove si potrà acquistare come si può fare anche sulle varie piattaforme e negozi on line tipo Itunes, Spotify, Deezer e Amazon. Ho una band, i "KiNo", con cui suono le canzoni del cd insieme ad altre che non ho potuto includere. Suonerò con la band al completo, o in formazione ridotta, oppure anche in solo. Mi piace l'idea di proporre le canzoni in forme diverse per vedere anche come si possono trasformare».