Da Berlino l'album dei Curly Frog

Ha le forme di Owt il secondo album dei Curly Frog & the Blues Bringers che verrà presentato questa sera alla Sala Filarmonica di Trento ( ore 20.45 ; ingresso libero). La band di Trento formata da Samuele Ghezzi, Alessandro Ruocco, Andrea Ruocco, Paolo Tiago Murari e Francesco Mosna ha inciso questo cd a Berlino attraversando, in quattordici brani originali, molti generi degli anni 40's e 50's fra rockabilly, jazz, blues al bluegrass.
Di questo album abbiamo parlato con il vocalist della band di Trento Samuele Ghezzi.
Samuele, da dove viene la scelta di registrare a Berlino?
«Abbiamo puntato su Lightning Recorders, uno studio berlinese quasi unico nel suo genere perché ancora oggi usa la modalità e la strumentazione di microfoni e amplificatori degli anni '50 e '60. Tutto a nastro, senza alcuna apparecchiatura moderna. Esattamente come registrava Elvis Presley alla fine degli anni '50 con la tecnica chiamata "Orthophonic high fidelity recording"».
Qual è stato il momento più gustoso di questa trasferta?
«Un'esperienza fantastica, quattro giorni di puro divertimento e creatività. Svegliarsi la mattina sapendo di essere in una città straniera con il compito di registrare la propria musica non ha prezzo. L'alimentazione era würstel e casse di birra comprate nell'autogrill accanto allo studio. Per fortuna siamo riusciti a intenderci quasi senza aprir bocca con il fonico dello studio Axel che era molto attento al nostro modo di suonare, un grande osservatore sonoro».
Che disco ha preso forma dal punto di vista dei suoni?
«Il sound è puro e originale. Puro nel senso che registravamo dentro una stanza con il mio microfono della voce di fronte alla batteria, suonando piano e ascoltandoci, fondendo tutti i nostri suoni in uno soltanto. L'altro aspetto che valorizza queste registrazioni è che le correzioni non possono essere fatte in post-produzione perché il lavoro del sound engineer dello studio era esclusivamente regolare il volume delle tracce e l'effetto da mettere ad esse».
Rispetto al vostro debutto quali sono i punti di contatto con questo album e quali le maggiori differenze?
«Dal primo cd abbiamo ereditato solo i quattro storici componenti mentre le differenze sono abissali. In "Owt" ci sono 14 brani originali, di cui alcuni scritti al momento in studio, perché avanzava tempo. La ricerca del nostro suono e della registrazione è stata totalmente diversa dal nostro primo lavoro. Abbiamo cercato di scrivere con la nostra originalità delle canzoni rappresentative dei vari stili degli anni d'oro della musica blues e derivati».
Come è nata la cover di copertina e quale senso vuole dare all'immagine dei Curly?
«La foto che appare sul disco ci ha fatto innamorare sin da subito perché siamo tutti con le nostre espressioni naturali senza pose. Basti guardare Alessandro, il batterista, catturato nel bel mezzo di una soddisfacente soffiata di naso. Ma un fatto non ci è ancora chiaro: da dove ha scattato la foto il nostro fotografo Iulian Guulian Gutu».
Tutte le note del cd sono in inglese: un segno di come volete guardare oltre i confini nazionali?
«Sì, noi ci rivolgiamo ad un pubblico non solo italiano bensì europeo. Il blues in Italia, come anche in altre nazioni purtroppo, è un genere di nicchia. Noi vorremmo estendere l'amore per questa musica al primo che la prende, di qualunque Paese sia. Un po' in Trentino ce la stiamo facendo, ora basta allargare gli orizzonti».
La cover di copertina appunto è molto vintage cosi come la vostra musica: vi piacerebbe pubblicare questo cd anche su vinile?
«Ci stiamo informando anche sulla stampa dei vinili ma ci vorrà un po' di tempo prima di pubblicarli, soprattutto perché sono molto rare le ditte che ancora oggi lavorano fabbricando Lp».
Avete intenzione di legare a qualche brano di «Owt» le immagini di un video?
«Sicuramente usciremo con un videoclip, bisogna vedere con chi/come/dove e per quale canzone».  
Nei brani del cd, anche nei vostri live, i Curly hanno di fatto ben tre line up diverse: come mai?
«A volte nei nostri set non possiamo essere tutti presenti oppure ci organizziamo diversamente a seconda della situazione richiesta. Così il quintetto originale diventa trio rockabilly con gli immancabili fratelli Ruocco, quartetto bluegrass con Francesco Mosna alla dobro o anche quartetto jazzy con Paolo Tiago Murari».

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