«Sulla cresta dell'ombra» il nuovo album dei Bastard
Un lavoro essenziale, in cui il suono elettrico viene messo da parte a favore di suoni acustici, più morbidi ma non meno incisivi. Queste le forme di «Sulla cresta dell'ombra» il settimo album dei Bastard Sons of Dioniso, con dodici tracce tra le quali due inediti, una riuscita cover di Stephen Stills e una selezione di canzoni provenienti dai precedenti lavori, completamente riarrangiate nella nuova chiave scelta dal terzetto formato da Michele Vicentini Jacopo Broseghini e Federico Sassudelli . Di questo cd prodotto dagli stessi Tbsod con Piero Fiabane , distribuito da Believe, abbiamo parlato con i tre rockers .
Perché la scelta di un disco acustico?
«Ci sembrava interessante proporre una versione più morbida di alcuni nostri pezzi già esistenti. Non si tratta di un cambio di stile, ma di una parentesi, che è comunque parte del nostro sound dal vivo da anni».
Partiti da un'idea precisa?
«No, è nato tutto man mano, prima la scelta di quali pezzi riproporre, poi l'aggiunta di due inediti che sono nati nel frattempo. Dell'ultimo secondo la decisione di inserire anche la Suite di Crosby Stills Nash & Young, brano che eseguiamo live da una decina d'anni. In realtà i nostri brani nascono quasi sempre da una stesura voce e chitarra, quindi il senso del disco è quasi voler far sentire ai nostri ascoltatori le versioni primordiali delle canzoni. Man mano che le registrazioni proseguivano abbiamo comunque deciso di arrangiare e cambiare alcune strutture e armonie, così da poter comunque sorprendere, e accontentare, anche i nostri fan più fedeli ed esigenti».
In voi convivono da sempre due anime: quella più (hard) rock e quella più morbida.
«Sono due dimensioni dal sound molto diverso, ma accomunate dall'uso delle armonizzazioni vocali, nostra caratteristica consolidata. Nelle versioni acustiche dei brani questo nostro modo di arrangiare con le voci sia ancora più evidente. Crediamo che il rock sia anche questo, non solo volume».
Nel 2007 avete già pubblicato un cd unplugged, «Even lemmy sometimes sleeps» e quel Lemmy è il compianto leader dei Motorhead.
«Che piacciano o meno i Motorhead, Lemmy era apprezzato come icona, simbolo del rock puro, sincero, anche nel modo di vivere, sempre on the road. Abbiamo chiamato il nostro primo lavoro unplugged "Persino Lemmy a volte dorme" proprio per dimostrare che un sound acustico può essere onesto anche con un anima più incline al rock classico, più duro».
Il titolo «Sulla cresta dell'ombra?
«Fa riferimento al fatto di essere contenti di ciò che ci si è costruito, senza bisogno di doverlo dimostrare al mondo. È la piacevole sensazione di raggiungere la cima di una montagna in solitudine. L'essere sereni con se stessi comporta fatica, è un percorso difficile, anche in un ambiente, come quello della musica, ormai pilotato dall'apparenza, dall'immagine, più che dalla qualità della produzione musicale. Si ascolta la musica, o si guarda chi fa la musica? In realtà ognuno può rispecchiarsi in questo concetto, vale per qualsiasi ambito».
Un riferimento autobiografico
«Pensiamo si tratti del brano più autobiografico che abbiamo mai scritto. Racconta di noi, del nostro passato, di montagne russe surfate e di panico da showbiz, ma anche di amore e riconoscimento, e di rock'n'roll: benediciamo il passato senza rimpianti e "navighiamo" sereni verso quello che sarà convinti che, come dice la canzone, "l'ultima spiaggia sia sull' altra sponda».
In più occasioni avete spiegato che molte vostre canzoni nascono in chiave acustica: è stato più "facile" rivedere i vostri pezzi con gli arrangiamenti presenti nel cd?
«In realtà, appena cominciato, credevamo sarebbe stato un lavoro piuttosto semplice. Ci siamo ben presto accorti che era superficiale suonare i pezzi semplicemente con suoni acustici, quindi abbiamo cambiato un bel po' di strutture e armonie, e arrangiato quasi tutti i brani con strumenti diversi, e soprattutto con persone diverse. Le collaborazioni sono state fondamentali per la riuscita dell'album, in primis lo Gnu Quartet, ma anche l'hammond di Alberto Marsico, il pianoforte di Luca Olzer, e la fisarmonica di Antonio Pallaoro».
Cosa ci sarà nel 2016 dei Bastard?
«Oggi abbiamo il lancio ufficiale del disco e a seguire una fitta agenda di promozione fra radio e giornali. Ma quello che ci piace di più fare comincia il 29 gennaio, con la prima data del nuovo tour, al Fishmarket di Padova (che sarà il nostro 500°esimo concerto). C'è un calendario Fitto che ci porterà in tutta Italia, e ne seguirà uno estivo nei festival open air senza dimenticare che.abbiamo già cominciato a lavorare al prossimo album».