Drodesera, Raffaelli e le misure variabili
Mentre a Centrale Fies prosegue la 36ªedizione del festival delle arti performative «Drodesera» , emerge sempre più potente, sfaccettato e complesso quel filo conduttore che collega tra loro le narrazioni artistiche sui mondi ideali - o semplicemente affini e necessari a chi li ha creati - qui raccontati. Succede così che i «World breakers» - il titolo pensato per la rassegna 2016 - impongano ad una e più riflessioni: non esiste un luogo immutato e immutabile, perché inevitabilmente prima o poi qualcosa accade, perché la realtà rompe i confini del microcosmo in cui si è recintato l'essere umano, e tutto assume un'altra forma. Ecco che allora gli ecosistemi, creati su misura, possono divenire oggetto di mutazioni, e poiché qualsiasi cosa fisica (ma anche teorica) è modificabile nel tempo, a determinarne la variazione può essere la misurazione stessa.
Come nell'indagine realizzata dal roveretano Giacomo Raffaelli , che con la sua prima nazionale «Under specified conditions» (realizzata in collaborazione con il Danmarks Nationale Metrologiinstitut di Copenhagen e il National Physical Laboratory di Londra) porterà in scena oggi alle 19 alle Mezzelune l'esplorazione del concetto di calibrazione in quei sistemi di misurazione che fanno parte integrante della nostra quotidianità ma che stanno tuttavia diventando obsoleti (durata 35 minuti). I prototipi del chilogrammo, ad esempio, sono una serie di oggetti fisici ed identici, prodotti alla fine del XIX secolo per fungere da unità di misura di peso universali. Da allora, in tutto il mondo, la definizione della massa è stata determinata da questi oggetti unici. Ma, una volta verificato che il peso dei prototipi stava inaspettatamente variando, gli scienziati hanno iniziato a cercare nuovi modi di definire il chilogrammo in termini puramente matematici. In collaborazione con centri di ricerca internazionali, negli ultimi due anni Raffaelli - artista visivo e ricercatore, che attraverso video, installazioni e lecture-performance realizza la sua pratica esplorativa sugli aspetti più periferici e antropologici della ricerca scientifica - ha prodotto quindi una serie di opere che analizza tale processo di ridefinizione.
Ad aprire la lunga serata di oggi sarà però ancora una volta «The Rock Slide and the Wood» , la performance di Andreco che sia alle 18 che alle 19.30 accompagnerà il pubblico al di fuori delle mura merlate di Centrale Fies per una sorta di passeggiata collettiva (durata complessiva di 90 minuti, si rende necessario dotarsi di un abbigliamento comodo) che condurrà piccoli gruppi di spettatori sulla frana preistorica delle Marocche, dove gli elementi naturali circostanti verranno messi in luce dagli artisti coinvolti in un progetto che trae ispirazione dalle metodologie dell'attivismo ecologista e dalle pratiche di arte pubblica partecipativa legata al territorio.
Alle 20.15 in Turbina 2 , Rabih Mroué riproporrà invece il suo «Riding on a cloud» (65 minuti), performance in cui il regista inviterà il fratello Yasser a recitare il ruolo di un personaggio che gli assomiglia. Ferito durante la guerra civile libanese, Yasser ha perso la capacità di usare le parole e ha cominciato così a girare video che si fondono con i suoi ricordi, raccontati sul palco fino a formare un quadro soggettivo e personale degli sviluppi politici in Libano: «Riding on a cloud» descrive infatti anche la fragile costruzione di una biografia, che emerge tra realtà politica, ricordi, fatti e finzione. E per finire, dalle 21 alle 24 alle Terme Mara Oscar Cassiani riporterà «Ed3n Temple» , una performance che cattura l'attenzione sull'esperienza di benessere della Spa e la proietta in quella di un viaggio interiore. Nella piéce, l'autrice creerà infatti un ecosistema multisensoriale composto da oggetti rituali, frasi motivazionali e mantra che aspirano all'armonia dell'uomo contemporaneo e alla liquefazione del corpo. Invitando lo spettatore a intraprendere un pellegrinaggio mistico ed introspettivo dentro se stesso.