Alla ex 1,4 milioni al mese Berlusconi: «È abnorme»
Il Cav torna in Cassazione contro Veronica Lario
Andrà in scena nelle prossime settimane davanti alla Cassazione un nuovo round della battaglia tra Silvio Berlusconi e la sua ex moglie Veronica Lario (nella foto) che riguarda il trattamento economico percepito dalla ex first lady, al secolo Miriam Bartolini.
Per il leader di Forza Italia la cifra dell'assegno mensile percepito da Veronica, sia nel periodo della separazione, sia dopo il divorzio, è «abnorme». Cifra, sostiene l'ex premier, maggiore di quanto guadagna chi, grazie al suo lavoro, è il maggior contribuente in Italia.
Tra circa un mese, infatti, si terrà davanti alla Suprema Corte l'udienza in cui si discuterà del ricorso del Cavaliere contro il provvedimento con cui la Sezione Famiglia della Corte d'Appello di Milano, due anni fa, aveva ridotto a due milioni l'assegno di 3 milioni stabilito l'anno prima dal Tribunale e relativo al periodo della separazione.
Oltre a ciò l'ex Presidente del Consiglio ha impugnato il provvedimento con cui nel giugno 2015 il Tribunale di Monza, in sede di divorzio, aveva ulteriormente ridimensionato l'assegno mensile per la ex moglie a 1 milione e 400 mila euro al mese. Verosimilmente entro la fine dell'anno sempre davanti alla sezione famiglia della Corte d'Appello milanese dovrebbe essere trattata la causa.
Ma in generale, come si evince dai due atti di impugnazione, Berlusconi ritiene che gli assegni finora «staccati» a Veronica Lario siano sproporzionati. Il numero uno di Fi, partendo dal presupposto che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e che il lavoro è un dovere che la costituzione impone per il progresso sociale ed economico, ritiene inaccettabile che la legge consenta, solamente sulla base dello status di «ex», di incassare emolumenti mensili ben più alti di quanto guadagna colui che, con il suo lavoro, risulta il maggior contribuente italiano.
Come ulteriore istanza, nel ricorso si chiede, più in generale, di mettere comunque un tetto al mantenimento sia esso quantitativo o temporale, di modo che l'assegno diventi, come negli altri Stati europei, una misura temporanea di tutela finalizzata a consentire all'ex coniuge di rendersi pienamente indipendente mediante lo svolgimento della propria attività lavorativa.